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Dividendi banche: a luglio la Bce decide se revocare lo stop

Il 23 luglio da banca centrale europea deciderà se revocare le restrizioni su cedole e buyback – intanto, arrivano notizie positive dalle banche italiane: le sofferenze sono ai minimi da 12 anni

Dividendi banche: a luglio la Bce decide se revocare lo stop

Dal mese prossimo le banche dell’Eurozona potrebbero essere autorizzate nuovamente a distribuire i dividendi. L’appuntamento è per il 23 luglio: in quella data la Banca centrale europea deciderà se rimuovere le restrizioni su cedole e buyback varate l’anno scorso per far fronte alle conseguenze della pandemia. Lo ha annunciato Andrea Enria, presidente del Consiglio di vigilanza bancaria della Bce, durante una conversazione virtuale Afme-Omfif sull’integrazione finanziaria.

Intanto, dall’Italia arrivano notizie positive sul fronte delle sofferenze bancarie, tornate ai livelli più bassi degli ultimi 12 anni (giugno 2009). Secondo l’ultimo rapporto mensile dell’Abi, ad aprile il dato al netto di svalutazioni e accantonamenti già effettuati era pari a 19,8 miliardi di euro, valore che si confronta con i 19,9 miliardi di marzo scorso, i 26,1 miliardi di aprile 2020 (-24%) e i 32,6 miliardi di aprile 2019 (-39,2%).

Sempre ad Aprile, il rapporto tra sofferenze nette e impieghi si attestava all’1,15%, la stessa percentuale dello scorso marzo, mentre il rapporto era all’1,50% nell’aprile del 2020. Il miglioramento è ancora più evidente nel confronto con i dati di aprile 2019 (1,87%) e novembre 2015 (4,89%).

Rispetto al picco raggiunto nel novembre 2015, a quota 88,8 miliardi, le sofferenze nette delle banche italiane sono state abbattute del 77,7%.

Quanto alle prospettive per i prossimi mesi, “tutto dipenderà dalla forza della ripresa – spiega il vicedirettore generale dell’Abi, Gianfranco Torriero – Su questo i dati sul Pil di Bankitalia sono un buon segnale. E anche i segnali che vengono dagli indicatori congiunturali sembrano tutti abbastanza positivi”.

Nelle prime fasi della pandemia, le autorità economiche temevano che la crisi innescata dal Covid provocasse un’impennata di crediti deteriorati e sofferenze analoga a quella che si verificò dopo la crisi del 2007-2009, poi esacerbata dall’eurocrisi degli anni successivi. Per ora, questo scenario sembra scongiurato.

A disinnescare il pericolo hanno contribuito politiche monetarie e fiscali concepite “nell’ottica di fronteggiare un’emergenza esterna, con misure che servivano a traghettare le imprese a una nuova normalità – continua Torriero – Ci sono stati dei settori che hanno risentito meno della crisi, ma c’è anche un apparato di misure totalmente diverse da quelle del 2008-2013”.

Nei prossimi mesi, con il venire meno di alcuni provvedimenti, si potrà verificare se l’incremento di rischiosità dei prestiti sarà “di tipo fisiologico e non patologico”, conclude il vicedirettore generale dell’Abi, ricordando comunque che le sofferenze sono “l’ultimo stadio a cui si arriva: prima si passa dai ritardi di pagamento e dalle inadempienze probabili”.

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