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Creval, al via l’opa di Crédit Agricole Italia: ecco tutti i dettagli

Parte martedì 30 marzo l’Opa di Crédit Agricole sul Credito Valtellinese – L’offerta valuta Creval 10,5 euro per azione, un prezzo che il cda dell’Istituto lombardo definisce “non congruo” – I francesi chiedono di rinviare la nomina del nuovo board – Ecco tutto ciò che c’è da sapere

Creval, al via l’opa di Crédit Agricole Italia: ecco tutti i dettagli

Il risiko bancario italiano affronta da martedì, 30 marzo, un altro passaggio importante. Parte l’opa di Crédit Agricole Italia sul Credito Valtellinese, un’operazione che potrebbe portare alla nascita della sesta banca commerciale italiana per asset in gestione e del settimo gruppo per numero di clienti e totale degli attivi, con una quota di mercato nazionale pari al 5%. Ecco tutto ciò che c’è da sapere sull’offerta pubblica d’acquisto.

I DETTAGLI DELL’OPA

L’opa di Crédit Agricole su Credito Valtellinese è stata lanciata lo scorso 23 novembre. L’offerta valuta Creval 10,5 euro per azione, con un premio del 21,4% rispetto al prezzo del titolo Creval di venerdì 20 novembre (8,7 euro) e del 53,9% rispetto alla media ponderata per i volumi scambiati dei prezzi registrati negli ultimi sei mesi precedenti all’offerta pubblica. Il 29 marzo il prezzo delle azioni Creval ha superato i 12 euro per azione. In ogni caso, l’esborso massimo previsto è pari a  735 milioni di euro. Quando l’operazione sarà completata Crédit Agricole Italia avvierà la fusione per incorporazione del  Credito Valtellinese per integrare le due attività. 

CHI SOSTIENE L’OPA

L’opa, che ha già ricevuto il via libera della Bce, di Bankitalia e della Consob, ad oggi può contare già su una partecipazione superiore al 17 per cento grazie all’adesione all’offerta di Crédit Agricole Assurances (9,85% del capitale), dei contratti di compravendita rappresentativi già sottoscritti (pari al 2,45% del capitale) e dell’adesione all’offerta di Algebris, che detiene il 5,38% di Creval. 

GLI HEDGE FUND

A differenza di quanto deciso da Algebris, ad attendere un rilancio, che con ogni probabilità non arriverà, sono invece Alta Global, Hosking Partners, Petrus Advisers e l’hedge fund Melqart Asset Management, titolare del 4,8% del capitale. Sulla stessa linea anche Dgfd dell’imprenditore francese Denis Dumont, che ha il 6,15% del capitale. Pur non avendo commentato esplicitamente l’opa, infatti, Dumont ha depositato una lista per il rinnovo del cda Creval, confermando i vertici uscenti, a partire dall’Ad Luigi Lovaglio e dal presidente Alessandro Trotter, e sottolineando di voler dare “continuità e stabilità alla Governance”. 

LE PREVISIONI DI CRÉDIT AGRICOLE ITALIA

Crédit Agricole Italia ha stimato in 1,04 miliardi il badwill generato dall’acquisizione di Creval, sottolineando che la cifra potrà essere rivista al ribasso anche alla luce di possibili nuove rettifiche su crediti. I francesi hanno inoltre stimato di ottenere sinergie per 86 milioni annui. L’Agricole, infatti, “ha formulato una preliminare ipotesi delle potenziali sinergie di costo, nell’ordine di circa 50 milioni (pre-tasse), per realizzare le quali si ipotizza che occorreranno almeno tre anni’. A questi si aggiungono i 36 milioni previsti per le sinergie da ricavo, “per realizzare le quali si ipotizza che occorreranno almeno quattro anni”. A queste cifre, poi, “si affiancano gli effetti positivi che, secondo le preliminari ipotesi formulate dall’offerente, potrebbero derivare dall’allineamento del costo del funding dell’emittente al (minor) costo del funding del gruppo Crédit Agricole, stimabili 24 milioni pre tasse e realizzabili sempre in circa tre anni”. Questi effetti sarebbero tuttavia in parte annullati “dagli oneri che prevedibilmente potranno derivare dall’allineamento delle politiche di assets and liability management dell’emittente a quelle dell’offerente e ipotizzati per un impatto negativo ricorrente pari ad almeno 15 milioni”.

Secondo quanto si legge nel documento d’offerta presentato da CAI, dall’integrazione tra le due banche potrebbe nascere un gruppo con oltre 1.200 filiali e 2,8 milioni di clienti che beneficerà di “un significativo miglioramento della qualità degli attivi e della solidità finanziaria” in grado di affrontare meglio le sfide del presente e del futuro. Sotto il profilo geografico, la fusione determinerà un incremento della massa critica e un rafforzamento della presenza nel Nord Italia, dove si troverebbe circa il 70% del numero delle filiali. L’Agricole prevede inoltre un raddoppio al 6% della quota di mercato in Lombardia, un aumento dimensionale in Piemonte, Marche e Lazio, e l’accesso a nuove areee come Sicilia, Valle d’Aosta e Trentino.

“Il Gruppo Crédit Agricole e CreVal collaborano già oggi in modo significativo, dal momento che Crédit Agricole Vita, la controllata italiana del Gruppo Crédit Agricole operante nel business assicurativo vita, è partner esclusivo di CreVal nel business assicurativo vita e che Crédit Agricole Assurance è il principale azionista di CreVal con una partecipazione pari a circa il 9,8%”, sottolinea il gruppo guidato da Maioli nel documento. CAI parla inoltre di benefici per gli azionisti e la clientela, rassicurando infine i dipendenti: “CAI non prevede di dare corso a piani di esubero, tagli del personale o altre misure organizzative che potrebbero incidere significativamente sull’attività della banca e sulle persone che vi lavorano”, si specifica nel testo. 

CDA CREVAL: “PREZZO NON CONGRUO, MA FUSIONE VALIDA

Alla vigilia dell’Opa, il cda di Creval ha bocciato il prezzo dell’offerta, pari a 10,5 euro per azione, giudicando che “non sia congruo da un punto di vista finanziario”, pur riconoscendo che “l’integrazione di una banca commerciale solida e ben posizionata quale è il Creval con un gruppo bancario come l’Agricole” potrebbe “generare benefici”.

Secondo il consiglio dell’istituto lombardo, Crédit Agricole Italia non avrebbe sufficientemente valorizzato alcune caratteristiche della banca, come “l’elevata eccedenza di capitale” di oltre 400 milioni che “crea anche le condizioni per un potenziale rafforzamento della politica di dividendi” quando, passata la pandemia, la Bce deciderà di abolire le limitazioni attualmente imposte al settore. Tra i fattori non considerati figurano anche il “significativo miglioramento del profilo di rischio”, in anticipo sui piani, il miglioramento dell’efficienza operativa con una forte riduzione dei costi operativi nel 2020, e la spinta dell’attività commerciale. 

Per quanto riguarda infine il premio offerto da Crédit Agricole sui valori di Borsa precedenti all’offerta, il Cda lo definisce poco significativo, dato che il titolo Creval si stava apprezzando e anche da solo “avrebbe potuto beneficiare del trend positivo registrato dal settore bancario in generale nel periodo successivo”, in particolare a seguito alla nascita del governo Draghi.

 “Rispettiamo il Credit Agricole, è una grandissima banca e ha un modello di business fantastico. La nostra partnership assicurativa funziona molto bene. Non stiamo discutendo della valenza di un potenziale progetto industriale” ma il fatto che “il prezzo oggi offerto non riconosca quello che ha fatto Creval”, ha spiegato l’amministratore delegato, Luigi Lovaglio.

Non tutti però la pensano come il Cda di Creval e soprattutto la pensa diversamente Crédit Agricole, secondo cui la valutazione sul prezzo indicata dalla banca lombarda sarebbe “potenzialmente fuorviante” poiché non fornisce una “valutazione obiettiva e attendibile dell’offerta”. I francesi hanno inoltre chiesto di rinviare a data da destinarsi la nomina del board in programma nell’assemblea del 19 aprile, due giorni prima della fine del periodo di Opa. Creval ha fatto sapere che “il cda esaminerà la proposta”.

(Ultimo aggiornamento: giovedì 1° aprile 2021 alle ore 11.05).

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