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Disastri naturali, come prevenirli grazie ai dati dallo spazio

L’Italia, che è al settimo posto al mondo per danni da catastrofi naturali, spende solo per le ricostruzioni sismiche 2,4 miliardi l’anno dal 1968 – Un consorzio guidato da Indra insieme all’ESA (Agenzia spaziale europea) dimostrerà che utilizzando i dati dei satelliti sarà possibile evitare danni che negli ultimi 20 anni sono stimati in quasi 3.000 miliardi nel mondo.

Disastri naturali, come prevenirli grazie ai dati dallo spazio

Ogni anno inondazioni, siccità, terremoti, uragani, incendi ed eruzioni vulcaniche causano la morte di numerose persone, generando anche ingenti perdite economiche in tutto il pianeta. Come fare ad arginare tutto questo, in un periodo in cui i cambiamenti climatici stanno rendendo questi fenomeni sempre più frequenti e catastrofici? Ci stanno pensando Indra, società spagnola di consulenza, e l’Agenzia spaziale europea (ESA), attraverso uno dei progetti dell’iniziativa di Osservazione della Terra per lo Sviluppo Sostenibile (Earth Observation for Sustainable Development, EO4SD), che ha l’obiettivo di ridurre gli enormi costi, sia in termini di vite umane che economici, legati alle calamità naturali. 

Nei prossimi due anni e mezzo un consorzio guidato da Indra, in collaborazione con le banche di sviluppo di tutto il mondo, si occuperà dunque del progetto Disasters Risk Reduction attraverso il quale, oltre a promuovere lo sviluppo sostenibile del pianeta, si dimostreranno i vantaggi che le tecnologie spaziali offrono quando si tratta di identificare in anticipo i rischi che i disastri naturali rappresentano per la popolazione. La chiave è nell’accesso all’enorme mole di informazioni raccolte dallo spazio, come quelle provenienti dalla costellazione di satelliti europei Sentinel (programma spaziale Copernicus). Informazioni che possono essere incrociate con le serie storiche di eventi in una determinata area e che offrono vantaggi enormi: permettono infatti di raccogliere rapidamente e in dettaglio un’ampia gamma di parametri, quali la distribuzione e la densità della popolazione, il tipo di edifici esistenti, le risorse disponibili e le infrastrutture, il tipo di vegetazione, l’altezza e il grado di inclinazione del terreno, etc. 

La nuova tecnologia, che si integrerebbe con Big Data e Data Analytics, permetterebbe anche di identificare se, dopo forti piogge o alluvioni, vi è il pericolo di frane e dove è più probabile che si verifichi un movimento di questo tipo. Senza contare che il costo delle immagini provenienti dallo spazio è sempre più basso (arrivando addirittura ad essere gratuite e accessibili a tutti) grazie all’aumento del numero di satelliti, e la loro risoluzione è notevolmente migliorata, consentendo, nel caso dei sistemi satellitari più all’avanguardia, perfino di identificare un veicolo dallo spazio, mentre l’uso di immagini radar, complementari, consente di “vedere” sia di notte che di giorno, a prescindere anche dalla nuvolosità.  

Il progetto parte da alcuni dati emersi dalll’ultimo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (UNISDR) e del Centro di ricerca sulla epidemiologia dei disastri (Cred), dal quale emerge che, prendendo in considerazione terremoti, tsunami, uragani, temperature estreme, inondazioni e siccità, le perdite economiche generate da questo tipo di eventi in tutto il mondo per il periodo 1998-2017 sono stimabili in circa 2.908 miliardi di dollari. Il 77% di esse sono dovute a disastri legati al clima (2.245 miliardi), il cui valore assoluto aumenta di 2,5 volte (circa il 151%) rispetto al ventennio precedente (1978-1997). 

Le perdite maggiori negli ultimi vent’anni si sono registrate negli Stati Uniti (944,8 miliardi), seguiti da Cina (492,2), Giappone (376,3), India (79,5), Puerto Rico (71,7), Germania (57,9), Italia (56,6), Thailandia (52,4), Messico (46,5) e Francia (43,3). A pesare sul bilancio del ventennio sono soprattutto gli eventi più grandi, come gli uragani Harvey, Irma e Maria (2017), Katrina (2005) e il terremoto seguito dallo tsunami del 2004 in Indonesia. Ma c’è anche un 63% di eventi registrati che non contengono informazioni di tipo economico, rendendo pressoché impossibile una stima precisa dei danni.  

L’Italia è dunque al settimo posto nella classifica dei paesi al mondo che hanno subito più danni da catastrofi naturali dal 98’ ad oggi. Basti pensare che solo per le ricostruzioni post sismiche dal 1968 al 2014 sono stati spesi dal Paese circa 120 miliardi di euro, secondo una stima elaborata dal Consiglio Nazionale italiano Ingegneri (CNI). Una cifra che equivale a 2,4 miliardi di euro all’anno. Il costo della prevenzione per rendere gli edifici pubblici e privati più sicuri e risparmiare vite umane sarebbe stato, sempre secondo la stessa ricerca, poco meno di 94 miliardi di euro. Solo il terremoto in Centro Italia del 2016 ha generato perdite pari a 23,5 miliardi di euro. 

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