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Coronavirus è l’arbitro delle Borse e le manda a picco

La notizia del premier britannico Johnson positivo al virus affonda Londra e tutti listini europei ma dopo tre giorni di rally il sell off colpisce anche Wall Street – A Piazza Affari (-3,15%) corrono le utilities Terna, Hera e Snam mentre sprofonda il risparmio gestito.

Coronavirus è l’arbitro delle Borse e le manda a picco

I mercati tornano in rosso, sotto una raffica di cattive notizie, dall’espansione della pandemia all’incapacità dell’Eurozona di fare squadra.

Piazza Affari chiude in calo del 3,15% e scende a 16.822 punti base, mentre sul secondario riparte lo spread fra decennale Italiano e tedesco: 181 punti base (+10,98%), con il rendimento del Btp 10 anni a +1,33%. La fumata nera arrivata ieri sera sugli eurobond pesa sulla carta italiana, insieme alle fosche previsioni sulla crescita. Secondo l’Ocse ogni mese di lockdown causa un perdita di 2 punti di Pil alle principali economie mondiali.

Prometeia stima che l’economia italiana scenderà del 6,5% nel 2020, mentre il rapporto debito/Pil salirà al 150%. Intanto il Coronavirus prosegue la sua nefasta corsa nel mondo (quasi 560mila i casi confermati) e gli Usa diventano il primo paese per numero di contagi. Da Londra arriva inoltre la notizia che il premier Boris Johnson e il suo ministro della salute sono positivi al virus. “Ho tosse e febbre – dice Johnson – ma continuo a guidare il paese”.

La City non reagisce bene, -5,24%, maglia nera a livello europeo. Vanno a fondo anche Francoforte -3,71%; Parigi -4,23%; Madrid -3,35%. Oltreoceano si arena il rally di Wall Street che, dopo tre giorni euforici in vista del piano governativo da 2200 miliardi, viaggia in ribasso con banche e compagnie aeree che lasciano sul terreno parte dei guadagni delle scorse sedute.

Sul mercato valutario il dollaro resta debole e l’euro si muove in lieve progresso, con il cambio a 1,107. Sprofonda la sterlina (0,8908, -1,4%, contro la moneta unica). Le vendite colpiscono l’oro, che perde oltre un punto percentuale e tratta intorno a 1630,60 dollari l’oncia.

Il petrolio si avvia ad archiviare il peggior mese della sua storia e scambia in forte ribasso, dopo una mattinata sulla parità. Brent -6,61%, 24,60 dollari al barile, aggiorna i minimi dal 2003. Il greggio cede il 4,6% e scivola a 21,56 dollari al barile; il 2 marzo quotava 46 dollari. A pesare sarebbe anche la notizia che il governo Usa non stanzierà i fondi necessari ad aumentare le sue riserve strategiche, come invece avevano fatto intuire la scorsa settimana alcuni esponenti dell’amministrazione Trump.

In ogni caso le vendite sull’oro nero affossano i titoli azionari petroliferi. In Piazza Affari il peggiore è Eni -5,67%. Fra le big milanesi la performance peggiore è di Buzzi, -8,72% (15,86 euro). Il titolo della società produttrice di cemento non è più nel portafoglio principale di Equita, che ha inoltre tagliato il prezzo target a 20,2 euro per azione.

Male Nexi -7,46% e anche il risparmio gestito, Azimut, -6,65%, dopo i guadagni nelle ultime sedute. Le banche affondano con la risalita dello spread e per i timori di recessione con conseguente crescita di crediti inesigibili. Bper -6,44%; Mediobanca -6,15%. Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria concederà almeno più tempo alle banche, alle prese con l’emergenza del coronavirus, per implementare le regole sul capitale che devono essere ancora attuate. 

Soffre Fiat -5,99%. Arginano le perdite del Ftse Mib le utility, con Terna +2,9%; Hera +2,55%; Itagas +0,46%; Snam +0,1%. In frazionale rialzo Recordati +0,61%; Amplifon +0,42%.

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