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Creval in difesa con Agricole ma Dumont dà battaglia

L’ad Selvetti di Creval parla di “una partnership potenziale complessiva” con il Credit Agricole che non chiude la porta a un eventuale interesse da parte di altri istituti ma si tratta di una mossa difensiva di fronte all’attacco di Dumont che chiede la conovcazione di un’assemblea per cambiare il cda: sarà battaglia

Creval in difesa con Agricole ma Dumont dà battaglia

“La partnership con Credit Agricole nasce come partnership commerciale in un settore specifico e si preannuncia aperta ad altri ambiti di collaborazione e potrebbe sfociare in una partnership potenziale complessiva”. Lo ha detto l’amministratore delegato del Credito Valtellinese, Mauro Selvetti, nel corso della conference call con gli analisti sui conti del primo semestre 2018, rispondendo a una domanda su un possibile scenario di M&A nel mondo del credito italiano.

Ma la collaborazione con Credit Agricole, continua Selvetti, non chiude la porta a un eventuale interesse da parte di altri istituti: “Essendo noi una public company, questa cosa non esclude, non costituisce un vincolo nel momento in cui ci fosse qualche altro operatore di mercato interessato”.

In realtà Creval deve guardarsi dall’offensiva scatenata da Denis Dumont, l’azionista francese che ha il 5,8% e che ha chiesto la convocazione dell’assemblea per sostituire l’attuale cda. Dumont non ha nessuna intenzione di arrendersi di fronte alla mossa difensiva Creval-Agricole e chiama i fondi alla battaglia.

Intanto, Credito Valtellinese archivia il primo semestre con il ritorno all’utile. L’istituto ha chiuso il periodo gennaio-giugno con un utile netto di 800mila euro, a fronte di una perdita da 195 milioni nello stesso periodo del 2017 e di un rosso di 30 milioni nel primo trimestre 2018.

I proventi operativi sono scesi del 10% a 341 milioni, con margine di interesse a 179 milioni (-10%) e commissioni nette a 139,4 milioni (-2%). Aumentano del 20% gli oneri operativi, su cui pesano costi del personale straordinari da 63,5 milioni relativi al piano di esodi anticipati. Il rapporto cost/income è balzato di conseguenza al 90%.

Nel semestre, ha sottolineato l’a.d. Mauro Selvetti, “può dirsi concluso il processo di turnaround della banca. Le azioni poste in essere, in linea con quanto previsto dal piano industriale 2018-2020 approvato lo scorso novembre – ha aggiunto – hanno permesso di raggiungere importanti obiettivi in termini di riduzione del profilo di rischio e di miglioramento dell’efficienza operativa che consentiranno nel secondo semestre dell’anno di focalizzare la banca unicamente sul recupero di una redditività sostenibile nel medio-lungo periodo”.

Quanto alla solidità patrimoniale, il Cet1 fully loaded pro forma è all’11,2% (dal 10,9% di fine marzo). Migliora la qualità del credito: l’incidenza dei crediti deteriorati lordi sul totale degli impieghi è scesa all’11,2% dal 21,7% di fine 2017. Si tratta, sottolinea l’istituto, del livello più basso dal dicembre 2011.

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