L’eventuale interruzione delle forniture di gas russo all’Europa per la crisi in Ucraina si sentirebbe solo nel 2015, perché al momento le scorte sono sufficienti. Lo ha detto l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, precisando che si tratta dello scenario peggiore, ovvero il caso di un blocco totale dell’export russo attraverso l’Ucraina.
“Noi prefiguriamo sempre lo scenario più catastrofico perché dobbiamo essere preparati al peggio – ha precisato il manager –. Io penso che questo scenario non si materializzerà ma, supponendo che avvenga, non ci aspettiamo alcun problema per questo inverno. Le scorte sono sufficienti a garantire le forniture. A rischio sarebbe il prossimo anno, nel caso in cui il flusso dalla Russia rimanesse interrotto”.
I problemi sarebbero soprattutto nell’Europa meridionale, perché il gas che passa dall’Ucraina è diretto verso il Sud della Germania, l’Austria e l’ Italia: “Ciò può essere controbilanciato da maggiori importazioni dall’Algeria, dalla Libia grazie al gas che può arrivare in Germania tramite il North Stream – ha proseguito Scaroni –. Complessivamente la situazione potrebbe essere affrontata. Se invece vi fossero problemi anche in Algeria e in Libia allora la situazione diventerebbe critica”.
Nel 2016 la situazione cambierebbe completamente, grazie al progetto South Stream, il gasdotto di Eni che connette la Russia con l’Ue passando sotto il Mar Nero e senza Paesi di transito: “Dal 2016 – ha concluso Scaroni – con South Stream il problema non esisterebbe più”.
VENEZUELA: PRIMA PRODUZIONE PERLA A FINE ANNO
Quanto al Venezuela, “la prima produzione di Perla è prevista alla fine del 2014: siamo in grado di cominciare la produzione nei prossimi mesi”, ha detto ancora il numero uno di Eni, interpellato sul progetto di gas offshore portato avanti con la spagnola Repsol insieme alla società di stato di Caracas, Pdvsa.
GAS MOZAMBICO SUL MERCATO NEL 2019. KASHAGAN: PRODUZIONE RIPRENDERA’ ENTRO ALCUNI MESI
Sul fronte del Mozambico, invece, Scaroni ha annunciato che “il gas prodotto andrà sul mercato tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019”, mentre la produzione del mega giacimento petrolifero di Kashagan, in Kazakhstan, dopo l’incidente dello scorso ottobre, “riprenderà al più tardi entro l’anno”.
IRAQ: SITUAZIONE MIGLIORATA, TERZO CONTRATTO A BREVE
Per quanto riguarda le attività di Eni in Iraq, “la situazione è migliorata – ha sottolineato Scaroni –, ci aspettiamo la firma di un terzo contratto a breve: abbiamo avuto assicurazioni in questo senso”. Il Governo iracheno ha già approvato due contratti del valore complessivo di circa un miliardo di dollari per il sito petrolifero Zubair di Eni. Il colosso petrolifero italiano è pronto a lasciare l’Iraq, ha ribadito Scaroni, se non saranno risolti i problemi legati alla burocrazia: “La normalizzazione delle condizioni di business del Paese non è avvenuta e la profittabilità è diventata più bassa del previsto a causa della burocrazia. Abbiamo fortemente protestato con il governo e ora la situazione e’ migliorata. L’ultima decisione del governo per contrastare la burocrazia è stata di successo”.
LIBIA, PRODUZIONE ENI ALL’80%
Infine, la Libia. Scaroni resta ottimista, anche se la fase di transizione richiederà tempo, perché il regime di Gheddafi ha sistematicamente distrutto tutte le istituzioni del Paese: “In Libia – ha ricordato – produciamo attualmente circa 220-230.000 barili al giorno, che corrispondono più o meno all’80% della nostra capacità massima. Stiamo gestendo ragionevolmente bene una situazione difficile. La Libia resta una priorità per Eni. Le difficoltà dipendono dal fatto che la Libia ha alle spalle 42 anni di dittatura, un periodo di tempo lunghissimo. Io resto ottimista, perché un Paese con 5 milioni di abitanti, 2 milioni di barili al giorno e 3.000 chilometri sul Mediterraneo può essere un paradiso e non credo che i libici sprecheranno queste loro fantastiche opportunità”.