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Decreto crescita: tutte le misure. Su Roma scontro Lega-M5S

ll Consiglio dei ministri approva nella notte il decreto che interviene su imprese, rimborsi per i crac bancari, Alitalia – Sul debito di Roma Salvini non molla: resterà sulle spalle della sola Capitale e non di tutti gli italiani

Decreto crescita: tutte le misure. Su Roma scontro  Lega-M5S

È stato un Consiglio dei ministri burrascoso quello che nella notte ha dato il via libera al decreto crescita (che era già passato il 4 aprile, ma con la formula “salvo intese”). Inizialmente convocata per le 18, la riunione è slittata prima alle 19, poi alle 20. E il vicepremier Di Maio è arrivato alle 21, a Consiglio in corso. Quando ancora i giochi erano aperti, Matteo Salvini ha annunciato ai giornalisti che il cosiddetto provvedimento “salva Roma” sarebbe stato per la maggior parte stralciato. Un comportamento che – anticipando indebitamente una decisione che spettava al governo intero – ha causato l’ira del premier Conte, il quale avrebbe avuto un scontro verbale acceso col vicepremier leghista.

SALVA ROMA

Alla fine, però, Salvini aveva ragione: la maggior parte del salva Roma è stata stralciata dal decreto. A notte fonda, Conte ha provato a stemperare i toni, scrivendo su Facebook che nel Consiglio dei ministri sul decreto crescita “è stato definito un percorso normativo a sostegno dei Comuni, a partire da Roma, in difficoltà finanziaria, sul quale il Parlamento potrà intervenire ancora in sede di conversione”.

Salvini ha commentato dicendo che “la Lega è soddisfatta: i debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani, ma restano in carico al sindaco”.

Fonti del Movimento 5 Stelle replicano che “la norma è stata approvata a metà, con i commi 1 e 7. E’ un punto di partenza: sul resto decideranno le Camere”.

PACCHETTO CRESCITA

Al di là dello scontro su Roma, il decreto Crescita è diventato un provvedimento “omnibus”, anche se alla fine le coperture finanziarie si sono più che dimezzate: del miliardo di euro inizialmente previsto sono stati stanziati solo 400 milioni.

Innanzitutto, il decreto affronta la questione cruciale dei rimborsi per i risparmiatori danneggiati dai crac delle banche poste in risoluzione.
Il tetto per l’indennizzo diretto per i risparmiatori rimane fissato a 100 mila euro. Il meccanismo sarà quello del doppio binario concordato all’inizio del mese con la maggior parte delle associazioni di risparmiatori. Con 35mila euro di reddito imponibile o 100mila euro di beni mobiliari (elevabili a 200mila se la Commissione Europea darà il via libera), l’indennizzo arriverà automaticamente, senza ricorso ad alcun arbitro terzo. Per gli altri casi, sarà invece previsto il ricorso ad un arbitrato semplificato davanti ad una commissione di nove esperti. In questo modo dovrebbe essere salvaguardato il 90% dei risparmiatori senza contravvenire alle regole europee in materia.

La norma su Alitalia prevede l’estensione a tempo indeterminato del prestito-ponte concesso nel 2017, evitando così di stabilire una data fissa per la restituzione, finora procrastinata di sei mesi in sei mesi. Il provvedimento consentirà poi l’eventuale ingresso del ministero dell’Economia nel capitale della compagnia.

Per quanto riguarda le imprese, la norma prevede: il ripristino del superammortamento al 130% per acquisti di beni strumentali nuovi effettuati da imprese e professionisti fra il 1° aprile e il 31 dicembre 2019 (per un massimo di 2,5 milioni di euro).

In arrivo anche l’aumento della deducibilità Imu sui capannoni,
che sale dal 40% al 50% nell’anno in corso, al 60% per i due anni successivi e si ferma al 70% nel 2022

Saranno confermati inoltre i bonus ecologici e quelli per il terremoto. Confermati anche il Registro dei Marchi d’interesse nazionale, tutelati con un fondo da 100 milioni di euro, e il contrassegno di Stato “Made in Italy”, da usare sui mercati extra Ue in modo volontario e a pagamento.

Rispetto alla prima versione approvata 18 giorni fa, nel testo non compaiono più la stabilizzazione del credito d’imposta per la ricerca e sviluppo e il Fondo di garanzia per portafogli di “mini-bond”.

Rimane il bonus aggregazioni, finanziato a regime con 25,5 milioni di euro, mentre viene molto alleggerito il taglio dell’Ires: l’aliquota non scenderà più dal 24% al 20%, ma dal 24% al 20,5% in tre anni, entro il 2022. Una mossa che farà risparmiare 500 milioni di euro al Tesoro.

Il decreto introduce poi la possibilità per Regioni e Comuni di rottamare provvedimenti ingiuntivi notificati da loro o dalle loro concessionarie.

Ultimo aggiornamento: 24 aprile ore 8.20.

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