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Ft: la crisi fa fuggire gli immigrati (cinesi ma non solo) dall’Italia, è un problema per il futuro

L’analisi è del quotidiano britannico Financial Times, che parte dal fenomeno dell’esodo della folta comunità cinese (Canada e Cina le nuove mete) per allargarlo ai temi della decrescita demografica e della campagna elettorale, che vede nel Pd l’unico partito apparentemente consapevole della questione.

Ft: la crisi fa fuggire gli immigrati (cinesi ma non solo) dall’Italia, è un problema per il futuro

Il nuovo eldorado degli emigranti cinesi è il Canada. Per non parlare di quelli, tantissimi, che attratti dalle nuove opportunità del Paese d’origine tornano direttamente a casa. Ma una cosa è certa: secondo il Financial Times, la crisi dell’Eurozona sta facendo scappare persino i laboriosi e poco schizzinosi cinesi, in particolare dall’Italia, storicamente una delle mete predilette in particolare negli ambiti della ristorazione e del tessile. E che adesso rischia una nuova crisi demografica, finora evitata proprio grazie al costante afflusso di cittadini stranieri.

“Il nuovo sogno è il Canada”, dicono dunque alcuni immigrati orientali intervistati da Ft. “In Italia non c’è business e non c’è lavoro, la situazione è terribile”, si lamentano ancora altri. Il quotidiano finanziario britannico osserva inoltre che la tendenza non riguarda solo la forza lavoro con gli occhi a mandorla, ma a macchia d’olio coinvolge vari gruppi di immigrati, e lancia l’allarme sulle conseguenze del fenomeno.

“Le economie non crescono senza un aumento della popolazione, in particolare quella in età lavorativa”, avverte il professor Antonio Golini, docente di sviluppo sostenibile alla Luiss di Roma, intervistato anche lui da Ft, che prima ancora aveva ricordato come il Paese versi nella sua peggior recessione dal dopoguerra e come la decrescita demografica costituisca un serio problema per il futuro.

Il bassissimo tasso di natalità e una popolazione che sta spingendo sempre più in là i confini della longevità significano che gli italiani sono sempre meno numerosi e sempre più anziani, e questo – come è purtroppo noto – sta diventando un onere insostenibile per il welfare sociale. I risultati del censimento 2011 pubblicato il mese scorso rivelano infatti una diminuzione dello 0,5% nel numero di cittadini italiani nel corso dell’ultimo decennio. L’unica fascia di età in aumento è quella fra i 70 e gli 80 anni. Se dunque la popolazione è, nel suo complesso – seppur non di molto – cresciuta, lo si deve esclusivamente agli immigrati, che nel periodo esaminato sono saliti da 1,33 a 4,03 milioni.

Ma adesso anche questo valore aggiunto inizia a venire meno: secondo quanto scritto da Ft, che riporta dati Ismu, nel 2012 l’aumento dell’immigrazione, in seguito a molte cancellazioni di residenza, ha registrato un brusco stop. Cinesi, dunque, ma non solo: nordafricani, filippini, sudamericani. In molti vanno via, o evitano di arrivare, o ancora mandano moglie e figli a casa per ridurre le spese della residenza in territorio italiano.

Infine il Financial Times si sbilancia sulla campagna elettorale, schierandosi apertamente con il Partito Democratico quantomeno riguardo al tema delle politiche sociali e dell’immigrazione. Berlusconi viene infatti accusato di “virata populista”: “Ha messo in guardia sul fatto che la vittoria della sinistra porterebbe a una proliferazione dei matrimoni gay e all’apertura delle frontiere agli immigrati clandestini, accusando questi ultimi di ‘rubare’ posto di lavoro agli italiani”. Visione fuori dalla realtà, mentre più consapevole ma ancora insufficiente è considerata dall’autorevole quotidiano inglese quella dell’Agenda Monti.

“Al contrario i democratici – che hanno un notevole vantaggio nei sondaggi – stanno assumendo il rischio di una campagna con la promessa di dare la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia”. Più che un’idea, sembrerebbe una necessità.

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