Condividi

Giulio Tremonti, regole antitrust contro lo strapotere dei Giganti della Rete nell’era del “Digito ergo sum”

L’ex ministro del Tesoro suona la sveglia di fronte allo strapotere dei Giganti di Internet che è una minaccia anche per la democrazia. Essenziale che l’Antitrust applichi fino in fondo le regole

Giulio Tremonti, regole antitrust contro lo strapotere dei Giganti della Rete nell’era del “Digito ergo sum”

Si può essere d’accordo o più frequentemente in disaccordo con il vulcanico e spesso divisivo Giulio Tremonti, ma una cosa va sinceramente riconosciuta all’ex ministro del Tesoro dei governi Berlusconi: che non è mai banale e che i suoi interventi, li si condivida o no, sono quasi sempre altamente creativi. Certamente lo è l’intervento che ha scritto per il Corriere della Sera di ieri sugli effetti della furiosa rivoluzione digitale, nella quale “i Giganti della Rete” hanno acquisito “di colpo e su scala ormai illimitata capitali e potere” archiviando il vecchio “cogito ergo sum” e sostituendolo con “digito ergo sum”. La rivoluzione digitale – scrive Tremonti – è diventata “tecnica che spiazza la ragione; algoritmi che battono il pensiero; intelligenza ma artificiale, un caso in cui l’aggettivo pare divorare il sostantivo; lavori destinati a sparire e democrazie in difficoltà a gestire problemi che vengono da fuori e dal futuro”.

Di fronte allo strapotere dei giganti di Internet, saggiamente Tremonti non chiede di bloccare il percorso della scienza e della tecnologia e nemmeno di tentare di fermare i social ma sostiene che “per difendere la democrazia è necessario andare alla radice, ridurre il potere dei “Giganti della Rete”, ridurre il potere di questo nuovo complesso industrial-informatico e farlo applicandogli per davvero le regole dell’antitrust”. E’ troppo tardi o troppo complesso pensare che anche per i Giganti della Rete si possa arrivare in molti casi a una sorta di break up come gli stessi Stati Uniti fecero negli anni Settanta con le telecomunicazioni? Difficile dirlo, ma non è casuale che le conclusioni a cui arriva Tremonti siano simili a quelle di Franco Bernabè e Massimo Gaggi che, nel loro recente libro “Profeti, oligarchi e spie” sulla democrazia e la società nell’era del capitalismo digitale. Bernabè e Gaggi sostengono che, dopo l’epoca del colpevole lassismo americano sullo strapotere dei Giganti di Internet, oggi “non mancano gli strumenti per imporre una correzione di rotta” e il rilancio dell’antitrust può occupare un posto di prima fila. Ben venga, dunque, la sveglia di Tremonti nella speranza che faccia valere le sue sue idee e le sue proposte sulla necessità di arginare lo strapotere di Big Tech non solo sulle colonne dei giornali ma anche nella sua attività politica e parlamentare. E che lo dica anche alla premier Giorgia Meloni, fresca del suo tanto reclamizzato incontro con il proprietario di Tesla e di Twitter, Elon Musk

Commenta