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Eni, Descalzi vede petrolio in salita e assegna Eni Award

L’amministratore delegato del gruppo petrolifero parla del Kashagan che porterà “una grande produzione di cassa” e ha premiato i ricercatori selezionati con il premio per la ricerca, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – Il prossimo anno si punterà su rinnovabili e accesso all’energia nei Paesi in via di sviluppo.

Eni, Descalzi vede petrolio in salita e assegna Eni Award

Nel 2017 il prezzo del petrolio continuerà a salire gradualmente dopo il crollo verificatosi nei primi mesi del 2016. E dal Kashagan arriverà per Eni una “grande generazione di cassa”. A sostenerlo è l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi che, a margine della cerimonia di conferimento degli Eni Award 2016, il premio istituito nel 2007 allo scopo di promuovere un migliore utilizzo delle fonti energetiche e di stimolare le nuove generazioni di ricercatori, tenutasi oggi al Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

L’ad del cane a sei zampe ha spiegato che, attualmente l’oro nero sta registrando “un andamento altalenante, dollaro più dollaro meno, ma in continua salita; da 33-34 dollari siamo saliti a 50 dollari e questo si abbina al fatto che l’offerta è calata e la domanda è rimasta stabile così il surplus dell’offerta si sta lentamente riducendo. D’altro lato – ha continuato il manager – c’è l’Opec che potrebbe intervenire e questo può accelerare l’equilibrio tra domanda e offerta. Poi ci sono le scorte, c’è un eccesso che dovrebbe essere evacuato”.

Un gradino di crescita dei prezzi, secondo Descalzi, potrebbe arrivare tra il 2018 e il 2019 grazie ad una carenza del petrolio dovuta alla riduzione degli investimenti.

Descalzi ha poi parlato dell’avvio della produzione del giacimento di Kashagan, in Kazakhstan. Non avrà un impatto sui prezzi ma un importante impatto per Eni. “Il discorso di Kashagan è già digerito nelle valutazioni dell’Opec. Per l’Eni, invece, cambia molto più che per l’Opec. Avremo tra due-tre-quattro anni una grande produzione di cassa”.

Per quanto riguarda l’Eni Award, il manager milanese ha sottolineato come esso rappresenti l’occasione di “uno scambio libero tra azienda e mondo accademico per dare un segnale concreto ed un contributo al grande tema della transizione energetica e trovare così soluzioni comuni alle sfide che abbiamo di fronte: fornire accesso all’energia, ad una popolazione in crescita e per lo più nei Paesi in via di sviluppo e traguardare un futuro low carbon”.

Descalzi ha illustrato ai giornalisti anche le novità in arrivo il prossimo anno: “Per poter orientare la ricerca in maniera sempre più focalizzata alle sfide future, abbiamo adattato anche la struttura dei premi di Eni Award, che dalla prossima edizione non saranno più per area di business ma saranno indirizzati maggiormente sugli aspetti della transizione energetica e delle nuove frontiere dell’energia, con focus su rinnovabili e accesso all’energia nei Paesi in via di sviluppo“. Un altro cambiamento riguarderà invece l’attenzione nei confronti del continente africano che sarà palesata attraverso l’introduzione di un premio “Giovani talenti dell’Africa”, riservato a laureati di Università africane che abbiano presentato progetti nel campo energetico e ambientale applicabili nei Paesi d’origine.

Parlando invece l’edizione 2016, anno in cui sono pervenute oltre 850 candidature, il Premio Nuove Frontiere degli Idrocarburi, sezione Downstream, è stato assegnato a Johannes Lercher, del Technische Universitat Munchen, per la ricerca ‘Nuove strategie catalitiche per la sintesi di alcheni e alcanoli’. Nella sezione Upstream il riconoscimento è andato a Christopher Ballentine dell’University of Oxford, con la ricerca ‘Nuovi traccianti per lo studio delle trasformazioni e degli spostamenti dei fluidi nel sottosuolo’, ex aequo con Emiliano Mutti dell’Università degli Studi di Parma, con la ricerca “Sedimentazione di mare profondo: geometria e caratteri di facies di reservoir torbiditici e conturitici”.

Il Premio Protezione dell’Ambiente è stato assegnato a David Milstein, del Weizmann Institute of Science (Israele), per la ricerca “Reazioni catalitiche innovative, efficienti ed ambientalmente compatibili, alternative agli attuali processi inquinanti”.

A Federico Bella del Politecnico di Torino, per la Tesi di Dottorato “Polimeri disegnati dalla luce per celle solari di nuova generazione” che ha studiato le celle solari di terza generazione, e ad Alessandra Menafoglio del Politecnico di Milano, per la tesi di Dottorato “Geostatistica orientata agli oggetti” è stato assegnato il Premio Debutto nella Ricerca. Gli Eni Award sono stati consegnati contestualmente ai Riconoscimenti all’Innovazione Eni conferiti a tre team di ricerca interni.

Nel corso della cerimonia, Claudio Descalzi ha posto l’accento sull’importanza che la ricerca e lo sviluppo tecnolocico hanno nel business di Eni. Entrambi i fattori “sono alla base delle nostra crescita industriale, dei nostri successi in molti dei domini tecnologici che caratterizzano i nostri business ed anche alla base della motivazione delle nostre persone. L’impegno nella ricerca di punta ci ha permesso e ci permette di avere un vantaggio competitivo in un campo come quello dell’energia dove è divenuto sempre più complesso scoprire e sviluppare le risorse necessarie alla crescita a costi e prezzi sostenibili”.

Non a caso Eni possiede un portafoglio con oltre  avendo investito nell’innovazione tecnologica circa 1,5 miliardi in 7 anni, con particolare attenzione alle “aree core di esplorazione, perforazione e gestione dei giacimenti, nel settore downstream e nelle energie rinnovabili”.

A margine della cerimonia, l’amministratore delegato del cane a sei zampe ha anche espresso il suo parere sul referendum costituzionale del prossimo 4 novembre: “Noi leggiamo il referendum come lo legge Confindustria che si è espressa chiaramente. E’ logico pensare che abbiamo bisogno di snellire il nostro sistema. Se parliamo di 4.0 per fare industria bisogna snellire anche dal punto di vista delle regole e delle leggi”.

“In un Paese – ha concluso l’Ad –  non solo bisogna investire ma bisogna poter investire con sicurezza dei tempi e processi snelli. Questo referendum porta riforme. Gli investitori esteri sono preoccupati che non riusciamo a fare riforme e non credono che il sistema italiano possa crescere se non riformiamo

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