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Corcos (Fideuram): “Il risparmio resiste al Covid”

INTERVISTA a TOMMASO CORCOS, Ad di Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking e presidente di Assogestioni – “E’ proprio in periodi come questi che non dobbiamo perdere di vista gli obiettivi di base delle
proprie scelte di investimento” – “La reazione di Fideuram all’emergenza sanitaria è stata immediata” ma essenziale “è il rapporto di fiducia tra cliente e banker”- Ad horas il raddoppio della presenza di Fideuram in Svizzera con l’acquisto di Reyl Bank

Corcos (Fideuram): “Il risparmio resiste al Covid”

“E’ proprio in periodi come questo che non dobbiamo perdere di vista gli obiettivi di base delle proprie scelte di investimento” ed è per questo che è essenziale “il rapporto di fiducia tra cliente e private banker”. Ed è con questa filosofia di gestione che ha attraversato il mare in tempesta scatenato dalla pandemia anche nel mondo del risparmio e della finanza Tommaso Corcos, top manager di spicco della comunità finanziaria nella sua doppia veste di Amministratore delegato e direttore generale di Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking e di Presidente di Assogestioni. I i risultati – come Corcos spiega in questa intervista esclusiva a FIRSTonline – gli stanno dando ragione. E ad horas il cammino potrebbe ulteriormente impreziosirsi con l’acquisto della banca svizzera di gestione patrimoniale Reyl Bank: in tal modo Fideuram, che lunedì ne discuterà in cda, in un sol colpo raddoppierebbe le sue masse gestite in territorio elvetico. Non per caso Corcos solleva il problema dell’adeguamento dimensionale di tutto il settore. Ascoltiamolo.

Dottor Corcos, che effetti ha avuto – e sta avendo – la recessione legata alla pandemia sul risparmio degli italiani?

“L’emergenza sanitaria ha portato con sé impatti rilevanti sia dal punto di vista sociale sia economico. La volatilità di questi mesi, la forte discesa ma anche il successivo recupero hanno confermato l’importanza di una corretta programmazione finanziaria e patrimoniale e il rispetto del profilo di rischio ciascun cliente.  È proprio in periodi come questi che non dobbiamo perdere di vista gli obiettivi di base delle proprie scelte di investimento”.

Lei è diventato AD di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking proprio all’inizio del lockdown quando nell’industria finanziaria era diffuso il timore che la paura della pandemia potesse indurre i risparmiatori a rinviare consumi ed investimenti e a risparmiare di più, ma non necessariamente a valorizzare i risparmi con investimenti finanziari adeguati. È andata davvero così?

“In contesti difficili come quelli che stiamo vivendo è inevitabile una crescita dei depositi, in particolare di quelli a vista. Mi piace però sottolineare come la reazione di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking, già nei primissimi giorni dell’emergenza sanitaria, sia stata immediata ed estesa attraverso un’intensa attività di comunicazione con i clienti e la progettazione di nuove soluzioni di investimento volte a cogliere le opportunità offerte dal contesto di riferimento. Un approccio che ha dato i suoi risultati; dopo una breve e inevitabile fase di tensione a marzo, molti investitori ne hanno approfittato per investire. Va sottolineato che ha aiutato molto la velocità degli interventi da parte della Bce e dell’Europa”.

Che differenza c’è – in tempi di pandemia – tra il risparmiatore medio che investe nei fondi gestiti e la clientela più evoluta, che investe capitali maggiori in strumenti finanziari più sofisticati?

“Indipendentemente dalla tipologia del risparmiatore, il nostro business si caratterizza sul rapporto di fiducia tra cliente e private banker. L’analisi della composizione della nostra clientela evidenzia una concentrazione sui segmenti Private e HNWI. La consulenza che offriamo è differenziata per tenere conto delle esigenze di ciascuno. Per una clientela più sofisticata vi è senza dubbio una maggiore componente di investimenti alternative, soluzioni nate per gli investitori istituzionali. Con la piattaforma di fondi Fai, Fideuram Alternative Investment, proponiamo alla nostra clientela upper affluent e private soluzioni di investimento nei mercati privati (ad esempio in private equity e private debt)”.

Facciamo parlare i numeri: nella prima parte del 2020 quali sono stati i risultati della Divisione Private del Gruppo Intesa Sanpaolo?

“Il Gruppo Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking ha chiuso i primi sei mesi del 2020 con un utile netto consolidato di € 419 milioni. La nostra Divisione ha registrato una forte tenuta delle componenti core del conto economico, che evidenzia ricavi stabili e attenzione ai costi, a cui si è aggiunta una straordinaria raccolta netta – con oltre 6 miliardi – a dimostrazione di un modello di servizio particolarmente valido premiato dai clienti. L’analisi per aggregati mostra che la raccolta di risparmio gestito ha registrato un forte incremento (+€1,4 miliardi) in larga parte attribuibile all’attività dei nostri consulenti finanziari che, nel secondo trimestre dell’anno, hanno indirizzato i nuovi flussi di risparmio della clientela verso prodotti del risparmio gestito. Sono risultati straordinari, raggiunti in un contesto socio economico a dir poco sfidante”.

Durante il lockdown e anche dopo è cambiato il vostro modo di rapporto con la clientela? Il digitale e la consulenza hanno guadagnato ulteriormente terreno nella vostra attività?

“In questi mesi abbiamo aumentato l’offerta informativa, formativa e il digitale. Oggi tutti riconoscono l’importanza degli investimenti sul capitale umano e su quello tecnologico. Poche però sono le aziende che possono fare investimenti consistenti su entrambi i fronti come facciamo e continueremo a fare noi. C’è un tema dimensionale evidente che spingerà a un ulteriore consolidamento del settore nel futuro. Chi investe tanto come noi avrà benefici che saranno ancora più determinanti nel futuro. Le tecnologie digitali hanno permesso ai nostri private banker di mantenere una relazione continua con la clientela, anche durante il lockdown. Continueremo a rafforzare la nostra offerta di servizi digitali, in tutte le fasi della consulenza: dall’analisi dei bisogni al  monitoraggio continuo e personalizzato del patrimonio dei nostri clienti. Abbiamo inoltre offerto prodotti ad hoc, ad esempio a ingresso graduale, che permettevano di smussare le asperità dei mercati”.

Cosa cambierà per la Divisione Private del Gruppo Intesa Sanpaolo con l’ingresso di IW Bank? Le strutture di consulenza e private banking delle due banche si fonderanno, o si affiancheranno?

“Conosco le professionalità dei colleghi di IWBank: è una rete di cui apprezzo le potenzialità, dotata di un modello di business peculiare e in perfetta sintonia con la nostra Divisione Private. La Rete IWBank entra a far parte della Divisione Private del Gruppo Intesa Sanpaolo insieme a Fideuram, Intesa Sanpaolo Private Banking e Sanpaolo Invest. Siamo felici di accogliere e valorizzare i talenti che ci lavorano: grazie all’ingresso dei nuovi colleghi il nostro sarà un gruppo ancora più ricco, anche in termini di preposizione al mercato”.

Poiché Lei, oltre che il numero uno di private banking di Intesa, è anche il Presidente di Assogestioni, qual è attualmente lo stato di salute dell’industria del risparmio gestito? Il raddoppio della raccolta dei fondi di agosto (poco meno di 7 miliardi) che cosa lascia sperare per il resto dell’anno? E’ possibile che i deflussi dai fondi, che sembravano preoccupare durante il lockdown, vengano completamente azzerati a fine 2020?

“A me sembra che la risposta dell’industria del risparmio gestito sia stata positiva in un anno difficile come il 2020. Le società di risparmio sono state molto vicine ai canali distributivi fornendo informazioni tempestive e adeguate sull’evoluzione della crisi. Credo che il connubio produzione- distribuzione a servizio dei clienti abbia funzionato bene”.

Come si spiega invece la deludente raccolta dei Pir, malgrado le loro performance siano positive? E come stanno andando i Pir Alternativi?

“Assogestioni ha sostenuto fin dall’inizio il percorso di nascita dei Pir alternativi. Sono strumenti che puntano a rilanciare gli investimenti immettendo il risparmio privato nelle piccole e medie imprese che rappresentano la colonna vertebrale dell’economia del nostro Paese e sono perfettamente complementari ai Pir tradizionali. Sono molte le società che stanno per lanciare questi nuovi prodotti ed è presto per fare un bilancio. Le varie modifiche che ci sono stati ai vincoli sugli investimenti dei Pir tradizionali hanno senza dubbio rallentato la corsa dei Pir. Sono investimenti che vanno spiegati per le loro specificità e i benefici fiscali ad essi associati. Penso che il sistema Pir ripartirà magari un po’ più lentamente di quelle che erano le attese”.

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