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Finanza pubblica ai raggi X nel Rapporto 2019 del Mulino

Il volume curato da Arachi e Baldini mette in risalto la cronica inadeguatezza degli investimenti in infrastrutture, la politica dei rinvii nei servizi pubblici e il ruolo ormai residuale dell’Irpef nella politica fiscale

Finanza pubblica ai raggi X nel Rapporto 2019 del Mulino

In un momento in cui l’attenzione dell’opinione pubblica è calamitata dagli annunci delle nuove misure economiche (e delle relative correzioni in corso d’opera) legate alla discussione parlamentare e all’approvazione della Legge di Bilancio per il prossimo anno, giunge, quanto mai opportuna, la pubblicazione di un volume dedicato alla situazione della Finanza Pubblica italiana.  

Il Rapporto, la cui prima edizione risale al 1994, è curato anche questa volta da Giampaolo Arachi e Massimo Baldini, è edito da Il Mulino e ha come obiettivo di fornire una valutazione tecnica dell’andamento dei più importanti capitoli della spesa pubblica italiana; dedicando, inoltre, spazio a uno specifico approfondimento e a un aspetto di novità, di cui si dirà in seguito . 

Scorrono sotto gli occhi del lettore, dopo un primo saggio che analizza nel suo insieme il periodo giugno 2018 – giugno 2019 con un percorso punteggiato dall’annuncio di misure espansive salvo le successive rettifiche di rotta, pagine caratterizzate da uno stile scientificamente irreprensibile ma di facile comprensione, utili alla documentazione e alla successiva riflessione, sia per gli “addetti ai lavori”, sia per il semplice cittadino.  

Si possono, così, ricordare i saggi dedicati, da un lato ad una valutazione del sistema impositivo italiano, dove emerge una situazione di quasi residualità dell’Irpef, sempre più caratterizzata dall’essere ”un’imposta di specie” e di un sistema fiscale che sembra orientarsi verso l’area dei tributi speciali; dall’altro all’analisi dell’amministrazione fiscale nell’ottica di un suo possibile efficientamento, pur tenendo conto degli inevitabili condizionamenti derivanti dal rispetto delle regole della privacy, come nel caso dell’anagrafe dei rapporti patrimoniali. 

Altri due saggi sono, poi, dedicati, rispettivamente ai servizi pubblici nel loro complesso, dove la relativa politica viene amaramente etichettata dai rinvii che la contraddistinguono e alla sanità, altro ambito nel quale alle promesse di misure di intervento stentano a seguire i fatti concreti. 

Analoghe considerazioni di segno negativo derivano dalla lettura delle pagine dedicate alla politica delle infrastrutture, con una spesa pubblica ad esse destinata che appare ulteriormente sacrificata rispetto ai già insoddisfacenti livelli del recente passato; così come, purtroppo, avviene per le risorse da spendere per il capitale umano del mondo scolastico. E ciò, nonostante si tratti di due capitoli essenziali per accompagnare e sostenere lo sviluppo futuro della nazione. 

Non mancano, infine, le analisi in tema di politiche per l’assistenza, in particolare sulla misura del reddito di cittadinanza e sui suoi effetti, nonché degli interventi effettuati nel campo delle pensioni pubbliche, con una specifica attenzione alla cosiddetta quota 100

Quanto all’approfondimento e alla novità contenute in questo Rapporto, cui prima si faceva riferimento, un rapido cenno. L’approfondimento del 2019 è dedicato a un tema che non è ancora oggetto di dibattito pubblico, ma è destinato a diventare centrale anche per la dinamica demografica che sta  caratterizzando l’Italia: l’assistenza alle persone non autosufficienti e i correlati aspetti dei servizi socio assistenziali e dell’indennità di accompagnamento con la sua funzione di sostegno dei redditi. 

La novità è il capitolo dedicato al dibattito sull’autonomia differenziata, ossia all’attivazione di ulteriori forme di autonomia ex articolo 116 della Carta Costituzionale, a seguito delle richieste avanzate da tre Regioni, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Un tema, particolarmente delicato, che può essere letto, sia in chiave di opportunità di razionalizzazione dell’intervento pubblico; sia in quella delle possibili problematicità nella funzionalità delle relazioni finanziarie tra diversi livelli di governo con possibili rischi di stabilità per la finanza pubblica. 

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