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Euro sempre più forte, petrolio in calo, Borse nervose

L’euro sopra l’1,20 sul dollaro, ancora sotto pressione – In frenata oro e petrolio – Borse deboli in Europa e in America – A Piazza Affari exploit di Yoox e ottime performance di Banco Bpm, Unicredit e Mediobanca – Vendite su Ferragamo, Mediaset, Tenaris e Saipem.

Le catastrofi naturali e le tensioni politiche internazionali aumentano l’incertezza sui mercati e riportano volatilità. L’euro resta forte, il petrolio cala e i listini europei appaiono senza bussola. Milano rimbalza moderatamente e chiude a +0,25%, 21.776 punti. Rialzano la testa alcuni bancari e vola Ynap, +4,75%, sostenuta dal giudizio positivo di Morgan Stanley; mentre, dopo una serie di sedute in spolvero, perdono quota i titoli petroliferi. Si fermano in ordine sparso le altre piazze: Madrid +0,5%%, Francoforte +0,06%; Parigi -0,02%; Londra -0,26%.

Wall Street muove i primi passi della giornata con cautela e, al momento, i tre listini principali procedono contrastati. Il susseguirsi degli uragani, il terremoto in Messico e il rischio che la Corea del Nord, domani, per il Foundation Day, voglia festeggiare, come lo scorso anno, con un test nucleare, appesantiscono il clima. Il Vix, l’indice della della paura, sale del 4,5% a 12 punti. Il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, osserva che la “minaccia” nucleare nordcoreana interessa l’intera comunità internazionale, perché sfida le regole sulla non-proliferazione e ha conseguenze “sull’economia e sugli scambi commerciali”. 

L’euro resta forte nei confronti del dollaro, con il cross oltre 1,2 e, come ha detto ieri il governatore Mario Draghi, la volatilità della moneta unica rappresenta una fonte di incertezza. La Bce ha confermato inoltre la sua politica ultra accomodante, ma ha anche fissato per ottobre l’avvio della discussione sul tapering. Reuters, citando fonti anonime, scrive che la banca centrale sta studiando una riduzione del piano di acquisti mensili, da 40 a 20 miliardi. Tali indiscrezioni forse favoriscono il recupero di alcuni titoli bancari, ma pesano sull’obbligazionario. Risalgono i rendimenti dei bond decennali, specialmente nei Paesi periferici. Il Btp 10 anni è al 2,03%, mentre lo spread con il Bund sale a 171.40, +1%. Oro in zona 1346 dollari l’oncia. 

Il petrolio arretra: Brent -0,5%, 54,22 dollari al barile; più debole il Wti, -1,67%, 48,27 dollari. Intanto si rafforza il legame Cina-Russia nel settore. Il gruppo cinese Cefc acquisterà una quota del 14,16% del produttore di petrolio russo Rosneft da un consorzio di Glencore e dal Qatar Investment Authority.

Insieme all’oro nero invertono la rotta i titoli petroliferi in Piazza Affari: Tenaris –2,19%; Saipem -2,28%; Eni -0,66%. Il cane a sei zampe ha lanciato con successo un’emissione obbligazionaria a tasso fisso del valore nominale di 650 milioni di euro collocata sul mercato degli Eurobond nell’ambito del proprio programma di Euro Medium Term Note. Il prestito ha scadenza 14 Marzo 2025, paga una cedola annua del 1% e ha un prezzo di re-offer di 99,671%. I proventi saranno utilizzati per i fabbisogni ordinari. Le obbligazioni saranno negoziate presso la Borsa di Lussemburgo e sono state acquistate da investitori istituzionali principalmente in Germania, Francia, Regno Unito e Italia.

Scende Mediaset, -2,17%. Vivendi, scrive l’Ansa, avrebbe trovato un’ipotesi d’intesa con l’Agcom, in base alla quale sarebbe disposta a trasferire in un blind trust una quota del Biscione pari circa al 20% del capitale, scendendo sotto il 10% nel gruppo della galassia Berlusconi. 

Gli acquisti premiano Ynap, ben intonata dopo un road show londinese, durante il quale alcuni manager hanno incontrato gli investitori. Scende Ferragamo -1,58%,

Rialzano la testa Banco Bpm +1,4%; Unicredit +1,09%; Mediobanca +1,5%. Sul fronte opposto Banca Generali -1,76%. Seduta brillante per A2a, +1,1%. Bene Recordati +1,51% e Luxottica +1,25%. 

Poco mossa Ferrari (+0,11%) dopo il tonfo di ieri. Frazionale crescita per Stm, +0,78%, che dal 18 settembre tornerà nel Cac 40 di Parigi, da cui era uscito nel 2013, al posto di Nokia.

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