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Flat tax: duello tra Arthur Laffer, il consigliere di Reagan, e l’ex ministro Vincenzo Visco

I due economisti spiegano pro e contro della flat tax voluta dalla destra: per Laffer sarebbe una semplificazione, mentre Visco sottolinea l’iniquità sociale della misura

Flat tax: duello tra Arthur Laffer, il consigliere di Reagan, e l’ex ministro Vincenzo Visco

Cos’è la flat tax? È buona o cattiva? Aumenta più i redditi o il debito pubblico? Conviene a tutti o solo ai ricchi? Queste e altre domande si moltiplicano in queste settimane sulla “tassa piatta”, uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di destra. Matteo Salvini aveva parlato della “flat tax” anche prima delle precedenti elezioni politiche, ma poi, una volta al governo, è riuscito solo ad allargare la platea delle partite Iva ammesse al regime forfettario. Stavolta ci riprova, la vuole addirittura al 15% ed è convinto che l’argomento sia ancora credibile. Silvio Berlusconi, invece, punta al 23%.

Per indagare le luci e le ombre della flat tax, il quotidiano La Repubblica ha intervistato due esperti che la pensano in maniera opposta: Arthur Laffer, economista teorico della tassa piatta ed ex consigliere di Reagan; e Vincenzo Visco, già ministro delle Finanze con i governi Prodi, D’Alema e Amato.

Pro flat tax: Arthur Laffer

Secondo Laffer, “l’Italia sarebbe il posto ideale per una flat tax”, perché il sistema fiscale è “complesso, a volte ingiusto, sovraccarico di ogni possibile scappatoia”. Quindi, chiede l’accademico americano, “non sarebbe meglio una tassa sola precisa e chiara eliminando il ginepraio di tax expenditures (agevolazioni e detrazioni, ndr)?”. Poi “si possono sempre prevedere alcune deduzioni e agevolazioni per i meno abbienti, e ovviamente lotta senza quartiere contro l’evasione”.

Quanto alle coperture, per Laffer la flat tax si finanzia (quasi) da sola: “Già Adam Smith nel 1776 scriveva che tasse troppo alte spesso portano a meno entrate per lo Stato. Meno aliquote fino a una sola, e tasse mediamente più basse, sono una ricetta per lo sviluppo. La Russia nel 2001 ha adottato la flat tax al 13% e sono saliti sia il reddito pro capite che il Pil”.

Contro la flat tax: Vincenzo Visco

Di tutt’altro avviso Vincenzo Visco, secondo cui “possono presentarla e imbellettarla in mille modi, ma il messaggio è uno solo: meno tasse per i più ricchi. Va detto con chiarezza e ripetuto a voce alta da tutti, politici, media, accademici. È un messaggio inaccettabile e completamente fuori dal dibattito politico sulle tasse in corso in tutto il mondo”.

La destra, sostiene Visco, insiste tanto sulla flat tax “perché è un argomento demagogico e populista quanti altri mai”. E ancora: “Autonomi, professionisti, piccole imprese, già pagano una flat tax del 15% se fatturano meno di 65 mila euro, pagando così la metà (o meno) di dipendenti e pensionati a parità di reddito. Un privilegio scandaloso. Salvini vuole estendere il meccanismo fino a 100 mila euro. Il motivo non detto è semplice: dato che queste categorie evadono, in base ai dati ufficiali, il 60% del reddito, è sufficiente cambiare le norme riducendo loro l’imposta dovuta in misura sufficiente per tramutarli in contribuenti onesti”.

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