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Consob, Vegas: “Serve una Financial Union”

“La carenza di prassi di vigilanza uniformi porta ad un terreno di gioco non livellato”, ha spiegato Vegas, suggerendo che “andrebbe valutata l’opportunità di affiancare al single supervisory mechanism un istituto simile per il settore dei mercati mobiliari, realizzando una financial union simile al modello della banking union”.

Consob, Vegas: “Serve una Financial Union”

Una Financial Union europea per vigilare sui mercati finanziari simile alla Banking Union per la vigilanza delle grandi banche dell’Eurozona. E’ la proposta che ha lanciato Giuseppe Vegas nella sua relazione al mercato in vista della revisione dell’attuale architettura del Sistema europeo di vigilanza finanziaria che dovrebbe partire dalla seconda metà dell’anno. “La carenza di prassi di vigilanza uniformi porta ad un terreno di gioco non livellato”, ha spiegato Vegas, suggerendo che “andrebbe valutata l’opportunità di affiancare al single supervisory mechanism, recentemente istituito per assicurare la vigilanza sulle grandi banche dell’Eurozona, un istituto simile per il settore dei mercati mobiliari, realizzando una financial union simile al modello della banking union”.

“In un mercato dei capitali sempre più globale e integrato – ha spiegato Vegas – il decentramento delle competenze di vigilanza su un network di Autorità nazionali non solo crea un terreno di gioco non livellato ma rende anche più difficile la tempestiva intercettazione dei fattori di rischio”.

Vegas è intervenuto di fronte al mercato finanziario in Borsa Italiana per la consueta relazione annuale dell’Autorità di vigilanza che quest’anno cade in occasione dei 40 anni di vita della Consob. Che, ha precisato Vegas, “attende il completamento del collegio”. Dallo scorso dicembre la commissione è composta solo dal Presidente Vegas e dal commissario Paolo Trojano, in attesa della nomina del terzo componente da parte del presidente del Consiglio Matteo Renzi.

La relazione annuale è poi l’occasione per mettere in guardia il sistema Paese dal rischio di un’ulteriore stretta creditizia da parte delle banche italiane a seguito degli esami della Bce. Per Vegas dall’Asset quality review e dagli stress test Bce “potrebbero risultare penalizzati i sistemi bancari più tradizionali e con attivi più trasparenti e concentrati, come il nostro, su crediti alle imprese, titoli di Stato e immobili”. In altre parole, “gli effetti sulla stabilità complessiva del sistema finanziario saranno positivi ma l’impatto sulla crescita risentirà dell’ulteriore restringimento dei margini necessari per supportare l’erogazione di nuovo credito alle imprese”.

Si deve leggere in questo contesto il messaggio centrale della relazione di Vegas che anche quest’anno sottolinea l’importanza della Borsa per lo sviluppo del Paese (da tempo la Consob è impegnata nel rilancio dei mercati mobiliari). “Per ritornare a crescere – ha spiegato – è necessario promuovere lo sviluppo di canali di intermediazione finanziaria alternativi a quello bancario. In particolare, è fondamentale puntare sullosviluppo del mercato mobiliare”. In Italia, come in altri paesi avanzati, il mercato dei capitali è destinato ad assumere un carattere policentrico. Il 2014 sembra promettere bene in termini di nuove quotazioni: Vegas ha anticipato che per il 2014 sono almeno dieci le società che hanno già manifestato l’intenzione di quotarsi sul mercato telematico azionario. “Si tratta di dati incoraggianti – ha commentato – che inducono a ritenere che l’attuale congiuntura economica possa essere valutata come una fase di svolta”.

Vegas ha espresso parere favorevole anche sulla nuova stagione di quotazione di imprese pubbliche che “rappresenta un importante segnale della volontà di ridurre la sfera dell’intervento pubblico nell’economia” e “potrebbe ripetersi”, così come avvenne “con le grandi privatizzazioni degli anni novanta”, “un importante salto dimensionale e culturale” della Borsa. Ma perché questo avvenga le privatizzazioni non devono costituire “un mero strumento di copertura del fabbisogno finanziario”.

Gli investitori esteri “sono indispensabili per rilanciare la nostra economia, rafforzare il mercato dei capitali e la competitività del nostro sistema economico”, specialmente dato il fragile equilibrio del Paese. Che deve agire con determinazione per sfruttare la finestra di opportunità data dalla distensione dei mercati attuando le riforme strutturali necessarie per rimuovere i fattori che frenano la competitività del sistema. “Non basta agire sulla finanza pubblica – ha spiegato Vegas – Ci troviamo di fronte a una finestra di opportunità che va colta senza esitazioni”. Sui mercati finanziari ci sono condizioni di “maggiore distensione”, ma “si tratta di un equilibrio fragile’, L’Italia “sta ora avviando le necessarie riforme strutturali, le sole in grado, insieme a una migliore regolazione dei mercati, di incidere sull’efficienza e sulla competitività del nostro sistema produttivo”.

E la maggiore presenza di investitori esteri sta andando a incidere anche sulla forma del nostro capitalismo. “Oggi il cosiddetto capitalismo di relazione si sta ritraendo, per lasciare spazio a nuovi equilibri negli assetti proprietari delle imprese – ha detto Vegas spiegando che: “Vecchi e consolidati rapporti tra importanti istituzioni finanziarie grandi azionisti si stanno modificando a favore di nuove forme di controllo, potenzialmente più aperte, che vedono sempre una maggiore presenza di investitori esteri”.

C’è però ancora da lavorare sul fronte degli assetti di governo. Per esempio sul fronte dei controlli. Vegas ritiene infatti una priorità, nell’ambito della riforma del Tuf, “la revisione della disciplina dei controlli interni”, caratterizzato in Italia da “una pluralità di organi” con “potenziali sovrapposizioni di ruoli” ed “inefficienze e costi”. Oltre ai sindaci, tra gli organi di controllo che operano nelle quotate Vegas ha citato “il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili, l’organismo di vigilanza, la funzione di internal audit, il comitato controllo e rischi” formato all’interno del Cda. Vegas ha fatto notare che “un maggiore ricorso al sistema di amministrazione e controllo monistico (che non prevede il collegio sindacale, ndr), quello più diffuso a livello internazionale e privilegiato nelle iniziative di autodisciplina delle società quotate, potrebbe rappresentare una soluzione”.

Infine, la Consob ha riferito di avere in “corso di predisposizione una raccomandazione per limitare la distribuzione agli investitori al dettaglio di prodotti ad alta complessità, quali ad esempio, i titoli collegati a operazioni di cartolarizzazione di crediti o i prodotti strutturati che incorporano un’esposizione corta sul titolo sottostante”.

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