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Generali divorzia da Minali: buonuscita da 5,7 milioni

Il manager era stato nominato il 17 marzo del 2016, una scelta a suo tempo interpretata come una sorta di compromesso tra la struttura interna e il ceo transalpino Philippe Donnet, gradito a Vincent Bolloré – Ora le sue funzioni verranno esercitate direttamente da Donnet.

Generali divorzia da Minali: buonuscita da 5,7 milioni

Con un comunicato gelido, in linea con il vento che in questi gironi flagella Trieste, le Generali hanno silurato, come già si sapeva, il direttore generale Alberto Minali, folgorato da Mediobanca per aver osato dissentire da alcune scelte strategiche gradite al socio di maggioranza e a Philippe Donnet, il ceo gradito a Vincent Bolloré che mira a rafforzare la pattuglia di manager ex-Axa. 

A complicare il quadro ha senz’altro contribuito il pressing di Banca Intesa, sempre più concentrata nella ricerca di un’alleanza industriale con il Leone che Alberto Nagel vede come il fumo negli occhi. In questa cornice è necessario presentare al mondo una compagine compatta, anzi tetragona che, come attestano le comunicazioni alla Consob, controlla il 3,376% della “nemica” Banca Intesa. Di qui il licenziamento in tronco, di Minali, 51 anni, che lascerà la compagnia già a fine mese, sostituito solo parzialmente da Luigi Libelli (altro veterano della compagnia promosso a group Cfo) dopo aver riscosso quanto previsto, dal suo contratto: una “severance” di 2.119.833,33 euro (corrispondenti a 14 mensilità) più 2.158.119,60 euro per il mancato preavviso. A questa cifra si deve aggiungere il bonus 2016 (1 milione lordo) più in altra cifra da quantificare per il triennio scorso. Al manager verrà poi riconosciuta la cifra di 500.000 euro a fronte degli impegni di non concorrenza. In tutto, 5,7 milioni di euro.

Si chiude così l’avventura di Minali ai vertici del Leone: il manager era stato nominato il 17 marzo del 2016, una scelta a suo tempo interpretata come una sorta di compromesso tra la struttura interna e il ceo transalpino Philippe Donnet, gradito a Vincent Bolloré. Ma l’accordo non ha retto. Ora tutte le funzioni aziendali di primo livello che dipendevano da Minali sono state poste “allo stato e con effetto immediato a diretto riporto del group Ceo”, cioè Donnet. Tutto il potere, comprese le “operazioni stategiche” passano sotto il diretto controllo di una trojka di cui fanno parte, oltre a Donnet, Gabriele Galateri di Genola, Francesco Gaetano Caltagirone, Lorenzo Pellicioli, Clemente Rebecchini e Paola Sapienza. Viene promosso a Group Cfo Luigi Lubelli.

Oggi la squadra del Leone di recherà in Consob come ieri hanno fatto i dirigenti di Banca Intesa. In Piazza Affari sono arretrati ieri i titoli dei duellanti: Intesa -2,5%, Generali -1,4%, con un’inversione di tendenza a metà mattina. Il campo di battaglia si è spostato su Mediobanca +3% e Unicredit +4%.

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