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Gasdotto Tap, tra Governo e Authority lo scontro si fa duro

Il nuovo ministro dell’Ambiente dice che è inutile, il Presidente dell’Autorità per l’Energia ribatte che non se ne può fare a meno. Il dossier all’esame del governo. L’opera è di interesse europeo.

Gasdotto Tap, tra Governo e Authority lo scontro si fa duro

Non sarà facile per i ministri dell’Ambiente, dell’Infrastrutture e del Sud bloccare la Tap, la più grande infrastrutture energetica transnazionale concepita negli ultimi anni. Se il Ministro dell’Ambiente Costa la ritiene inutile, il Presidente dell’Autorità per l’Energia, al contrario, la considera strategica, al pari di tutta l’industria nazionale, interessata a disegnare un futuro diverso per gli approvvigionamenti e i consumi di energia. Giustamente è stato notato che nei suoi sette anni al vertice dell’Arera, Bortoni non è mai intervenuto su argomenti non di stretta competenza. Lo ha fatto al Festival dell’Energia per rimarcare una distanza concettuale e politica da quanti prima in campagna elettorale e ora al governo, non intendono sostenere il progetto del grande gasdotto. Non vogliono che le coste pugliesi accettino l’attracco dell’infrastruttura proveniente dall’Azerbaigian e di conseguenza che il Sud Italia e l’Europa possano disporre di una nuova pipeline. Sono i Paesi europei ad avere necessità di nuove forniture per i prossimi 30-50 anni e i Paesi produttori dell’Est non hanno lesinato soldi ed accordi per soddisfare la domanda.

Quello che sfugge – purché non si voglia restare prigionieri di schemi ideologici – è  che quegli accordi e quelle infrastrutture di trasporto sono stati approvati negli stessi anni in cui nel mondo si iniziava a discutere di diversificazione delle fonti di energia e cambiamenti climatici. L’Europa – nella quale il governo ogni giorno dice di voler restare – ha fatto scelte oculate in campo energetico senza ridimensionare gli obiettivi di diversificazione delle fonti e di crescita delle rinnovabili. C’è un tempo medio di flessibilità e di ragionevolezza per fare andare avanti città e industrie. Ne sanno qualcosa Portogallo, Spagna, Danimarca che prima di vedere prevalere eolico e fotovoltaico hanno aspettato decenni. Nel frattempo la domanda di gas sale dovunque e a Bruxelles da dieci anni circa si discute dell’hub europeo del gas. Anche per queste ragioni Bortoni ha detto che l’Italia non è assolutamente nelle condizioni di rinunciare al Tap.  

Nei prossimi giorni il governo e i tre ministri di cui sopra dovranno prendere una posizione ufficiale. Quasi certamente l’anima 5S riascolterà la sua base elettorale e le ansie anti infrastrutture. Sarà l’occasione per capire se prevarrà la consapevolezza che la Tap non soddisfa interessi di parte, ma di un continente intero, connesso ai Balcani da un megatubo di oltre 3 mila chilometri da mettere in funzione tra poco più  di un anno e mezzo. O, al contrario, se il passaggio dalla lotta al governo non è compiuto.

3 thoughts on “Gasdotto Tap, tra Governo e Authority lo scontro si fa duro

  1. Il nuovo Governo deve approvare il seguente scenario Framework 2019-2030:

    Capacità di generazione installata [TWh]
    Tipo di energia Riferimento
    2017

    Scenario A2030 Scenario B2030 Scenario
    C2030

    Scenario
    B 2025

    Scenario
    B 2035

    Nucleare 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0
    Lignite 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0
    Carbone duro 25,0 13,5 0.0 0.0 0.0 0.0
    Gas naturale 96.0 32.8 30.2 29.4 0.0 0.0
    Olio-nafta 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0
    Stoccaggio pompato 40.0 3.000,0 3.000,0 3.000,0 3.000,0 3.000,0
    Altre generazioni convenzionali 4.3 4.1 4.1 4.1 4.1 4.1
    Capacità di riserva 0.0 2,0 2,0 2,0 2,0 2,0
    Total Conventional Generation 165,3 3052,4 3.036,3 3.035,5 3.006,1 3.006,1
    Vento a terra 50,5 74.3 81.5 85.5 70,5 90.8
    Vento in mare aperto 5.4 20.0 17,0 17,0 10.8 23.2
    fotovoltaico 42.4 72.9 91.3 104.5 73,3 97.4
    biomassa 7.6 6.0 6.0 6.0 7.3 4.6
    Hydro 56,0 56.0 56,0 56,0 56,0 56,0
    Altre generazioni rinnovabili 1.3 1.3 1.3 1.3 1.3 1.3
    Total Renewable Generation 112.8 180.1 202,7 219.9 168,8 222,9
    Generazione totale 278,1 3.232,5 3.239,0 3.255,4 3.174,9 3.229,0
    Consumo netto elettrico [TWh]
    Consumo netto elettrico 530,1 512,3 543.9 576,5 528,4 549,4
    Driver dell’interconnessione settoriale [Quantità in mio.]
    Pompe di calore domestiche 0.7 1.1 2.6 4.1 1.7 2.9
    E-Mobility 0.1 1.0 6.0 10.0 2.0 8.0
    Opzioni di flessibilità e depositi [GW]
    Potenza al gas – 1.0 2.0 3.0 0.5 3.0
    Memoria PV-Batteria 0.3 6.5 8.0 10.1 3.2 12.3
    Grande spazio per la batteria 0.1 1.5 2.0 2.4 1.2 3.4
    DSM (industria e commercio, commercio, settori dei servizi) 1.5 2.0 4.0 6.0 3.0 5.0
    Modellizzazione del mercato
    Co2 standard per la modellazione del mercato – Max. 184 Max. 184 Max. 184 Max. 240 Max.127
    Energie rinnovabili
    Nel nuovo scenario di riferimento 2019, gli scenari sono cambiati in modo significativo rispetto all’ultimo quadro dello scenario 2017, a causa delle nuove specifiche dell’accordo di coalizione ed europeo.L’espansione delle energie rinnovabili nel quadro dello scenario 2019-2030 è strettamente allineata con l’obiettivo dell’accordo di coalizione a marzo 2018 di coprire il 65% del consumo lordo futuro attraverso la generazione di energia rinnovabile. Anche gli inviti a presentare offerte speciali per l’energia acqua,mare, eolica e fotovoltaica onshore e le maggiori quantità di energia eolica offshore fanno parte del nuovo scenario. L’obiettivo del 65 percento delle energie rinnovabili nel consumo di elettricità lordo entro il 2030 è incluso in tutti gli scenari, ma viene raggiunto attraverso diversi percorsi di espansione delle energie rinnovabili. Pertanto, gli scenari 2030 vanno ben oltre i percorsi di sviluppo concreti dell’attuale SEN Energia che privilegiava il gas facendo bilanciare 110 Twh di rinnovabili vento e solare con 110 Twh di gas.Questo è un errore clamoroso di Calenda perchè nel frattempo su pressioni fossili ed errori Enea,bocciava i pompaggi dandogli 10 TWh invece di 3.000 TWh. Tuttavia, si può presumere che i percorsi di espansione e il volume delle offerte per le energie rinnovabili saranno adeguati (verso l’alto, se il passato è un’indicazione) nelle future modifiche alla SEN.

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  2. Il gas del Tap è inutile se correggiamo alcuni vistosi errori dei tedeschi in energia e non ricadiamo nella trappola gas che è l’energia dei veri ignoranti che abbondano in Italia.
    1. l’impegno della Germania era espandere la propria capacità di energia rinnovabile per sostituire le centrali nucleari perse, ma le emissioni di carbonio del paese sono attualmente in aumento.
    2.La decisione giusta di chiudere tutte e 19 le centrali nucleari in Germania entro il 2022 fu presa sulla scia del disastro di Fukushima del 2011, solo un anno dopo che il cancelliere Angela Merkel aveva deciso di prolungare la durata della vita delle piante. Questa inversione della politica è stata accompagnata da piani per eliminare l’uso di combustibili fossili portando la quota delle energie rinnovabili del mix energetico tedesco fino al 80% entro il 2050.
    3.Nonostante avessi detto ai tedeschi che mancava uno storage baseload serio su vento e solare,, i primi anni di Energiewende hanno rivelato i problemi che il modello pone sia alla Germania che al resto dell’Europa se si stocca solo con batterie e non si passa a stoccaggi di massa decentrati. Energiewende non è solo una questione interna: uno dei suoi principi fondamentali è che il paese ha nove vicini con i quali può scambiare energia, vendendo energia in eccesso quando le rinnovabili si sovrappongono o importandolo dalle centrali elettriche austriache, polacche, francesi e ceche quando le rinnovabili tedesche sono underperform.
    4.Mentre la Germania è riuscita a portare la quota di elettricità prodotta dalle rinnovabili fino al 30 percento , il precedente costante calo delle emissioni di carbonio – 27 percento dal 1999 al 2009 – si è fortemente invertito da quando la Germania ha deciso di eliminare gradualmente il nucleare. Invece di cadere, le emissioni sono invece aumentate del quattro percento negli anni successivi. Perché il preoccupante aumento delle emissioni? Perché l’energia rinnovabile è ancora intrinsecamente intermittente in Germania.
    5.Non bastano i grandi progressi nella tecnologia delle batterie e degli accumulatori, la Germania sarà costretta a conservare altre fonti energetiche nazionali per i decenni a venire. Se l’energia nucleare è esclusa, le centrali a carbone continueranno a funzionare al loro posto e inquinano l’atmosfera nel processo. Ancora peggio, molte centrali termoelettriche in Germania bruciano lignite, un tipo specifico di carbone fossile che emette più CO2 di quasi tutti gli altri combustibili fossili. Mentre il gas naturale
    ha 430-550 g di CO2 per kilowattora, gli orologi a lignite si accumulano a 1,1 kg di CO2. L’energia nucleare emette solo 16 g di CO2 per kilowattorail metano rinnovabile sui 50 gr.
    6.Queste emissioni elevate non sono l’unico problema con la capacità di carico di baseload della Germania. Le centrali a carbone non sono abbastanza agili da compensare la produzione quando le condizioni sono ottimali per la produzione di energia rinnovabile. Pertanto, le fluttuazioni nell’approvvigionamento di fonti rinnovabili causano un eccesso di energia in una rete notoriamente incapace di gestire picchi improvvisi. La Germania trascurò criminalmente lo sviluppo della rete per anni, concentrandosi sul più vistoso obiettivo di espandere la capacità rinnovabile. Il risultato? Problemi di reti paralizzanti rendono il famoso aumento della generazione di energia rinnovabile quasi privo di significato.
    7.Questi colli di bottiglia della rete hanno gravi effetti a catena per i vicini della Germania. Poiché le linee elettriche nord-sud del paese non hanno la capacità di trasportare energia dalle turbine del Mare del Nord nel cuore industriale del paese, i cosiddetti “flussi di ciclo di alimentazione” distraggono automaticamente l’elettricità attraverso le reti elettriche vicine. In genere, Repubblica Ceca e Polonia sopportano il peso del trabocco. Ora stanno installando dispositivi noti come sfasatori per impedire blackout diffusi durante i picchi.
    8.Questi sfasatori potrebbero non essere sufficienti a prevenire la rottura della rete quando l’UE estenderà la sua rete elettrica verso la Lettonia, la Lituania e l’Estonia. Gli stati baltici sono stati finora integrati in una rete elettrica gestita dalla Russia nell’ambito dell’accordo BRELL del 2001, ma sperano di collegarsi alla rete europea invece tra il 2020 e il 2025. In linea con il loro orientamento anti-nucleare , i paesi baltici sperano di applicare meglio Il divieto della Lituania di importare energia dalla centrale nucleare bielorussa di Ostrovets aderendo al sistema energetico dell’UE.
    9.I tre paesi prevedono di collegarsi alla rete europea attraverso un unico collegamento attraverso la Polonia, che soffre già pesantemente delle fluttuazioni di potenza tedesche. A meno che i paesi baltici non facciano investimenti significativi per aumentare le loro capacità di carico di base e alleviare i problemi di approvvigionamento, il collegamento polacco li esporrà alle ondate di energia tedesche e sottoporrà ulteriori pressioni sui già esistenti sistemi di distribuzione dell’energia. I Paesi baltici sperano di realizzare questo aumento delle capacità di riserva esclusivamente attraverso le energie rinnovabili, una mossa che non farà altro che esacerbare il problema.Ironia della sorte, questa decisione arriverà anche con effetti collaterali inaspettati: maggiori emissioni di CO2 nella regione. Si prevede che la Polonia, per compensare le sovratensioni e l’ulteriore tensione dei Paesi baltici, investirà molto in energia a carbone per ragioni di sicurezza energetica. Varsavia ha già rallentato lo sviluppo delle rinnovabili e ha aperto il più grande impianto di carbone in Europa nel 2017 proprio per le considerazioni sulla sicurezza energetica. È probabile che l’argomento acquisisca maggiore rilevanza una volta completata la sincronizzazione, minando gli obiettivi climatici dell’UE.Il piano dei Paesi baltici di uscire da BRELL rappresenta quindi un serio ostacolo alla stabilità della più ampia rete europea e agli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. Per evitare che i propri obiettivi vengano indeboliti da un attivismo troppo zelante, l’UE potrebbe introdurre un “test di Parigi” per verificare se progetti energetici come la sincronizzazione della rete baltica portano effettivamente a emissioni di carbonio più elevate o meno. Il supporto del progetto dovrebbe dipendere dal fatto che sia ben pensato e implementato attentamente per garantire la decarbonizzazione nel lungo periodo.
    10.Ma la lezione principale da imparare qui è come rinunciare all’energia nucleare per ragioni politiche e ideologiche sta causando cascate di problemi imprevisti – sia che si tratti dell’Energiewende o dell’uscita di BRELL. La loro esperienza offre importanti avvertimenti per i paesi che ritengono di abbandonare il nucleare se non attuano i pompaggi idroelettrici come Caffese ha proposto ben 20 anni,dicendo ai tedeschi che sbagliavano a stoccare solo con batterie.Ora i tedeschi danno ragione a caffese ma in Italia se fossimi partiti 20 anni con gli stoccaggi per 3.000 TWh saremmo a posto e potremmo eliminare i fossili.Purtroppo al Mise governavano ignoranti,Eni voleva vendere solo del gas importato,fregandosene dell’ambiente e Enel sperava che il Governo di allora gli regalasse 40 miliardi di centrali nucleari francesi per fare si i pmpaggi,ma speculativi.Poi è venuto Calenda che non capendo nulla di energia ,si è fatto infinocchiare mettendo nella SEN 110 TWh di gas per bilanciare 110 TWh di rinnovabili.Cosiì poteva far apparire il furbo di rilanciare vento e solare e contemporaneamente obbligava a bilanciare a gas,scrivendo chiaro nella SEN che odiava i pompaggi idroelettrici.E l’accoppiameto energetico? A Calenda non fregava niente.

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  3. il gas importato costa 2.000 miliardi in 30 anni,il metanorinnovabile dai pompaggi idroelettrici solo 200 miliardi.
    Il Presidente Arera Bortoni si deve dimettere

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