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Elezioni comunali 2021, da Milano a Roma tutte le sfide città per città

Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli e tante altre città al voto tra domenica e lunedì in un turno elettorale che avrà sicuramente un valore politico non solo locale ma anche nazionale e che sulla carta vede il centrosinistra più in salute del centrodestra

Elezioni comunali 2021, da Milano a Roma tutte le sfide città per città

Arriverà anche in Italia l’onda “rossa” della Germania, che con la vittoria di Olaf Scholz e dell’Spd ha fatto intendere che forse in Europa il vento politico sta cambiando? Lo scopriremo, seppur parzialmente, in questa tornata elettorale che tra domenica e lunedì coinvolge alcune città tra le più importanti del Paese: la capitale Roma, la locomotiva Milano, poi Torino, Bologna, Napoli, ma anche Trieste, Salerno, Varese (dove la Lega si gioca molto) e senza dimenticare le elezioni suppletive per due seggi della Camera dei deputati nei collegi di Roma e soprattutto di Siena, la città dell’intrigo Pd-Mps dove si candida personalmente il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. La partita in alcune città, soprattutto Roma, è tutta da giocare, mentre in altre (vedi Milano, ma anche Bologna) sembra già chiusa a favore del centrosinistra, che in generale pare destinato ad vincere nella maggior parte dei casi. L’accordo Pd-5 Stelle, laddove non si è tradotto in un candidato unico, resisterà ai ballottaggi? La Lega pagherà il caso Morisi? Alla destra basterà la popolarità di Giorgia Meloni, pur avendo puntato su candidati modesti? Ecco le sfide chiave, città per città.

ROMA

E’ la sfida più importante e incerta fra tutte, con ben 4 candidati che aspirano alla doppia cifra e al ballottaggio, seppur con possibilità diverse, da quanto dicono i sondaggi. In lizza ci sono la sindaca uscente Virginia Raggi (Movimento 5 Stelle), l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per il Partito Democratico, l’indipendente riformista Carlo Calenda (Azione) e il candidato unico del centrodestra Enrico Michetti. Quest’ultimo, che viene dal mondo delle radio locali, parte in teoria da favorito per arrivare al ballottaggio, data la consistente dote di consensi di Fratelli d’Italia e Lega, motivo per il quale anche il seggio vacante per la Camera – per il quale si presenta come indipendente anche l’ex magistrato Luca Palamara – dovrebbe andare al candidato della destra Pasquale Calzetta.

Tuttavia nella capitale sono sempre solide le ambizioni del Partito Democratico, con Roberto Gualtieri che stando ai sondaggi dovrebbe raggiungere in teoria Michetti al ballottaggio, per poi sconfiggerlo. Occhio però alle quotazioni in ascesa di Calenda, che può sparigliare: l’ex ministro renziano dello Sviluppo economico potrebbe beneficiare di una parziale fuga di voti dal centrodestra (Michetti ha fatto una campagna disastrosa e non ha ancora completato il programma) e ha il vantaggio di aver fatto una campagna lunga e intensa, essendo partito prima di tutti ormai un anno fa. La sua vittoria sarebbe comunque una sorpresa non potendo contare su una base elettorale, ma un buon risultato è nell’aria. Dopo la pessima performance alla guida della città, fatica invece la sindaca uscente, che pure martella tutti i giorni sul suo canale preferito, i social network, ma che nei sondaggi risulta quarta in griglia di partenza.

MILANO

Qui invece la partita sembra già chiusa prima di iniziare. La popolarità del sindaco uscente Beppe Sala, che confermandosi trascinerebbe Milano alle Olimpiadi del 2026 dopo aver organizzato l’Expo 2015 prima di arrivare a Palazzo Marino, e le continue gaffe dello sfidante di centrodestra Luca Bernardo, non lasciano spazio a molti dubbi: sarà un Sala-bis, anche se è da vedere con quale margine. Sala nel 2016 prese il 41% al primo turno per poi vincere di misura al ballottaggio contro Stefano Parisi, col 51%. Stavolta invece qualsiasi sondaggio lo dà vincente già al primo turno (55%, con Bernardo 20 punti indietro), mentre continua a non sfondare nella “capitale morale” del Paese il Movimento 5 Stelle: la candidata Layla Pavone, (ex) consigliera della società editoriale che pubblica Il Fatto Quotidiano, non arriva al 7% nei pronostici.

TORINO

Il capoluogo piemontese è l’unica grande città dove il centrodestra ha concrete chance di vittoria e soprattutto dove presenta un candidato autorevole e stimato: si tratta dell’imprenditore Paolo Damilano (il suo gruppo produce acqua minerale, Barolo, pasta ed è proprietario dello storico Bar Zucca di Torino), che infatti per smarcarsi da altri candidati improvvisati della stessa area politica ha già detto di apprezzare Beppe Sala. Damilano punta sugli indecisi, che a Torino sono tantissimi, circa il 40% secondo i sondaggi, e lancia la sfida a Valentina Sganga del Movimento 5 Stelle (la sindaca uscente Chiara Appendino ha rinunciato) e al “chiampariniano” del Pd Stefano Lo Russo, geologo di professione. La sfida è apertissima, dovrebbe giocarsi tra Lo Russo e Damilano ma a Torino il M5S non parte del tutto sconfitto come in altre città.

NAPOLI

Dove invece il Movimento 5 Stelle è molto forte è a Napoli, la “città del reddito di cittadinanza” si potrebbe dire. E infatti nel capoluogo campano è stato candidato un ex ministro del governo Conte, Gaetano Manfredi, e il centrosinistra si presenta unito intorno al suo nome. Manfredi in caso di vittoria verrà anche nominato commissario straordinario dell’area di Bagnoli, per bonificare la quale convergeranno alcune risorse del Pnrr. Napoli vota insomma un super sindaco, con la possibilità di ridimensionare parte dell’ampio potere costruito in questi anni dal “vicerè” Vincenzo De Luca, presidente della Regione. Manfredi è favorito ma a Napoli il tema è anche l’astensione: nel 2016 al ballottaggio votò solo il 35% degli aventi diritto. Qui, a differenza che altrove, la destra è divisa: la Lega non è riuscita a presentare la sua lista e il candidato Catello Maresca dovrà anche guardarsi dal redivivo ex sindaco Antonio Bassolino, che si rimette in ballo a 74 anni. A giocarsi tutto comunque è il Movimento 5 Stelle, che si aggrappa al Golfo per dimostrare di essere ancora vivo.

BOLOGNA

Anche a Bologna l’alleanza Pd-5 Stelle ha funzionato, a sostegno del favoritissimo candidato Matteo Lepore, già assessore della Giunta uscente e in grande vantaggio nei sondaggi. Al punto che il rivale, il candidato civico appoggiato dal centrodestra Fabio Battistini, ha di fatto già alzato bandiera bianca, dichiarandosi pronto a collaborare soprattutto sull’utilizzo dei fondi del Pnrr. Un altro smacco per Matteo Salvini, travolto dallo scandalo Morisi e con gli aspiranti sindaci da lui scelti sempre più lontani dalla sua orbita oppure chiaramente dati per perdenti. Secondo i sondaggi Lepore dovrebbe vincere già al primo turno, con l’ipotesi di agguantare addirittura il 60% delle preferenze. Staccatissimo Battistini che dovrebbe fermarsi intorno al 35% o poco più.

SUPPLETIVA SIENA

Importante anche l’assegnazione del seggio vacante alla Camera per il collegio Toscana 12, quello di Siena e provincia. Siena è la città degli scandali Mps, ai quali è inesorabilmente legato il Partito Democratico. Il segretario Enrico Letta ha però deciso di metterci la faccia, anzi solo quella: per conquistare un posto da deputato dove nel 2018 fu eletto Pier Carlo Padoan, Letta spende il suo nome ma non il simbolo del partito. Scelta che la dice lunga, ma il segretario del Pd rimane comunque nettamente il favorito, visto che è sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle e da Italia Viva. Il centrodestra ha scelto di puntare sull’imprenditore Tommaso Marrocchesi Marzi ma con poche chance di vittoria, mentre ci provano anche Italexit e il Movimento No Vax, e per loro sarebbe l’esordio assoluto (ma di fatto impossibile) in Parlamento.

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