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Gaza, già finito il cessate il fuoco: soldato israeliano rapito da Hamas

Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas è terminato dopo appena poche ore. A interrompere la tregua è stato Hamas, che ha rapito – e forse già giustiziato – un soldato israeliano – Il soldato prigioniero si chiamava Hadar Godin.

Gaza, già finito il cessate il fuoco: soldato israeliano rapito da Hamas

La tregua stipulata tra i vertici di Hamas e Israele è durata molto meno delle 72 ore previste: il motivo della fine del cessate il fuoco lo ha annunciato Netanyahu verso mezzogiorno, quando è stato rapito un soldato israeliano dai miliziani di Hamas. Notizia invece di pochi minuti fa, ancora da confermare, è quella dell’uccisione del soldato, Hadar Godin, insieme a un altro militare israeliano.

In questi istanti, intanto, l’iniziativa militare israeliana è ripresa più insistente di prima. Il rapimento del soldato ha innescato la violenta reazione delle truppe di Netanyahu: in particolare la zona di Rafah è completamente sotto assedio, e il Comitato Internazionale della Croce Rossa sta cercando di mettere in salvo tutte le famiglie. 

Dall’inizio della guerra, le morti tra i palestinesi raggiungono quota 1.420, mentre i feriti superano il numero di 8.200. Le vittime sulla terra di Netanyahu sono inferiori e riferite esclusivamente a morti tra i militari, che con le due uccisioni di oggi salgono a 61.

Il Premier israeliano è deciso a portare a termine l’azione intrapresa ormai quasi un mese fa, chiamata Protective Edge. Gli obiettivi principali di questa avanzata militare, aerea e terrestre, sono i tunnel clandestini costruiti dagli affiliati di Hamas per collegare la striscia di gaza a Israele e Cisgiordania. La distruzione di questi passaggi strategici è lo scopo fondamentale dell’impresa bellica israeliana. A testimoniarne l’importanza ci sono le vittime dell’esercito israeliano, tutte mietute dai militari di Hamas grazie a incursioni tramite quei tunnel.

L’alta mortalità di questa guerra si deve principalmente a due fattori, uno tecnico-militare, l’altro genuinamente geografico. Il primo consiste nella maggiore preparazione bellica dell’esercito di Netanyahu dovuta ovviamente alle sovvenzioni americane grazie alle quali sono stati potenziati numerosi importanti armamaenti. Su tutti, i sistemi antimissilistici grazie ai quali Israele intercetta tutti i missili lanciati dalla striscia verso obiettivi sensibili di Israele. Inoltre, anche grazie ai medesimi finanziamenti di cui sopra, l’amministrazione israeliana ha deciso di costruire in tutte le abitazioni una camera bunker anti-bomba, grazie alla quale le famiglie israeliane, dopo l’avviso della sirena, hanno dai 15 ai 110 secondi per chiudercisi dentro – a seconda della lontananza dalla Striscia. 

Hamas, che controlla militarmente e politicamente la zona della Striscia di Gaza, ha deciso di investire le sue risorse economiche – comunque inferiori a quelle israeliane per via di partner certamente più  deboli – in armamenti, mortai e missili su tutti, ma anche  per la costruzione dei tunnel. La popolazione di Gaza, non dispone quindi delle altrettante misure di sicurezza che garantiscono agli israeliani maggiore tranuqillità in questo conflitto. L’unica chance per i palestinesi  di Gaza di mettersi in salvo è quella di sentire in tempo l’esplosione di avvertimento chiamata roof-knocking: un sistema escogitato dall’esercito palestinese grazie al quale viene sganciato  un ordigno di picole dimensioni e a scoppio ritardato che ha lo scopo di avvertire gli abitanti di una casa “bussando” sui tetti prima di una lieve deflagrazione.  

La motivazione geografica è presto detta. La stiscia di Gaza ha una superficie di 360km quadrati distribuiti su una lunghezza di circa 40km per poco più di 10 di larghezza, che ospitano 1.800.000 persone per una popolosità di quasi 5.000 persone per chilometro quadrato. Bombardare un lembo di terra così altamente popolato equivale a strage quasi certa. Israele ha una pianta molto più distesa e può contare anche  sul fatto che gli attacchi provengono esclusivamente dalla zona Sud-Ovest del paese, metre la striscia di Gaza è circondata dal territorio nemico per 3/4 dei suoi confini. 

Intanto arriva la condanna, giunta pochi minuti fa, dell’Onu contro Israele per aver interrotto la tregua. Una delegazione palestinese – che comprende tra gli altri Hamas, Fatah, Islamic Jihad e the People’s Party – andrà al Cairo per discutere delle prossime fasi del conflitto dopo l’annullamento della riunione tra il mediatore Egitto, Israele e Hamas.

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