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Efficienza energetica per l’Italia verde, ma bisogna semplificare

Presentato il Rapporto Cesef 2020. Una montagna di risorse si rende disponibile con il Recovery Plan ma servono un riordino delle normative anche fiscali e regole chiare per fare del settore un vero motore della ripresa

Efficienza energetica per l’Italia verde, ma bisogna semplificare

L’efficienza energetica è un incredibile volano per la ripartenza Green del Paese. C’è il fabbisogno di interventi, ci sono le competenze necessarie per realizzarli e ci sono anche le risorse: manca però un quadro regolatorio certo e di lungo periodo che agevoli la messa in opera dei progetti dando certezze agli operatori.

Sono queste in sintesi le conclusioni del Rapporto CESEF 2020 di Agici Finanza d’Impresa, presentato martedì nel settimo Workshop, articolato in più tavole rotonde a cui hanno preso parte Claudia Canevari (DG Energia, Commissione Europea), Luca Barberis (GSE), Roberto Piccin (Cesi), Fabio Grosso (Enel X), Giorgio Fontana (Eni gas e luce), Gianluca Zonta (Renovit), Francesco Campaniello (Terna-Avvenia), Filippo Stefanelli (Acea), Enrico de Girolamo (CVA), Cristian Fabbri (Hera), Alessandro Cecchi (Iren), Evarist Granata (ACP SGR), Massimiliano Braghin (InfinityHub), Luca Matrone (Intesa Sanpaolo) e Francesco Maggi (Foresight) con Andrea Gilardoni e Stefano Clerici (CESEF).

“Crediamo che il settore possa essere il fulcro del rilancio del Paese dopo la pandemia”, ha spiegato Stefano Clerici, Direttore del CESEF. “L’efficienza energetica è centrale nelle politiche di decarbonizzazione europee e nazionali e questo garantisce abbondanti risorse economiche sia pubbliche (Next Generation EU, incentivi, ecc.) che private, con gli investitori istituzionali sempre più orientati ad investire nel comparto. Ma le risorse non sono sufficienti da sole a garantire gli investimenti, occorrono anche norme che definiscano un quadro stabile nel lungo periodo per le imprese che devono realizzare i progetti”. 

Certamente la pandemia ha rallentato, se non bloccato – per esempio nell’industria – gli investimenti. Nelle PMI, poco o nulla è stato fatto. Nel comparto residenziale ci sono oltre 270 mila edifici che presentano un alto potenziale di riqualificazione energetica e antisismica. Non parliamo poi della Pubblica Amministrazione: il 70% delle scuole in Italia non ha ricevuto alcun tipo di intervento di efficientamento, come riportato nel Recovery plan che non a caso destina all’efficienza energetica circa il 25% delle risorse del Next Generation EU destinate all’Italia, cioè 54 miliardi di euro. A queste si affiancano i fondi già previsti dalla programmazione europea (FESR, FSE e ESIF), i fondi Horizon e i fondi specifici per l’Efficienza energetica (ELENA), ma anche gli incentivi previsti a livello nazionale (Eco-Sismabonus, Certificati Bianchi, Conto termico, FNEE, ecc.).

Una montagna di risorse attende dunque di essere speso e generare occupazione. Il mercato, rileva il rapporto Cesef 2020 si è progressivamente consolidato come dimostra “il calo dei debiti verso le banche: -32% nel 2019. Il trend, seppur meno intenso, è proseguito anche nel 2020 nonostante la pandemia. Negli ultimi 18 mesi ci sono state 5 operazioni di M&A tra utilities e operatori energetici e piccole ESCo specializzate. Inoltre, sta emergendo il trend delle Joint venture tra grandi operatori di efficienza energetica e investitori finanziari, come Renovit (Snam, CDP) e Cogenio (Enel X e Infracapital)”. Non mancano quindi i campioni nazionali in grado di mettere a terra volumi significativi di investimenti.

A supporto degli operatori, sempre più investitori istituzionali stanno entrando nel settore. Il CESEF – riferisce il comunicato di Agici – “attraverso interviste dirette a 9 tra i principali investitori istituzionali comunitari, con 35 miliardi di € di asset under management, di cui uno dedicato esclusivamente all’EE, ha identificato i 6 modelli prevalenti: Cartolarizzazione, Mezzanine Finance, Joint Venture, Equity Crowdfunging, Lending Crowdfunding, Project Green Bond. I principali vantaggi per il settore sono l’aggregazione dei piccoli interventi, la separazione tra rischio operatore e rischio progetto, incremento delle sinergie tra le risorse dei finanziatori e il know-how degli operatori, il finanziamento in pool”. 

E qui arriviamo alle note dolenti. “A frenare la concreta messa a terra dei progetti vi sono una serie di vecchie e nuove problematiche regolatorie e normative. In primo luogo, secondo Clerici: “Il PNRR deve selezionare meglio i progetti da incentivare, attraverso una valutazione di impatti sui consumi energetici e sulle emissioni e deve essere più coerente con le politiche energetiche nazionali (come il PNIEC) ed europee”.

Inoltre, occorre strutturare maggiormente e ove necessario riformare i meccanismi incentivanti.

Il Superbonus 110%, ad esempio, è una misura straordinaria e particolarmente apprezzata dagli operatori, ma come emerge dal monitoraggio condotto dal CESEF, “nei primi sei mesi di funzionamento, solo il 7% degli interventi richiesti aveva superato lo scoglio della delibera assembleare e solo lo 0,3% era già concluso”. A giudizio del centro studi sarebbe necessario allungarne la durata e ridurre l’eccesso di burocrazia che accompagna il Superbonus. 

Il meccanismo dei Certificati Bianchi, infine, va al più presto riformato. In particolare, durante il Workshop è emerso che gli operatori chiedono a gran voce di pubblicare l’atteso decreto sui TEE a beneficio soprattutto del settore industriale. Infine, va risolto l’imbuto PA imponendo obblighi di efficientemento per le amministrazioni pubbliche senza dimenticare l’imprescindibili bisogno di uno sfoltimento e riordino delle normative esistenti (anche e soprattutto quelle di incentivazione fiscale) in un unico Testo Unico che ne renda certa l’esecuzione e più veloce l’impiego.

Infine, per sbloccare definitivamente gli enormi benefici economici, ambientali e sociali associati agli investimenti in efficienza energetica, occorre almeno attivare la domanda imponendo obblighi di efficientamento per la PA e per le industrie energivore, definire un Testo unico per l’EE nel settore residenziale che raccolga, riordini e semplifichi il corpus normativo di tutte le forme di detrazione fiscale, sviluppare un sistema di garanzie finanziarie e tecniche, per attrarre ulteriori risorse private nel settore.

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