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Cresce la felicità nel mondo, ma l’Italia è il Paese meno ottimista

A rilevarlo è il sondaggio mondiale di fine anno condotto da Win/Gallup International, il più grande network mondiale di istituti di ricerca indipendenti: il 68% della popolazione mondiale dichiara di essere felice della propria vita (in aumento rispetto al 66% del 2015). Ma in Italia…

Cresce la felicità nel mondo, ma l’Italia è il Paese meno ottimista

Attenzione, non è uno scherzo. Molti di voi non saranno d’accordo o lo troveranno semplicemente irreale, ma a quanto pare il 68% della popolazione mondiale dichiara di essere felice della propria vita (in aumento rispetto al 66% del 2015), mentre il 22% non è né felice né infelice e solo il 9% dice di essere infelice. Il dato italiano della felicità è però inferiore: 46%, con un rialzo impercettibile, del solo +2%. 

A rilevarlo è il sondaggio mondiale di fine anno condotto da Win/Gallup International, il più grande network mondiale di istituti di ricerca indipendenti, di cui Doxa è il partner per l’Italia, sulle previsioni, le aspettative e le speranze dei cittadini di 66 paesi di tutto il mondo. Secondo il sondaggio, alla sua 40esima edizione, l’indice ‘Net happiness’, dato dalla differenza tra le percentuali dei felici e quella degli infelici, è pari al 59% a livello mondiale e al 38% in Italia, entrambi in leggero aumento rispetto ad un anno fa.

Le Isole Fiji e la Cina sono i paesi più felici (net happiness 89% e 80% rispettivamente) seguiti da Filippine, Vietnam, Panama, Indonesia e Paraguay mentre l’Iraq anche quest’anno è in fondo alla classifica (net happiness 1%). Il 42% della popolazione mondiale guarda con ottimismo alle prospettive economiche per il 2016 (in calo di 3 punti rispetto al 2015), 22% con pessimismo e 31% crede che la situazione resterà sostanzialmente invariata dal punto di vista dell’economia. I paesi più ottimisti in questo senso sono il Ghana e il Bangladesh, mentre Corea del Sud, Hong Kong e Grecia appaiono i più pessimisti.

Il sondaggio mondiale di Win/Gallup International rileva quindi che, nonostante l’anno che sta per terminare sia stato caratterizzato da frequenti e sanguinosi attacchi terroristici, vi è un leggero aumento della popolazione (66.541 persone intervistate) che si dichiara felice, seppur con grandi differenze fra le diverse aree del mondo. L’ottimismo per le prospettive economiche è elevato, ma in leggero calo rispetto a un anno fa e l’Italia occupa (purtroppo) l’ultimo posto. Dal punto di vista delle prospettive economiche per il prossimo anno, il sondaggio rivela una quota di ottimisti che a livello mondiale è quasi il doppio dei pessimisti: 42% contro 22%, ma l’indice di ‘net hope’ (ottimisti meno pessimisti) cala da 23 a 20%.

Anche su questo aspetto le differenze fra le varie aree del pianeta sono molto evidenti: in particolare i cittadini Europei appaiono i più pessimisti, con un indice di -26% nell’area dell’Unione Europea e -20% nei paesi europei extra Ue. La più pessimista è proprio l’Italia, insieme a Regno Unito e Francia. A livello generale, spiega Win/Gallup, si conferma quanto emerso anche nelle edizioni precedenti della ricerca: le nazioni più avanzate, caratterizzate da sistemi economici maturi (tipicamente UE e Nord America) fanno registrare i livelli di speranza ed ottimismo più bassi, mentre le nazioni emergenti sono più ricche di speranza e guardano in modo decisamente più ottimistico alle proprie prospettive economiche: è il caso di Bangladesh, Ghana, Costa d’Avorio e isole Fiji, seguiti dalle popolatissime Cina e India.

Entrando un po’ più nel dettaglio dei dati rilevati: all’Italia ed elaborati da Doxa, la percentuale di coloro che si aspettano un anno migliore sono sostanzialmente stabili rispetto al 2015 (14% vs 15%), con valori leggermente più elevati nella fascia d’età 25-44 anni e nelle regioni del Nord-Ovest. Resta negativo il quadro relativo alle prospettive sull’economia: coloro che si aspettano un anno di prosperità economica sono in linea col 2015 (9% vs 8%), ma sono il leggero aumento (da 55% a 57%) coloro che prevedono un anno di difficoltà economica.

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