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Forum Confindustria dei giovani imprenditori, parla Marco Gay: “Puntare su qualità e conoscenza”

“Non chiediamo finanziamenti a pioggia, ma piani strategici seri per gestire le risorse, puntando innanzitutto su R&S e sul capitale umano: è la quarta rivoluzione industriale”: a parlare è Marco Gay, presidente dei giovani imprenditori del Piemonte – “La sfida delle aziende di oggi non è sulla quantità, ma sulla qualità del prodotto”.

Forum Confindustria dei giovani imprenditori, parla Marco Gay: “Puntare su qualità e conoscenza”

“Dobbiamo decidere dove andare prima ancora che decidere come utilizzare i soldi. La parola d’ordine è: qualità”. Non è insomma la solita incondizionata richiesta di finanziamenti quella che arriva dal Forum dei giovani imprenditori di Confindustria a Stresa, sul Lago Maggiore. A parlare è Marco Gay, classe 1976, presidente dei giovani, vicepresidente degli industriali piemontesi e fondatore e ad della Webworking srl, società specializzata in comunicazione digitale e multimedia.

“Premettendo che il contesto è difficilissimo – spiega Gay -, specialmente in una regione come la nostra, molto legata al manifatturiero, che come il resto del Paese si sta salvando grazie all’export, noi vogliamo essere ostinatamente ottimisti”. Senza, però, invocare fondi che non ci sono. “Serve innanzitutto un Piano strategico serio, come quello che stiamo mettendo a punto con la Regione, e anche un progetto su come utilizzare i soldi in arrivo dalla Ue nel periodo 2014-2020”.

Prima le idee, insomma, come vuole il tema stesso del raduno: l’innovazione. Ma come si innova, in tempi di crisi? “Puntando tutto sul capitale umano – insiste il numero uno dei giovani imprenditori del Piemonte -: la sfida delle aziende di oggi non è sulla quantità, ma sulla qualità del prodotto. Ci vuole però anche un cambio di mentalità: dobbiamo pensare alla quarta rivoluzione industriale, che passa appunto attraverso il capitale umano. L’impresa, ricordiamolo sempre, ha la capacità di creare valore”.

Giovani imprenditori che centrano la questione, ma che provano anche a suggerire soluzioni concrete. “Il dato più preoccupante è la mancanza di fiducia: rivogliamo opportunità, come giovani e come imprenditori. Non cerchiamo alibi e chiediamo solo di incentivare gli investimenti in R&S e in capitale umano e di favorire le aggregazioni anche oltre le reti d’impresa. Risorse sì, ma per l’innovazione umana e culturale. Questi non sono costi, ma investimenti e visione”.

“Un progetto per il capitale umano e per la conoscenza – chiude Gay -, dove startup e spin-off siano passaggi normali nella vita di un’azienda”. Dove al centro non ci siano più la quantità e i finanziamenti a pioggia, ma il merito, l’etica e le idee.

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