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Elezioni Madrid: destra favorita ma con l’incognita Covid

Martedì 4 maggio l’area metropolitana di Madrid vota per il rinnovo del parlamento regionale: favorita la presidente uscente Ayuso, flop in vista per Podemos mentre sale l’estrema destra di Vox

Elezioni Madrid: destra favorita ma con l’incognita Covid

Inizia dalla Spagna il valzer delle tornate elettorali dei maggiori Paesi europei, che saranno completate in autunno con le importantissime politiche in Germania, che sanciranno l’addio di Angela Merkel dopo 16 anni, e le amministrative italiane, per le quali saranno chiamate alle urne grandi città come Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna. Poi nella primavera del 2022 toccherà anche alla Francia, che dovrà decidere se confermare Emmanuel Macron per un altro mandato. Ma intanto martedì 4 maggio si vota in Spagna, per la precisione nella regione autonoma di Madrid, storica roccaforte del centrodestra e banco di prova importante per la tenuta del governo Sanchez, sostenuto da una maggioranza di centrosinistra. L’appuntamento non è secondario anche perché coinvolge il governo della Capitale, che rinnova i suoi 136 deputati e il presidente della Comunidad. La tornata coinvolge quasi 7 milioni di cittadini e alle urne sono chiamati 5,1 milioni di aventi diritto. Si tratta di elezioni anticipate: si era votato nel 2019 ed è stata la maggioranza uscente a sciogliere l’assemblea, per liberarsi dell’ex alleato Ciudadanos e conquistare la maggioranza assoluta.

La presidente uscente e favorita per la riconferma è proprio la 42 enne Isabel Díaz Ayuso, del Partido Popular (PP), la formazione di centrodestra che nel Parlamento nazionale è all’opposizione e che, travolta da diversi scandali tra cui quello che costrinse alle dimissioni l’ex premier Mariano Rajoy, non gode più del consenso di qualche tempo fa. Proprio per questo motivo, pur essendo solidamente avanti nei sondaggi con oltre il 40%, per consolidare la propria maggioranza nella prossima legislatura madrilena il PP strizza l’occhio all’estrema destra di Vox. Il partito fondato da Santiago Abascal presenta forti analogie ideologiche con i colleghi italiani della Lega e di Fratelli d’Italia e da tempo è una realtà in crescita nel consenso: speculando anche sulle tensioni sociali innescate dal Covid e non rinunciando ad una opposizione spesso spietata e di stampo populista, Vox ha già dimostrato di essere competitivo anche nelle elezioni locali. Già nel 2018 ha sbancato l’Andalusia, storica roccaforte di sinistra dove per la prima volta ha ottenuto dei seggi in diverse province, e alle politiche del 2019 ha superato il 15%.

Il candidato di Vox per Madrid è Rocío Monasterio, 47 anni, curiosamente figlia di un cubano: nei sondaggi sfiora il 10%, che sommato al consenso per il PP darebbe alla coalizione di destra ancora una volta la maggioranza assoluta. Ma il centrosinistra di governo non si dà per vinto: il candidato del Partito socialista obrero (PSOE, che tra l’altro il 2 maggio compie 142 anni di vita) è il professore universitario Ángel Gabilondo, 72 anni, già ministro dell’Istruzione nel governo Zapatero, dieci anni fa. Gabilondo rappresenta il partito del premier Pedro Sanchez e nei sondaggi è dato appena sopra il 22%, molto lontano dal PP, anche se lui sostiene che sommando i voti dei partiti alleati il divario è molto risicato, intorno ai 50.000 voti. Tra i partiti alleati il principale sarebbe in teoria Unidas Podemos, la formazione di Pablo Iglesias che negli ultimi mesi ha lasciato la poltrona di vicepremier proprio per candidarsi in prima persona alla guida di Madrid. Per lui però si preannuncia un fiasco, che potrebbe spostare gli equilibri di forza all’interno della maggioranza nel governo nazionale. Già alle ultime elezioni politiche del 2019 infatti il consenso si è ridotto rispetto agli anni d’oro, quando veleggiava sopra il 20%: UP ha ottenuto solo 35 seggi, contro i 120 del PSOE e persino meno dei 52 di Vox.

Iglesias nei sondaggi è accreditato di meno dell’8%, superato persino dall’ex compagno di partito e cofondatore di Podemos Íñigo Errejón, che due anni fa ha deciso per la scissione lanciando Mas Pais, partito che si definisce verde e femminista e che continua a guadagnare consenso. Alle elezioni politiche del 2019 MP ha preso il 2,3%, poco più di mezzo milione di voti, ma il 4 maggio a Madrid i sondaggi lo accreditano di oltre il 15%, un pacchetto di voti che potrebbe rivelarsi decisivo per la coalizione di centrosinistra. La candidata è Mónica García, 47 anni, medico di professione. La partita è apertissima e anche il Covid giocherà la sua parte: nell’area metropolitana di Madrid l’incidenza di nuovi contagi è maggiore rispetto ad altre zone del paese e sotto accusa ci sono proprio le minori restrizioni decise dal governo Ayuso, che fin dall’autunno scorso ha ingaggiato una battaglia con il governo Sánchez puntando sempre a chiudere il meno possibile, per “non danneggiare l’economia”. Curiosità: come scrutinatore ai seggi è stato sorteggiato nientemeno che il calciatore del Real Madrid Marcelo, che però il giorno dopo il voto, il 5 maggio, sarebbe impegnato nel ritorno delle semifinali di Champions League contro il Chelsea. Pare che riuscirà comunque a liberarsi e giocare.

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