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Fmi: pensioni anticipate sì, ma assegno più basso

Il Fondo Monetario boccia il reddito di cittadinanza e accoglie con favore il taglio del cuneo fiscale. E su quota 100 avverte: costa troppo, giusto abolirla. Ecco a quali condizioni

Fmi: pensioni anticipate sì, ma assegno più basso

Il reddito di cittadinanza va ripensato perché disincentiva la partecipazione dei cittadini al lavoro, mentre la fine di quota 100 viene accolta come una buona notizia, purché non si mettano in campo nuovi sistemi di uscita anticipata che pesino sui conti pubblici italiani. Questo il giudizio del Fondo Monetario Internazionale sulle due misure di punta del Governo Conte 1 contenuta nel cosiddetto Articolo VI.

Secondo il Fondo monetario quota 100 ha fatto salire la spesa pensionistica, creando parallelamente una “discontinuità” nell’età di ritiro dal lavoro. Questo non significa che l’Italia non possa attuare una riforma che garantisca maggiore flessibilità in uscita, ma le modifiche devono prevedere uno stretto collegamento fra età pensionabile e assegno. Tradotto: l’importo della pensione dovrà essere ridotto in proporzione ai mancati contributi versati a causa del pre-pensionamento. Un messaggio chiaro che arriva nel momento in cui Governo e sindacati hanno aperto un nuovo tavolo sulle pensioni.

Sul reddito di cittadinanza il giudizio del Fmi è impietoso: occorre ripensare la misura perché non solo non raggiunge le famiglie numerose e più povere, ma rischia di disincentivare la partecipazione al lavoro. “Il programma sul Reddito di cittadinanza si rivolge ai più vulnerabili. Tuttavia, il beneficio è ben al di sopra dei parametri di riferimento internazionali; diminuisce troppo rapidamente a seconda delle dimensioni della famiglia, penalizzando i nuclei più numerosi e più poveri; inoltre viene meno bruscamente se si accetta un’offerta di lavoro, anche a basso salario. Queste caratteristiche dovrebbero essere allineate alle migliori pratiche internazionali per evitare disincentivi al lavoro e condizioni di dipendenza assistenzialistica”. Lo scrive il Fondo monetario internazionale nell’Article IV.

L’ente guidato si concentra poi sulle tasse. Bisogna “razionalizzare le aliquote agevolate Iva, prestando attenzione alle conseguenze che si avrebbero aumentando le aliquote sui beni consumati soprattutto dai meno abbienti”, segnala il Fmi, consigliando di allargare la base imponibile per poter procedere a una riduzione del cuneo fiscale più ambiziosa e a una riforma del sistema fiscale generale. Il taglio del cuneo fiscale, che in Italia è pari a circa il 48% contro una media Ue del 42%, secondo l’ente di Washington rimane una priorità. Per questo motivo viene giudicato positivamente il taglio dello 0,2%-0,3% previsto dal governo.

Capitolo previsioni: secondo il Fmi, la crescita del 2019 è allo 0,2 per cento, superiore di 0,1 a quella stimata dal governo, mentre nel  2020 il Pil salirà dello 0,5%, la percentuale più bassa tra i paesi dell’Unione Europea. Il deficit quest’anno dovrebbe arrivare al 2,4%, 0,2 punti in più rispetto alla stima del Governo. Parallelamente si chiede all’Italia di approfittare dei tassi d’interesse bassi per fare un piano di risanamento del debito che viaggia al 135 per cento del Pil e in caso di “shock avversi” potrebbe salire “presto e velocemente”.

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