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Covid 19 e ricerca, Enea schiera il suo supercomputer

Segnali incoraggianti da un team di ricerca dell’Università di Firenze – L’Ente mette a disposizione la sua struttura di Portici per farmaci e vaccini

Covid 19 e ricerca, Enea schiera il suo supercomputer

Scienza, ambiente, tecnologia. In un Paese piegato dall’emergenza da Covid-19, Enea mette a disposizione le proprie competenze e strutture. La sua tradizione di centro di ricerca interdisciplinare sta aiutando a comprendere i metodi di contrasto al Coronavirus.

A Firenze un team ha scelto il suo supercomputer e sta lavorando verso traguardi importanti. I suoi laboratori non si fermano, con buona pace dello stato della ricerca nazionale, dei fondi limitati, della precarietà professionale e retributiva di tanti talenti. Chissà se l’epidemia da Covid 19 farà cambiare definitivamente approccio.

Se la necessità di studiare i fenomeni complessi del nostro tempo, indurrà aziende e banche a finanziare ricerca e tecnologie. La politica chiacchierona non lo dice, ma ci siamo scoperti tutti più poveri, impreparati e a corto di agire scientifico.

Enea ha messo a disposizione per la battaglia al Coronavirus il supercomputer Cresco6 del centro Enea di Portici. Un invito largo, aperto a tutti, anche ai privati, per la ricerca su farmaci e vaccini contro il virus.

Molto rassicuranti, a questo proposito, le parole del Presidente Federico Testa quando si augura che “il supercomputer possa dare un contributo vitale in questo momento così cruciale per il nostro Paese per la ricerca di farmaci, vaccini e l’elaborazione di dati”. 

Il supercomputer è già a disposizione, dicevamo, di un gruppo di ricerca dell’Università di Firenze coordinato dal Prof. Piero Procacci. Da lì arriva la buona notizia che il team è impegnato su un processo per bloccare alla radice il meccanismo di replicazione del Coronavirus SarsCoV2.

La macchina dell’Enea è tra le più potenti al mondo, capace di eseguire fino a 1,4 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo. Come la stanno usando a Firenze in funzione anti Covid 19? In pochi giorni di test – spiega l’Enea – con il team dell’Università di Firenze sono stati individuati almeno due composti con caratteristiche promettenti. Uno dei due è disponibile anche in commercio.

Dopo questa fase di messa a punto dei composti ottenuti, il computer CRESCO6 verrà utilizzato per cercare di individuare la struttura molecolare ottimale per un possibile farmaco antivirale specifico per il Covid-19. Notizie che nelle fasi successive di sperimentazione sicuramente rimbalzeranno nei laboratori impegnati in tutto il mondo nella ricerca di farmaci antivirus.

Del resto i buoni esiti del supercomputer di Portici sono noti a chi segue certe discipline. Da tempo lo strumento viene usato per l’elaborazione di modelli previsionali su cambiamenti climatici e inquinamento dell’aria, sullo studio di nuovi materiali per la produzione di energia pulita, sullo studio dei  codici per la fusione nucleare, sull’intelligenza artificiale.

Stavolta può diventare il migliore banco di lavoro per sconfiggere un nemico subdolo ed invisibile. I computer ad alto potenziale sono utilizzati dalla principali Agenzie per lo studio dei fenomeni atmosferici, delle variazioni climatiche, delle malattie.

A Firenze la macchina viene utilizzata per la sua capacità di elaborare dati e simulazioni in poche ore. Nel suo cervello si stanno immettendo dati medici che saranno lavorati da migliaia di processori in simultanea. Per queste sue caratteristiche il supercomputer è stato inserito dagli americani nella lista dei primi 500 elaboratori mondiali.

Il lavoro avviato a Firenze e gli altri che ci si augura arriveranno con la messa a disposizione del centro di Portici, potranno valere agli scienziati italiani un serio riconoscimento in una battaglia complicata contro il Coronavirus. A dispetto, s’intende, delle scarse risorse finanziarie disponibili.

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