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Continua l’attacco all’euro e ai Btp: Milano (-2,8%) paga anche l’effetto cedole

La paura dell’inasprimento della crisi spagnola, dove i tassi sui Bonos sono saliti al livello di guardia del 7%, e l’effetto dividendi mandano al tappeto il Ftse Mib che perde il 2,8% e risulta il peggior listino d’Europa – Pesa anche la decisione della Bce di non acquistare titoli di Stato da 14 settimane – Lo spread sale a 466 pb – L’euro torna sotto 1,26

Continua l’attacco all’euro e ai Btp: Milano (-2,8%) paga anche l’effetto cedole

La vittoria di Samaras offre sollievo, ma non dà risposte”. Il titolo del commento del Financial Times online spiega molto bene l’atteggiamento scettico della finanza anglosassone dopo il voto di Atene. Sorprendente l’analisi di Rbs, banca salvata dall’intervento pubblico di Londra: in un report di Royal Bank of Scotland si legge che “le elezioni hanno risolto poco, rappresentano un altro passo sulla strada dell’uscita dall’euro”, un evento che ha il 90% di probabilità di avvenire nei prossimi due anni, al massimo entro il 2015.

E così la seduta di ieri ha seguito lo stesso copione di una settimana fa: iniziale sollievo (stavolta per il voto, sette giorni fa per l’accordo sulle banche spagnole), frenata successiva e finale in profondo rosso per Roma e Madrid. più sul fronte del debito sovrano e del mercato valutario che delle Borse.

L’euro in calo nei confronti delle principali valute. La moneta unica sta infatti passando di mano a 1,2590 dollari (1,2713 questa mattina) e a 99,40 yen (100,73). Il cambio euro-sterlina è pari a 0,8048 (0,8092), mentre quello euro-franco svizzero si attesta a 1,2009 (1,2019).

Intanto Italia e Spagna restano sotto scacco. Il rendimento del Btp decennale sale al 6,07%. Lo spread con il bund si allarga a 466 da 446. Era sceso in mattinata fino a quota 430. Il rendimento del decennale spagnolo vola oltre il 7%.

Torna a salire il Bund decennale tedesco: ora viene scambiato a 142,9 punti dal minimo di 141,1 toccato in apertura.

La Bce, così come le Banche centrali nazionali che costituiscono il sistema, non effettuano acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario da 14 settimane. Lo comunica lo stesso Istituto tramite il documento in cui annuncia un obiettivo di raccolta, nell’asta di rifinanziamento in calendario domani, di 210,50 miliardi.

In questo quadro s’inserisce la frenata delle Borse: a Milano l’indice FtseMib perde il 3,1%, a quota 12975, un dato che al netto dello stacco dividendi si riduce a -1,1%. Madrid perde il 3%, Parigi -0,9%, Londra +0,14, Francoforte resiste a + 0,15%. Atene continua a brillare con un progresso del 3,5%, ma era partita col botto a +7%.

Contrastata Wall Street: il Dow Jones è in rosso a -0,25%, S&P -0,08% e Nasdaq +0,18%.

Forti oscillazione tra i titoli finanziari: partiti con forti rialzi, sono passati bruscamente in negativo. Unicredit perde il 4,73%, Intesa -3,32% (ha staccato 5 cents di dividendo),  Banco Popolare -0,3, Ubi -3,15%, MontePaschi -3,37%, Bper -4,78%. Mediobanca scende del 3,9%. 

Generali -1,89%, Mediolanum -4,3%, Banca Generali -1%. Resiste meglio il settore industriale: Pirelli +0,77%, Prysmian +1,68%, StM +2,77%, Finmeccanica +1,84%. Fiat -1,09%, Exor -1,41%.

Forte discesa delle Utility: Enel -3,44%, A2A -5,09%, Iren -4,4%, tutti e tre oggi hanno staccato il dividendo. Hera +0,3% conserva un modesto guadagno grazie al giudizio positivo di Citigroup.

 

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