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Eurozona, il pericolo è Cipro: Nicosia rifiuta accordi con la troika e la Germania teme la… Russia

Dopo i timori sulla Grecia sembra ora che sia la piccola Cipro il primo Paese a rischio di lasciare la moneta unica: Nicosia rappresenta solo lo 0,15% del Pil dell’area euro, ma l’oltranzismo del presidente comunista Christofias e gli oscuri legami con la Russia preoccupano Bruxelles e Berlino – La speranza sono le elezioni di fine febbraio.

Eurozona, il pericolo è Cipro: Nicosia rifiuta accordi con la troika e la Germania teme la… Russia

La sua economia rappresenta appena lo 0,15% del Pil dell’eurozona, eppure potrebbe essere proprio Cipro – prima ancora della Grecia – il primo Paese ad abbandonare l’euro, creando non pochi grattacapi alla stabilità dell’unione monetaria continentale.

Il primo ad ipotizzare tale scenario è stato Athanasios Vamvakidis, economista di Bank of America – Merrill Lynch, che ha più volte sottolineato il rischio di sottovalutare la situazione della “pecora nera” d’Europa, che a giugno del 2012 ha chiesto alla troika circa 20 miliardi di euro di aiuti, cifra sostenibile ma non giustificata dal successivo atteggiamento oltranzista del presidente comunista Demetris Christofias, non disposto a sottostare alle condizioni, ritenute “inaccettabili”, imposte da Ue, Bce e Fmi per il prestito.

L’inizio del 2013 sembra dare ragione al pronostico di Vamvakidis: la trattativa è sempre più complicata, tant’è vero che non sono previsti compromessi in occasione della riunione dell’Ecofin in programma il prossimo 21 gennaio. E mentre il portavoce del commissario Ue Olli Rehn prova a gettare acqua sul fuoco (“Al termine dell’incontro, troveremo un accordo per cui la stabilità finanziaria sarà garantita”), il vero problema potrebbe ancora una volta essere rappresentato dalla posizione della Germania.

Da Berlino infatti ritengono che non sia accettabile che ad un Paese così piccolo possa essere consentito di mettere in crisi il sistema, vanificando gli sforzi e i progressi fatti negli ultimi mesi da altri Paesi in difficoltà come Italia, Spagna o la stessa Grecia. Allo stesso tempo il governo di Angela Merkel è perfettamente consapevole che difficilmente si giungerà a un accordo prima di fine febbraio, quando (il 17 e 24) i cittadini di Nicosia e dintorni andranno alle urne e faranno cadere “l’ostacolo Christofias” (quest’ultimo ha già detto che non intende ricandidarsi), come è stato definito dal quotidiano tedesco Handelsblatt.

Il pericolo però sembra non essere soltanto quello dell’ostracismo del focoso presidente: sempre la stampa teutonica infatti sta focalizzando l’attenzione sul debito del sistema bancario della piccola isola mediterranea, che necessita da solo di oltre 10 miliardi di euro a causa della bolla immobiliare e delle perdite seguite alla ristrutturazione del debito della vicina Atene, sul quale gli istituti ciprioti avevano investito non poco.

Il fatto è che è stato più volte dimostrato che le banche di Cipro sono coperture off-shore per gli investitori russi, che le utilizzano per frodi fiscali e riciclaggio del denaro: pertanto, secondo quanto scritto dai servizi segreti tedeschi (Bnd) in un recente rapporto, un aiuto al sistema creditizio di Nicosia “equivarrebbe a soccorrere la mafia russa”.

Il ruolo della Russia (alla quale Cipro ha anche chiesto ulteriori 5 miliardi di aiuti oltre ai 20 della troika) è pertanto centrale, e questo preoccupa non poco Angela Merkel. Mentre l’Fmi ha lanciato l’ennesimo allarme facendo presente che il protrarsi dello stallo porterà il debito pubblico cipriota a gonfiarsi al 180% del Pil, la cancelliera ha fatto capire di non voler sentire ragioni: “Non ci sarà nessun trattamento speciale per Cipro”. Se nel 2012 è stata la Grecia, nei primi mesi del 2013 sarà la cenerentola Cipro a far tremare i grandi d’Europa.

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