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Covid, in Brasile più morti che in Cina. Bolsonaro: “Cosa volete che faccia?”

Da ieri il Brasile ha superato i 5.000 morti e non ha ancora applicato un lockdown a livello nazionale – La popolarità del presidente vacilla ma lui: “Non faccio mica miracoli”.

Covid, in Brasile più morti che in Cina. Bolsonaro: “Cosa volete che faccia?”

“E quindi? Mi dispiace, ma cosa volete che faccia? Sono il Messia, ma non faccio miracoli”. Con queste incredibili parole il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, la cui popolarità sta cadendo a pezzi dall’inizio dell’emergenza coronavirus (emergenza percepita solo dai governatori locali e dalla popolazione, non di certo da lui), ha commentato una notizia che fa rabbrividire: il Paese verdeoro, che fino a poche settimane fa contava i morti sulle dita di una mano, ne ha registrati solo ieri, 28 aprile, quasi 500. Il totale ora fa più di 5.000 ed è stata superata persino la Cina. Il Brasile oggi, stando solo ai dati ufficiali che come sappiamo sono impossibili da decifrare, è l’undicesimo Paese al mondo per numero di contagi: nulla di drammatico, se non fosse che è anche l’unico a non aver adottato il lockdown a livello federale ma solo dei singoli Stati, e solo per brevi periodi.

Mentre infatti in molte aree del Brasile si è tornati ad una vita normale (o non la si è mai abbandonata), l’epidemia si sta facendo strada. Hanno fatto il giro del mondo le immagini delle fosse comuni di Manaus, città nel cuore dell’Amazzonia dove pure il Covid è arrivato, per colpa dei collegamenti aerei col resto del Paese e con gli Stati Uniti. Persino le tribù indigene hanno lanciato un appello a contenere l’espansione del virus, che se dovesse raggiungere anche le riserve più remote farebbe una strage: “Qui il coronavirus significa estinzione”. Al presidente Bolsonaro di tutto questo però sembra importare relativamente: la sua considerazione dell’Amazzonia e delle minoranze etniche non è mai parsa all’altezza di un Paese come il Brasile. “Nessuno ha mai negato che ci sarebbero stati morti – ha liquidato i giornalisti -. Ho sempre detto che il virus avrebbe raggiunto il 70% della popolazione”.

La verità è che Bolsonaro sembra avere se non i giorni, le settimane contate: il governo perde i pezzi e dopo l’addio del ministro della Salute ha abbandonato anche il super ministro della Giustizia Sergio Moro, il magistrato dell’inchiesta Lava Jato (la Mani Pulite brasiliana), l’uomo che mandò in carcere l’ex presidente Lula estromettendolo di fatto dalle elezioni presidenziali che poi videro il trionfo del leader conservatore. Moro in Brasile è un personaggio controverso ma per alcuni un eroe nazionale, e le sue dimissioni fanno traballare la popolarità di Bolsonaro. Non solo: negli ultimi giorni è venuto fuori anche il possibile coinvolgimento di uno dei figli, Carlos, nell’omicidio a colpi di pistola – avvenuto nel 2018 – della consigliera comunale di Rio Marielle Franco, un evento che aveva sconvolto il Paese.

Cosa accadrebbe se Bolsonaro fosse destituito a furor di popolo, visto che anche i generali che lo sostengono (e che sono ministri nel suo governo) iniziano a metterne in discussione la leadership? Non si andrebbe al voto, come accadrebbe in altri Paesi, ma “Bozo” (così lo chiamano i suoi denigratori) sarebbe sostituito dal suo vice fino alla fine del mandato, nel 2022.

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