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Fotovoltaico, pioggia di ricorsi sullo spalma-incentivi. C’è anche Egp

Contro il decreto spalma-incentivi ricorso avviato al da oltre 800 società di scopo, piccole e grandi, di Assorinnovabili e Confagricoltura. Ci sono Enel green power e Asja Ambiente, probabile Iren, in forse Falck. Non aderirà Edison. L’esito potrebbe essere il passaggio alla Consulta o alla Corte di giustizia Ue. Entro metà dicembre previsto il primo round

Fotovoltaico, pioggia di ricorsi sullo spalma-incentivi. C’è anche Egp

Ci sono anche i “big” del settore nell’esercito di società che ricorreranno al Tar contro il decreto spalma-incentivi, quello che rimodula le tariffe incentivanti al fotovoltaico con un significativo taglio retroattivo. Alcuni gruppi, come Asja Ambiente Italia (fondata e presieduta da Agostino Re Rebaudengo, presidente di Assorinnovabili), era prevedibile sarebbero scesi in campo. Altri, invece, era meno scontato si sarebbero fatti avanti: Enel green power, controllata da Enel, a sua volta controllata con una quota del 30% dal Tesoro, ha deciso di “sfidare” per così dire il suo azionista. E poi Iren è tra i papabili, mentre Edison non aderirà al ricorso. Su Falck resta un punto interrogativo.

Complessivamente sono almeno 800 le società di scopo, e fra queste una miriade di piccoli operatori, che hanno accolto l’invito lanciato mesi fa da Assorinovabili, l’associazione che rappresenta grandi e piccoli gruppi del settore. Alla corsa ai ricorsi parteciperanno anche le aziende di Confagricoltura, quelle medie o grandi e più innovative che avevano investito sul fotovoltaico sui propri terreni (ma anche biomasse) e che ora vedono il loro investimento a rischio. Gli uni e gli altri infatti hanno subito manifestato la loro contrarietà al nuovo meccanismo introdotto dalla legge Competitività e poi attuato con decreto (qui allegato) dal ministro dello Sviluppo Federica Guidi che ha chiesto sacrifici agli operatori per arrivare a ridurre il peso degli incentivi sulle bollette (oggi rappresentano l’82% degli oneri di sistema che pesano sul 22% della fattura elettrica), spalmandoli su un arco temporale più lungo (24 anni invece di 20) oppure tagliandoli in percentuale rispetto alla vita utile degli impianti. La cifra che il Mise intende recuperare è quantificata in 600 milioni l’anno nel periodo 2015-2019.

E dopo tante proteste ora si passa all’azione con una doppia strategia: prima tappa il Tar dove sarà presentato il ricorso (o i ricorsi a seconda della linea che è in corso di definizione in queste ore) e si punta ad ottenere una sospensiva. La discussione dovrebbe avvenire verso metà dicembre, comunque entro il 23, giorno in cui scade il tempo per operare le scelte richieste agli operatori. Seconda tappa la Corte costituzionale, per impugnare la retroattività del provvedimento, giudicato lesivo dei diritti acquisiti e mirato soprattutto su una catogoria di operatori, quelli del fotovoltaico con potenza superiore a 200 Kwatt. In alternativa, il ricorso potrebbe dirigersi verso la Corte di Giustizia europea, anche per accorciare i tempi rispetto alla lunga procedura di coinvolgimento della Consulta. Ad assistere gli operatori sono Valerio Onida, per i profili costituzionali, e lo studio legale Grimaldi.

In ballo, dal punto di vista del diritto europeo, vi sarebbe la certezza del diritto ovvero la possibilità di basare i propri investimenti su regole certe e non mutevoli nel tempo. Questo argomento è stato usato anche in Spagna dove il governo, nel pieno della crisi, ha tagliato gli incentivi senza tanti complimenti e dove pure è stato sommerso da ricorsi dei produttori in rivolta che hanno fatto appello anche ad arbitraggi internazionali: più costosi ma sicuramente più rapidi.

A spaventare maggiormente gli operatori, elettrici o agricoli, in Italia sono i piani finanziari concordati con le banche che hanno ottenuto a garanzia proprio gli incentivi che lo Stato avrebbe pagato nel corso dei 20 anni garantiti dal Conto Energia, prima che venisse in varie tappe modificato. L’ultima, appunto, con decreto spalma-incentivi del Mise.

In particolare i ricorsi prendono di mira l’opzione “b” del decreto, quella che prevede un  taglio dell’incentivo dal 15 al 20% per i primi cinque anni recuperabile con un aumento di pari misura sugli ultimi cinque anni di incentivazione. Ora si vedrà come procederà il ricorso. La sensazione, comunque, è che le associazioni vogliano tenere aperte le porte per garantirsi possibili aggiustamenti in corso d’opera; anche per favorire un ripensamento (piuttosto improbabile, al momento) da parte del governo.


Allegati: Dm_17ottobre2014_incenti_fotovoltaico_superiore_200kw.pdf

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