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Dl Pa: ok definitivo della Camera con 303 voti favorevoli e 163 contrari

Il provvedimento è passato con 303 sì, 163 no e nove astenuti – L’approvazione è arrivata in terza lettura, senza modifiche rispetto al testo votato dal Senato – In particolare è stato confermato il taglio alle misure introdotte sugli insegnanti “quota 96”, che avrebbero consentito il prepensionamento di 4mila insegnanti – Molte altre le novità in arrivo

Dl Pa: ok definitivo della Camera con 303 voti favorevoli e 163 contrari

L’Aula della Camera ha definitivamente approvato con 303 sì, 163 no (9 sono stati gli astenuti) il decreto legge per la semplificazione e la trasparenza della Pubblica amministrazione, senza modifiche rispetto al testo votato dal Senato.

Il provvedimento è stato votato in terza lettura. In particolare è stato confermato il taglio alle misure introdotte nella prima lettura alla Camera sugli insegnanti “quota 96” che avrebbero consentito il pensionamento immediato di circa 4.000 insegnanti, con un costo stimato di circa 50 mln nel 2014 e quasi 400 mln tra il 2014 e il 2018). Per il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, intervenuto in aula prima del voto finale sul decreto la decisione del governo di ritirare la norma ha «determinato una inevitabile frattura che va ricomposta»: «Come la Ragioneria dello Stato ha certificato le coperture del dl missioni, era corretto certificare le analoghe coperture su quota 96».

Molti e a largo raggio i contenuti del decreto. Tra i capitoli più importanti, quelli che intervengono sul fronte pensionistico, con l’abolizione ad esempio dell’istituto del trattenimento in servizio dei pubblici dipendenti. Dalla fine di ottobre nessun impiegato della Pa potrà restare a lavoro dopo aver raggiunto i requisiti pensionistici. Stop quindi alla prassi di permettere il prolungamento del servizio per un biennio. La regola varrà anche per i magistrati (che oggi possono trattenersi in servizio fino a 75 anni, 5 in più rispetto ai 70 che fanno scattare la quiescenza.

In arrivo anche una stretta sull’utilizzo dei magistrati nell’ambito della Pa. Le toghe che ricoprono incarichi in uffici di diretta collaborazione, anche solo di consulenza giuridica, non potranno più godere dell’aspettativa, ma dovranno obbligatoriamente andare fuori ruolo, posizione per cui gli spazi non sono infiniti (la durata massima è di dieci anni). La regola però non vale per coloro che hanno già ottenuto l’aspettativa.

Sempre in materia di pensioni, tra le novità anche la possibilità delle amministrazioni di mandare a riposto i dipendenti, motivando la scelta, a 62 anni, purché abbiano l’anzianità massima. La riforma prevede anche il dimezzamento di permessi e distacchi sindacali e, per favorire il turnover nella Pa, il divieto di assegnare incarichi ad ex dipendenti pubblici in pensione. Il paletto è stato esteso anche ai dipendenti di società ed enti a controllo pubblico, ad eccezione dei componenti delle giunte degli enti territoriali e dei membri degli organi elettivi di ordini professionali.

Tra le misure più attese della riforma c’è poi la possibilità di disporre, senza necessità di motivarlo, il trasferimento di un dipendente pubblico da un ufficio ad un altro purché nel raggio di 50 chilometri. La norma non varrà per dipendenti con figli sotto i 3 anni o tutelati dalla legge 104. I criteri generali per la definizione della mobilità saranno decisi insieme ai sindacati. Lo stesso vale per il per il demansionamento in seguito al trasferimento: al massimo si potrà essere retrocessi di un una qualifica.

Il decreto 90/2014 allarga poi il campo d’azione del presidente dell’Autorità Anticorruzione, ruolo oggi ricoperto dall’ex magistrato Raffaele Cantone. La sua vigilanza sui contratti d’appalto a rischio coinvolgerà pure le concessionarie e potrà proporre commissariamenti anche nei casi in cui il procedimento penale non sia stato ancora aperto. Per favorire la semplificazione delle procedure prevista anche l’introduzione di moduli di autorizzazione per i lavori edilizi e l’avvio di attività produttive (Scia) uguali su tutto il territorio nazionale. I moduli saranno pubblicati sul portale www.impresainungiorno.gov.it.

Molto contestata, nel corso del passaggio parlamentare, la misura che prevede il taglio delle somme dovute dalle imprese alle Camere di commercio. Il dimezzamento dei diritti camerali, inizialmente previsto in un anno, verrà invece spalmano su tre anni (35% per il 2015, 40% nel 2016 e 50% nel 2017), come richiesto da Unioncamere

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