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Draghi: “Inflazione ancora bassa a lungo”. E non esistono rischi di deflazione

Per il presidente della Bce la pressione sui prezzi resterà debole sul breve-medio termine e sul lungo continuerà a rimanere sotto l’obiettivo del 2% – Riguardo a possibili derive deflazionistiche, Draghi ha indicato le differenze tra il Giappone degli anni Novanta e l’Europa di oggi per la qualità dei bilanci delle banche e delle aziende private

Draghi: “Inflazione ancora bassa a lungo”. E non esistono rischi di deflazione

La Bce ha lasciato i tassi di interesse invariati e conferma una politica accomodante con tassi bassi a lungo, invariati o inferiori ai livelli attuali. E si è detta poi pronta ad agire con un’artiglieria di strumenti a disposizione.

“Le analisi e le informazioni hanno confermato la nostra decisione di politica monetaria del mese scorso”, ha detto Mario Draghi nel corso della consueta conferenza stampa che segue la decisione sui tassi di interesse. Il presidente dell’Eurotower ha ricordato come nel corso dell’ultima riunione fossero emerse divergenze sulla tempistica del taglio dei tassi ma ha detto che la decisione si è rivelata giustificata e che la forward guidance ha funzionato. Lo si è visto, ha detto Draghi, in differenti indicatori (i rendimenti sono diminuiti, le emissioni sono aumenatate, per esempio). Certo, ha precisato, “più grande è il processo di deleveraging che devono fare i bilanci bancari e privati e più tempo ci vorrà, perché si vedano tutti gli effetti della politica monetaria, e la asset quality review contribuirà ad accorciare i tempi”.

Sul fronte macro la Bce ha migliorato leggermente le sue previsioni per la crescita dell’Eurozona: ora i suoi economisti si aspettano un 2013 a -0,4% per il 2013, a 1,1% per il 2014 e 1,5 per il 2015. A settembre le stime erano a -0,4% per il 2013 e +1% per il 2014.

Draghi ha confermato che la politica monetaria rimarrà accomodante e che la Bce è pronta ad agire con un ventaglio di strumenti che sono tecnicamente pronti. “Abbiamo una potente artiglieria di strumenti – ha assicurato Draghi precisando che “non ne abbiamo individuato uno specifico al momento e abbiamo parlato della possibilità di tassi di deposito negativi ma solo brevemente”. La riflessione della Bce verte anche sulla possibilità di non sterilizzare almeno in parte gli acquisti di titoli di Stato fatti dalla banca centrale tra il 2010 e il 2102. D’altra parte, il presidente della Bce ha sottolineato che è prematuro speculare ora su possibili azioni future. Anche se ha voluto precisare che nel caso di una nuova misura simile Ltro “ci si dovrà assicurare che sia usato per sostenere l’economia” e non per comprare Btp. La strada di Fls, un Ltro ancorato ai finanziamenti alle imprese come fatto in Uk, pare comunque in salita per la complessità di attuazione in un contesto fatto da diversi stati nazionali. In ogni caso Draghi ha ricordato che quando l’Ltro è stato varato la situazione era molto diversa le ‘Ltro ha avuto successo nell’evitare una severa e ulteriore contrazione del credito.

Sul fronte dello scenario macroeconomico, la pressione sui prezzi è vista debole nel medio termine mentre sul medio-lungo termine continua a rimanere sotto l’obiettivo del 2%. Per la bce potremmo così sperimentare un periodo di bassa inflazione seguto da un graduale movimento verso l’alto verso il 2%. Draghi vede poi molte differenze tra la situazione dell’Eurozona attuale e quella del Giappone degli anni novanta: per esempio non è confrontabile la situazione dei bilanci delle banche e dei privati, stiamo per avviare a un asset quality review che contribuirà alla maggiore fiducia nel sistema, i Paesi euro hanno fatto progressi nelle riforme strutturali.

I governi non devono comunque abbassare la guardia. “In particolare le misure di consolidamento devono favorire la crescita e avere una prospettiva di medio lungo termine minimizzando gli effetti distorsivi della tassazione. Allo stesso tempo c’è esigenza di spingere sulle riforme dei mercati dei prodotti e del lavoro per aumentare la competitività, aumentare il potenziale di crescita e generare opportunità di impiego sostenendo l’adattabilità delle nostre economie”.

Sul fronte dei cambi Draghi ha precisato che il tasso di cambio dell’euro è “fonte di interesse comune” in quanto influenza la stabilità dei prezzi e la crescita, ma non un obiettivo di politica monetaria.

Infine, sui possibili impatti del tapering della Fed, Draghi ha ricordato come a giugno l’annuncio del rallentamento degli stimoli aveva provocato una ripercussione limitata mentre più forte nei paesi emergenti e che proprio questo può aver generato un repricing che potrebbe riparare l’area euro da conseguenze del tapering.

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