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Generali vola, Fca corre ma le banche mandano in rosso Piazza Affari

Le indiscrezioni su una possibile partecipazione di Intesa Sanpaolo nel capitale delle Generali per rafforzarne la stabilità e l’italianità danno sprint al titolo del Leone in Borsa ma il comparto bancario arretra e manda in territorio negativo il FtseMib – Bene invece la scuderia Agnelli (Fca e Ferrari) nonchè Mediobanca e Unipol.

Borse in rosso oggi, con Milano che chiude a -0,78%, 19.328 punti base, trascinata al ribasso dalle banche, ma parzialmente sostenuta dal boom di Generali +3,94%. 

Negativi anche gli altri listini europei: Madrid -0,8%; Francoforte -0,73%; Londra -0,66%; Parigi -0,6%. Il clima, già freddo in mattinata, si raggela dopo l’apertura di Wall Street, con Dow, Nasdaq e S&P in calo. Il rally americano, innescato dalla vittoria di Donald Trump, si arena nel giorno del concreto avvio del suo mandato, anche se il presidente, in un incontro con gli imprenditori alla Casa Bianca, promette tagli “enormi” alle tasse per la classe media e le aziende. Il dollaro oscilla, puntando verso il basso dopo essere stato definito ”troppo, troppo forte” dal tycoon. Il rapporto euro dollaro segna +0,36%, a 1,074. Sale il costo dell’oro, bene rifugio per eccellenza, incassando la quarta settimana consecutiva di rialzi: +0,63%, 1217.97 dollari l’oncia. In mancanza di dati macro, l’attenzione degli operatori si concentra sulle trimestrali: McDonald’s  batte le stime degli analisti con i conti del quarto trimestre 2016, ma il confronto tra il trimestre in corso e lo stesso del 2016 risulta meno favorevole; nel settore petrolifero, Halliburton annuncia utili sopra le attese, ma ricavi deludenti.

Il petrolio d’altra parte vive una giornata uggiosa: Brent -0,32% a 55,31 dollari al barile. A pesare sulle quotazioni contribuiscono i segnali di una forte ripresa dell’attività di perforazione in Usa, con i dati settimanali pubblicati da Baker Hughes venerdì scorso che hanno mostrato un aumento degli impianti di trivellazione in nord America.

In Piazza Affari soffrono i petroliferi, Eni -1,54%; Saipem -1,24%; Tenaris -1,23%. Tonfo di Leonardo: -2,92% e Italgas -2,83%. Performance negativa per il settore finanziario: Unicredit -2,79%; Banca Mediolanum -2,58%; Bper -2,35%; Banco Bpm -2,83%; Finecobank -2,31%. 

Profondo rosso per Intesa San Paolo -2,91%, che non beneficia delle indiscrezioni a proposito di Generali. Il presidente del gruppo bancario, Gian Maria Gros-Pietro, rilascia solo un “no comment”, sulle ipotesi stampa di un asse Intesa Sanpaolo-Allianz per un’aggregazione con il leone triestino. Il titolo assicurativo invece resta tutto il giorno sugli scudi e chiude a +3,94%. In scia guadagna anche il suo principale azionista Mediobanca: +1,51%.

Fra i pochi titoli esuberanti troviamo Fiat +1,65% e Ferrari +0,98%. Bene la moda con Yoox, +0,93%, che recupera qualcosa dopo gli scivoloni della scorsa settimana e Salvatore Ferragamo +1,15%. Fuori dal paniere delle blue chip vola Creval (+5,32%), sostenuto dalle attese di future aggregazioni con Bper, di cui Unipol (+1,59%) è azionista col 5%. Per questo, fonti di stampa, ipotizzano che Unipol Banca potrà entrare nella partita. Obbligazionario: risale lo spread fra decennale italiano e bund tedesco a 164.20 punti, +2,05%; 2,01% il rendimento.

Il secondario italiano risulta un po’ sotto pressione a causa della manovra aggiuntiva richiesta dalla Ue, ma anche altre nubi si addensano all’orizzonte. In gennaio l’inflazione in Germania potrebbe raggiungere “un buon 2%”, secondo la Bundesbank. Una tendenza che potrebbe riaccendere le polemiche tedesche sul quantitative easing. Sul punto non dice nulla Mario Draghi, a Torino per ricevere il premio Cavour, “per avere mantenuto l’indipendenza della Banca Centrale Europea”.

Il governatore sottolinea invece che “la collaborazione internazionale è l’unico modo di governare problemi che gli stati nazionali non riescono ormai da molto tempo a risolvere da soli”. L’Italia in particolare “aveva bisogno dell’Europa per crescere, per progredire, per ‘star meglio’”.

Sul QE si registra invece un rapporto di Standard & Poor’s secondo cui la Bce probabilmente prolungherà il programma  fino alla prima metà del 2018 scalando il ritmo degli acquisti di titoli in modo “molto graduale”. Ultimo dato macro: la fiducia dei consumatori della zona euro migliora a gennaio leggermente meno delle attese, secondo i dati preliminari della Commissione europea.

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