Come si chiude un negozio digitale? E come si manda in ferie un distributore automatico? Sono queste le assurde domande che scaturiscono dalla legge sugli orari dei negozi attualmente in discussione al Senato. Il testo del ddl già approvato alla Camera in pratica fa un passo indietro sulla liberalizzazione degli orari dei negozi e introduce 12 giorni l’anno di chiusura obbligatoria. La nuova legge lascia intatta la possibilità per i negozi di stare aperti anche 24 ore al giorno, ma obbliga la chiusura nelle 12 festività nazionali prevedendo soltanto la possibilità di sostituirne 6 con altrettanti giorni scelti dal negoziante.
Ma cosa c’entrano gli e-commerce? Potrà sembrare assurdo, ma in base all’attuale versione del ddl le nuove norme sarebbero valide anche per i negozi 2.0, per gli e-commerce, ma anche per i distributori automatici. La falla nella legge sui negozi starebbe proprio all’articolo 1 dove tra le accezioni alla nuova disciplina il legislatore si è dimenticato di inserire anche gli e-commerce che per loro stessa natura non possono essere chiusi. L’articolo 1-ter della legge attualmente in discussione in Commissione al Senato recita: “Le tipologie di attività di cui all’articolo 13, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e le attività di somministrazione di alimenti e bevande non sono soggette ad alcun obbligo di chiusura domenicale o festiva”. Secondo la legge del 1998 sono escluse dalla normativa anche i servizi interni ai campeggi o ai complessi turistici, situati presso le stazioni ferroviarie, marittime e aeroportuali, gli autogrill e altri esercizi specializzati nella vendita di souvenir e artigianato locale. E così, se non ci sarà una modifica dell’articolo 1 con diretto riferimento agli e-commerce, anche i negozi 2.0 saranno obbligati per legge a chiudere almeno 12 giorni l’anno fermo restano l’esclusione dei distributori che somministrano alimenti e bevande.
Al netto dei problemi tecnici che comporta la chiusura di un sito, le associazioni di categoria mettono l’accento sull’effetto negativo che tale imposizione avrebbe sugli imprenditori italiani. Il settore degli e-commerce molto vivace in altri Paesi europei, sta lentamente prendendo piede anche in Italia: nel 2014 il giro d’affari degli e-commerce italiani valeva poco più di 13 miliardi di euro e l’obbligo di chiusura per 12 giorni l’anno non farebbe altro che danneggiare la loro crescita.
Se un utente alla ricerca di un prodotto si imbatte in un e-commerce italiano chiuso per ferie, non può far altro che cambiare sito e comprare presso un negozio 2.0 con base fuori dal Belpaese. Secondo l’Antitrust la legge sui negozi è “un passo indietro nel già difficoltoso processo di liberalizzazione e di ammodernamento del settore”. Sulla stessa lunghezza d’onda Federdistribuzione che critica l’intero impianto della legge: “Una restrizione della liberalizzazione sugli orari di apertura avrebbe effetti negativi, che peggiorerebbero il servizio offerto ai consumatori. Inoltre meno giornate di apertura significano meno ore lavorate e quindi meno salari distribuiti e minor bisogno di collaboratori da parte dei punti vendita”.