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Credito, non lo fanno più solo le banche

FOCUS BNL – Nell’Eurozona aumenta la diversificazione delle fonti esterne di finanziamento: corporate bond, fondi di investimento, imprese di assicurazione, fondi pensione e autofinanziamento – In Italia le Pmi puntano sui minibond, sull’Aim Italia di Piazza Affari e sul Fondo Centrale di Garanzia.

Credito, non lo fanno più solo le banche

Nell’area euro a novembre 2016 la crescita dei prestiti al settore privato è stata del +2,2% su base annua, una dinamica contenuta ma che non si registrava da anni. Da luglio 2008, quando l’aggregato cresceva a doppia cifra, la variazione media fino a novembre scorso è stata appena dello 0,8% e lo stock attuale (10.982 miliardi) è di oltre 500 miliardi inferiore al picco di settembre 2011 (11.491 miliardi).

I dati in oggetto sono corretti (“adjusted”), in modo da includere anche i crediti cancellati dai bilanci delle banche ma che hanno comunque concorso al finanziamento dell’economia. Nell’intera area euro si tratta di circa 300 miliardi ascrivibili per lo più alla “derecognition” di crediti al settore famiglie. In base ai valori corretti, l’andamento di novembre conferma una crescita stabile dei prestiti alle famiglie (+1,9%) e un rafforzamento di quelli alle società non finanziarie (+2,2%).

Il trend e l’ammontare dei prestiti bancari, soprattutto all’economia produttiva, oggi non è più rappresentativo dell’entità dei finanziamenti effettivi che arrivano alle imprese. Il recente periodo di crisi ha infatti contribuito a diversificare la composizione del finanziamento esterno ridimensionando il ruolo di quello bancario. La quota delle transazioni cumulate dei finanziamenti bancari, che rappresentava il 70% nel periodo 2002-2008, è scesa al 50% nel 2002-2016.

La più prudente erogazione del credito bancario e le favorevoli condizioni di mercato hanno sostenuto l’emissione di corporate bond a cui ha fatto riscontro anche un aumento delle risorse provenienti dalle “istituzioni finanziarie non monetarie” come fondi di investimento, imprese di assicurazione, fondi pensione e altri intermediari finanziari con minori vincoli di investimento rispetto agli istituti di credito. L’autofinanziamento e l’utilizzo di utili non distribuiti hanno ulteriormente concorso a variare la composizione e diminuire il livello delle passività.

In Italia nel 2016 l’attività creditizia ha ristagnato: a novembre lo stock dei prestiti al settore privato era pari a 1.720 miliardi, in crescita annua del +0,5%. Nel 2016 le variazioni tendenziali dell’aggregato (corrette per l’effetto delle cartolarizzazioni) hanno oscillato intorno allo zero, muovendosi tra il -0,2% di gennaio e il +1,2% di ottobre. I prestiti alle famiglie stanno lentamente crescendo (+1,4% in media 2016) mentre pressoché nulla è la variazione di quelli alle società non finanziarie.

Alla prudente offerta da parte delle banche, si affianca, anche nel nostro paese, una diversificazione delle fonti di finanziamento da parte delle imprese. Se le grandi si giovano anche degli acquisti Bce effettuati nell’ambito del programma CSPP, per le Pmi si intensifica la presenza sull’Extra Mot Pro, il mercato di riferimento dei minibond, e sull’Aim Italia, la piazza azionaria del settore.

In aumento anche l’operatività del Fondo Centrale di Garanzia che nei primi dieci mesi del 2016 ha visto una crescita delle imprese ammesse (+11,7% a/a), delle domande approvate (+11%), dell’entità dei finanziamenti accolti (+9,6%) e degli importi garantiti (+11,7%).

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