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Elezioni Brasile 2022: Lula a un passo dalla nuova presidenza, Bolsonaro tenta la rimonta

I sondaggi danno Lula in netto vantaggio – Bolsonaro travolto da polemiche e scandali: l’ultimo sulla privatizzazione di Petrobras – Intanto, il Paese torna a soffrire la fame

Elezioni Brasile 2022: Lula a un passo dalla nuova presidenza, Bolsonaro tenta la rimonta

Il prossimo 2 ottobre, tra esattamente tre mesi, un Paese del Sudamerica eleggerà un nuovo presidente per la terza volta nell’anno solare: dopo le novità di Gabriel Boric in Cile e di Gustavo Petro in Colombia (primo presidente di sinistra nella storia del Paese), tocca al Brasile, la prima economia del continente. E in questo caso più che di una novità potrebbe trattarsi di un grande ritorno: a 12 anni dall’ultima volta (è stato presidente dal 2002 al 2010) e dopo le note vicende giudiziarie che sembravano averne compromesso la carriera politica, il favorito per la vittoria è il redivivo Lula da Silva, leader storico del Partito dei Lavoratori.

Lula si presenta alla sfida col presidente uscente Jair Bolsonaro forte di un solido vantaggio nei sondaggi, da addebitare probabilmente più all’insoddisfazione per l’attuale capo del governo che a un consenso convinto. Potrebbe trattarsi del classico caso di “voto contro”, un po’ come accaduto in Francia con gli elettori che non hanno dato credito a Marine Le Pen preferendo Macron: meglio scartare gli estremismi, in tempi di guerra.

Guerra e inflazione: quali effetti sul Brasile?

La guerra, in Brasile, non si sente in maniera diretta, ma gli effetti ci sono tutti, a cominciare dalla spirale inflazionistica che pure nel Paese più grande dell’America Latina si sta facendo avvertire in modo chiaro. Certo, il Brasile non la sta pagando come la vicina Argentina, che a maggio ha superato il 60% su base annua, il record da 30 anni, con una previsione del 72% per l’anno solare secondo la Banca centrale di Buenos Aires. A Brasilia l’ultimo dato parla di un indice dei prezzi salito del 12% rispetto a un anno fa, ma secondo il governatore della Banca centrale, Roberto Campos Neto, il peggio sarebbe passato, tanto che il saldo finale del 2022 è previsto al di sotto del +5% rispetto al 2021.

Tuttavia, secondo molti indicatori, il Brasile sta attraversando economicamente il peggior momento nel 21 esimo secolo: dopo la grande crescita della prima decade, il Paese torna ad avere difficoltà a sfamare tutta la popolazione. Secondo EBIA (Escala Brasileira de Insegurança Alimentar) solo quattro famiglie brasiliane su dieci hanno pieno accesso al cibo e oltre 33 milioni di individui soffrono la fame (il 15% della popolazione e quasi il doppio rispetto al 2020). In tutto, 125 milioni di brasiliani vivono con un certo grado di insicurezza alimentare, mentre solo un brasiliano su 10 dichiara di disporre di cibo in quantità più che sufficiente.

Elezioni Brasile 2022: cosa dicono i sondaggi

L’ultimo sondaggio pubblicato a fine giugno da Datafolha, istituto statistico che fa capo alla Folha de São Paulo, uno dei quotidiani più autorevoli del Paese (anche se negli ultimi mesi non è mancato qualche strafalcione, come la fake news sulla morte della Regina Elisabetta), parla chiaro: Lula è al 47% delle intenzioni di voto al primo turno, ampiamente davanti al 28% di cui è accreditato Bolsonaro e poco sotto il 50%+1 che lo proclamerebbe presidente senza ricorrere al ballottaggio (il margine di errore è di due punti).

Il secondo turno, tuttavia, sempre stando ai sondaggi, potrebbe rivelarsi una formalità: in quel caso il vantaggio di Lula supererebbe i 20 punti, 57% contro 34%, con l’8% di schede bianche o nulle e l’1% di indecisi.

Bolsonaro: dal caso Petrobras al peso dei social

Bolsonaro, da parte sua, naviga a vista tra gaffe e scivoloni, l’ultimo dei quali il tentativo sempre più controverso di privatizzare il colosso Petrobras, continuamente attaccato dal presidente per l’aumento dei prezzi dei carburanti, il che ha provocato volatilità al titolo in Borsa e le dimissioni di ben tre CEO negli ultimi tre anni, l’ultimo dei quali, Jose Mauro Coelho, lo scorso 20 giugno. Coelho si è dimesso due giorni dopo l’entrata in vigore dei nuovi aumenti dei prezzi di benzina e diesel, ma di fatto era già stato scaricato a maggio da Bolsonaro, che aveva indicato il nome del successore, Caio Mário Paes de Andrade. Il tutto mentre l’opposizione ricorda che proprio pochi giorni fa Petrobras ha pagato agli azionisti la prima rata di un dividendo record, da 48,5 miliardi di reais, e che a beneficiarne – finché lo Stato rimarrà azionista di maggioranza – sono anche le casse pubbliche.

Bolsonaro si consola tuttavia confermandosi re assoluto dei social network. In Brasile l’istituto Quaest aggiorna periodicamente l’Indice di popolarità digitale, grazie ad un algoritmo che analizza Twitter (dove l’attuale presidente ha oltre 8 milioni di follower, più del doppio di Lula), Facebook (14 milioni contro nemmeno 5), Instagram, YouTube, Wikipedia e Google. Bolsonaro comanda con 33 punti, contro i 29 di Lula, che dunque non sfonda nonostante la sua innegabile popolarità. Ed è questo un altro tema della campagna, a proposito di “voto contro”: in parte anche il presidente uscente potrebbe beneficiare di questo paradigma, poiché il carisma del rivale, col tempo, si è un po’ appannato.

Lula: dall’inchiesta Lava Jato all’aborto

Lula, infatti, si presenta all’appuntamento presidenziale all’età di 76 anni, non più verosimilmente nel pieno delle forze. Probabilmente per lui questo è l’ultimo giro e non sono pochi i brasiliani che comunque, pur preferendolo a Bolsonaro, non gli perdonano i guai giudiziari sui quali non si è mai fatto del tutto chiarezza. L’ex presidente, infatti, non è stato formalmente assolto dalle accuse di corruzione e riciclaggio: condannato in secondo grado a 12 anni nell’ambito della maxinchiesta Lava Jato, ha già scontato 580 giorni in carcere, ma è tornato libero approfittando di un errore procedurale che ha portato all’annullamento del processo da lui subito. La sua immagine, dunque, non è riabilitata al 100%, perché in teoria quel processo si dovrebbe rifare.

E poi c’è la questione aborto, argomento diventato attualissimo dopo la decisione choc della Corte suprema Usa di non garantire più questo diritto. Secondo gli analisti, la neo-moglie di Lula, la sociologa Rosângela da Silva, gli avrebbe infatti consigliato di sbilanciarsi, dichiarandosi sì contrario alla pratica dell’aborto (che in Brasile è proibito) ma favorevole a che ne venga riconosciuto il diritto. Una posizione ambigua ed elettoralmente controproducente: secondo un sondaggio di Genial/Quaest, dopo quelle dichiarazioni il 50% degli intervistati ha detto che le chance di votarlo diminuiscono, e solo il 7% ha invece risposto di sentirsi maggiormente predisposto a optare per lui. La sensazione è di un Lula a metà tra il barricadiero dei tempi passati e una nuova versione più moderata, se non addirittura market friendly, tant’è vero che va a lui l’endorsement della comunità internazionale. Finanza compresa. E forse è proprio questo che farà la differenza.

4 thoughts on “Elezioni Brasile 2022: Lula a un passo dalla nuova presidenza, Bolsonaro tenta la rimonta

  1. Mi dispiace, ma questo è un articolo totalmente fazioso, che tenta ancora una volta di screditare Bolsonaro e riaccreditare Lula, già condannato anche in appello per, questo sì, il famoso scandalo Petrobras, l’inchiesta Lava Jato, che ha fatto condannare oltre a Lula, decine di altri esponenti del PT, il partito di Lula. I brasiliani non la pensano come lei, non vogliono tornare indietro, ma soprattutto non credono a questi sondaggi farlocchi. Ma possibile che la sinistra non abbia trovato nessun altro che non candidare un ex condannato per corruzione, lavaggio di denaro, ecc? Bolsonaro sarà antipatico, amico dei militari, dichiarato fascista e genocida, ma non è un corrotto. Lula non può dire la stessa cosa. E non può nemmeno andare liberamente per strada, senza essere insultato dalla gente comune.
    Mi spiace, sono pronto a sostenere un qualsiasi dibattito su questi temi. Basta queste calunnie, questo non le fa onore come giornalista. Magari la accrediterà presso qualche partito.

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      1. I brasiliani sono d’accordo nel rieleggere la persona che ha montato il più grande scandalo di corruzione, riciclaggio e ladrocinio di soldi pubblici della storia? Ma l’inchiesta Lava Jato non ha insegnato nulla?
        È proprio vero che ogni popolo si merita il governo che ha.

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    1. Gentile Sig. Zonca,
      io vivo in Brasile da due anni e mezzo e non cerco nessuna tessera di partito. Vorrei farle notare che i sondaggi non erano farlocchi, ha vinto per davvero Lula, seppur di poco e io sono il primo ad ammettere che pensavo che avrebbe vinto Bolsonaro, per il clima che si respirava nel Paese. Però mi chiedo: le sembra poco essere dichiarato fascista e genocida? Non è almeno altrettanto grave che essere corrotto, peraltro condannato attraverso una inchiesta che poi si è rivelata essere irregolare, e condotta da un magistrato che poi è diventato ministro con Bolsonaro? Non si è interrogato su questo? Cordialmente.

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