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Fmi taglia le stime sul Pil italiano e la Borsa corregge al ribasso

La stagnazione dell’economia italiana (solo +0,1% nel 2019) e il rischio di Brexit no deal sono i principali timori del Fondo Monetario per l’Europa e le Borse invertono la rotta del mattino

Fmi taglia le stime sul Pil italiano e la Borsa corregge al ribasso

Il Fondo Monetario taglia le stime del pil italiano per il 2019 e manda al tappeto i mercati. I listini europei chiudono in calo e Wall Street si muove in territorio negativo in attesa dell’avvio della stagione delle trimestrali. Piazza Affari archivia la seduta in regresso dello 0,46%, 21.671 punti base, dopo aver sfiorato in giornata un nuovo massimo annuale a 21.900 punti. Tengono le banche, ma a pesare sono le stime economiche dell’istituto americano e la bozza del nuovo Documento di Economia e Finanza, che corregge il rapporto annuale deficit/pil al 2,4%, dal 2% della Legge di bilancio. Il debito conoscerà un nuovo picco al 132,7%.

La miscela italiana, fatta di alto debito con alti interessi e bassa crescita, si conferma sempre più letale per il paese e pericolosa per l’Europa. Secondo l’Fmi ”una prolungata incertezza di bilancio ed elevati spread in Italia, soprattutto se associati a una più profonda recessione, potrebbero avere ricadute negative sulle altre economie dell’area euro”. Le stime del pil 2019 scendono a +0,1% (le previsioni di gennaio indicavano +0,6% e quelle di ottobre +0,9%). All’origine della revisione la ”debole domanda interna mentre i rendimenti restano elevati”. Viste le premesse l’obbligazionario mantiene un certo aplomb, alla vigilia della riunione della Bce. Il rendimento del Btp decennale (scadenza 2029) scende al 2,58% e lo spread con il Bund di pari durata è in calo a 258.20 punti base (-1,86%).

La scure del Fondo Monetario Internazionale d’altra parte si abbatte anche sugli altri paesi della zona euro e sul pil mondiale, con la crescita compromessa, tra gli altri fattori, dall’escalation nelle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, dalle problematiche dell’automotive tedesco, dalle politiche del credito più stringenti in Cina. Sull’umore degli investitori pesano inoltre le minacce Usa di nuovi dazi su prodotti europei, per un valore di 11 miliardi di dollari in risposta agli aiuti Ue ad Airbus. In questo contesto Francoforte perde lo 0,92%; Parigi -0,65%; Madrid -0,3%; Londra -0,36%. In controtendenza Zurigo +0,2%. 

L’oro beneficia del clima economico incerto e sale a 1305,29 dollari l’oncia (+0,61%), mentre il petrolio arretra parzialmente, dopo i guadagni di ieri, spinti dalla situazione libica e dalle tensioni tra Iran e Usa. Il Brent cede lo 0,7%, 70,6 dollari al barile. Euro-dollaro poco mosso, con il cambio a 1,127. La sterlina perde terreno, in attesa che domani in un vertice straordinario a Bruxelles la premier britannica Theresa May chieda un’ulteriore proroga dell’uscita dall’Ue. La moneta unica scambia a 0,863. 

In Piazza Affari le blue chip che registrano i maggiori rialzi sono Amplifon, +1,9%: Banco Bpm +1%; Banca Generali +0,51%; Eni +0,47%;  Unicredit, +0,27%. Le vendite sono massicce su Prysmian, -4,78%, dopo che ieri a mercato chiuso la società ha annunciato nuovi problemi per il cavo sottomarino Westernlink, che collega Scozia e Galles. Fra i titoli oil arretrano Saipem -3,9% e Tenaris -2,67%. Leonardo, -2,14% paga pegno alle minacce Usa di nuovi dazi.

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