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Generali, assemblea: Donnet leader di Borsa e soci in manovra

Per la prima volta dopo molti anni le Generali si presentano alla loro assemblea annuale con il primato di Borsa tra i titoli assicurativi europei davanti ad Allianz e Axa – Donnet, il cui mandato scade l’anno prossimo, ha ridato slancio alla compagnia che ora è a un bivio: crescere senza strappi e senza aumenti di capitale o tentare il grande balzo? – Intanto Benetton e Caltagirone arrotondano le loro partecipazioni

Generali, assemblea: Donnet leader di Borsa e soci in manovra

Per la prima volta dopo molti anni le Generali aprono la loro assemblea annuale di giovedì 19 aprile a Trieste come leader continentale di Borsa. Non succedeva da tempo che la compagnia assicurativa guidata da Philippe Donnet si presentasse all’assise triestina con una performance di Borsa migliore di quella dei concorrenti europei. Da inizio 2018 il titolo delle Generali è nettamente al comando rispetto ai big continentali delle polizze con un rialzo – al 13 aprile – del 6,4% contro i ribassi dell’1,09% di Allianz e dell’8,23% di Axa. Dietro al Leone restano anche Muenchen Ruesckvers (+5,8%), Prudential (-3,1%), Swiss Re (+4,4%) e Zurich (+3,6%).

Quello delle Generali non è un primato di Borsa effimero perché dall’Investor Day dell’23 novembre del 2016 le Generali hanno guadagnato il 43% contro il 40% del Ftse Mib e 16% del Dow Jones Insurance ma soprattutto contro il 25% di Allianz, il 14% di Zurich e l’1,4% di Axa.

Il mercato ha evidentemente premiato i risultati di bilancio e lo stile di gestione, sobrio ed essenziale, di Philippe Donnet, il corso che ama l’Italia e soprattutto Venezia dove vive quando gli impegni di lavoro glielo permettono.

Il risultato operativo del bilancio, che sarà sottoposto all’assemblea di giovedì, ha raggiunto il nuovo record a 4,89 miliardi di euro (+2,3%), l’utile netto ha superato i 2,1 miliardi (+1,4%), il dividendo è in crescita del 6% (0,85 euro ad azione), il combinated ratio è tra i migliori tra i peers (92,8%) e la solidità patrimoniale si è ulteriormente rafforzata raggiungendo un Regulatory Solvency Ratio del 208% e un Economic Solvency Ratio del 230%.

Nelle ultime settimane due soci importanti come Benetton e Caltagirone hanno investito nuove risorse nella compagnia salendo rispettivamente al 3 e al 4% del capitale.

Se le Generali fossero una società normale, le performance conseguite sul campo lascerebbero immaginare una lunga stagione di guida per Philippe Donnet e un rinnovo scontato del suo mandato triennale di Ceo, che scade nella primavera prossima, ma le Generali sono una public company e soprattutto devono da sempre fare i conti con la bizzarria e gli egoismi dei propri azionisti, a partire dal principale (Mediobanca) che ha annunciato più volte di voler ridurre la sua partecipazione nel Leone ma non l’ha mai fatto e che più volte ha sorprendentemente cambiato cavallo in corsa (prima sostituendo Giovanni Perissinotto e poi non confermando Mario Greco).

Malgrado l’avarizia dei principali soci, che da lungo tempo non accordano alle Generali un aumento di capitale per sostenere lo sviluppo come hanno fatto tutti i concorrenti, Donnet ha fatto di necessità virtù e ha saputo rasserenare la compagnia, consolidando una squadra di nuova generazione molto coesa, centrando i target e imboccando nuovi percorsi di crescita, a partire dal rafforzamento dell’asset management.

Malgrado la scalata attribuita l’anno scorso a Intesa Sanpaolo sia finita nel nulla, la mossa della prima banca italiana ha però ricordato a tutti e alle Generali in primo luogo che nessuno può vivere sugli allori e che una società appetibile e contendibile come il Leone di Trieste è sempre esposta ai venti del mercati. Generare utili e reinvestirli e valutare le opportunità di piccole o medie acquisizioni nei diversi segmenti di mercato è certamente una buona linea di difesa. Ma basta? In realtà l’incognita che sta davanti al prossimo piano e di conseguenza al futuro di Donnet è semplice e difficile al tempo: proseguire nella crescita a piccoli passi o tentare il grande balzo scommettendo su un salto di qualità nello sviluppo della compagnia?

E’ evidente che solo la seconda opzione può mettere davvero al sicuro e proiettare verso nuovi traguardi uno dei rari campioni italiani con una proiezione fortemente internazionale come le Generali, ma per raccogliere la scommessa dello sviluppo e del grande balzo in avanti non basta il lavoro quotidiano di un management eccellente ma ci vorrebbe la lungimiranza degli azionisti, anche a costo di diluirsi. E’ un orizzonte realistico? Lo capiremo nell’Investor Day di Milano del prossimo novembre e dal nuovo piano strategico che verrà lanciato allora. Dubitare è lecito, sperare è possibile.

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