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Ferrari verso Wall Street: depositati i documenti per l’Ipo

La controllante Fca, attraverso New Business Netherlands, ha depositato presso la Sec i documenti per avviare l’Ipo del Cavallino Rampante – Sul mercato finiranno al massimo il 10% delle azioni della compagnia – Al termine dell’operazione la Exor avrà una quota del 24% – La residenza fiscale rimarrà in Italia.

Ferrari verso Wall Street: depositati i documenti per l’Ipo

La Ferrari è a un passo dalla quotazione in Borsa negli Stati Uniti. La società del Cavallino rampante, infatti, ha depositato presso la Sec i documenti per avviare la propria Ipo, che la condurrà allo sbarco sul Nyse. A renderlo noto è la controllante Fca, attraverso un comunicato ufficiale diffuso a fine mattinata.

Il “Registration Statement Form F-1”, ovvero il documento di registrazione, è stato depositato attraverso un’altra controllata di Fca: New Business Netherlands N.V., che in seguito assumerà il nome di Ferrari N.V.. Quanto ai dettagli dell’operazione, il prezzo e il numero di azioni che saranno in vendita sul mercato non sono ancora stati definiti, anche se Fca assicura che non saranno più del 10% del capitale totale.

Una quota limitata, che potrebbe, nelle intenzioni della compagnia, scatenare una corsa tra investitori per cercare di mettere nel portafoglio un marchio che non ha eguali neanche nel ricco panorama del Made in Italy. La valutazione complessiva della casa di Maranello dovrebbe partire dai 10 miliardi di euro in su.

Al termine dell’Ipo, Fca non avrà più titoli Ferrari, che saranno, invece, girati pro quota agli azionisti della casa automobilistica italo-americana. La Exor, ovvero la holding della famiglia Agnelli, avrà tra le mani il 24% del capitale del Cavallino Rampante. Un altro 10% sarà posseduto da Piero Ferrari e il restante 66% circa agli azionisti diffusi. I poteri di voto rafforzati, però, permetteranno ad Exor di mantenere il controllo dell’assemblea. Sui tempi dell’operazione Fca non ha comunicato nulla e molto dipenderà da quanto tempo vorrà prendersi la Sec per  valutare i documenti relativi alla richiesta di ingresso al Nyse.
 A inizio giugno lo stesso amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne aveva spiegato che “tecnicamente, per piazzare il 10% di Ferrari dovremmo aspettare fino al 12 ottobre, un anno dalla fusione Fiat-Chrysler” per poi precisare che ciò “non vuol dire che l’operazione non possa essere fatta prima, ma per il closing bisogna aspettare quella data”.

La struttura societaria di Ferrari, come aveva spiegato ancora Marchionne nel corso della presentazione della nuova 500, sarà del tutto simile a quella del gruppo automobilistco nato dalla fusione con Chrysler: la sede legale sarà in Olanda, quella societaria nel Regno Unito e il mercato principale di quotazione quello statunitense.

Quanto alle tasse, Marchionne aveva voluto sciogliere un nodo importante, precisando che “Ferrari resterà italiana e continuerà a pagare le tasse in Italia, come la Fca”. La residenza fiscale della società rimarrà dunque in Italia.

Così come forse una seconda quotazione in Borsa. “In relazione alla separazione da Fca potremo chiedere l’ammissione alla quotazione delle nostre azioni ordinarie sul mercato telematico azionario gestito da Borsa Italiana“: così annuncia Ferrari nel prospetto per la quotazione a New York. “Ogni quotazione sull’Mta – precisa la società del Cavallino – avverrebbe in occasione o dopo il completamento della separazione da Fca”.

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