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Confindustria e l’improvvida candidatura di Pasini: cosa c’è dietro

La candidatura a freddo del presidente degli industriali bresciani, Giuseppe Pasini, alla guida della Confindustria si spegne sul nascere ma nasconde l’obiettivo di azzoppare la candidatura di Bonomi dell’Assolombarda, sgradita alla burocrazia confindustriale romana

Confindustria e l’improvvida candidatura di Pasini: cosa c’è dietro

È durata meno di una settimana l’euforia provinciale di Brescia per l’annunciata candidatura di Giuseppe Pasini alla Presidenza della Confindustria. Una candidatura espressa, improvvisamente, in coda ad un Consiglio della associazione territoriale degli industriali bresciani, per applauso, fuori da ogni regola nei tempi e nei modi, ma, soprattutto, buttata là senza una vera e propria strategia di alleanze indispensabili per contendere Viale dell’Astronomia. Perché un gesto così a freddo, in tempi ancora lontani dal maggio del 2020, senza che si siano avviate nemmeno le procedure previste dal barocchismo statutario della Confindustria? Già le reazioni registrate in Città hanno misurato la debolezza della candidatura. Infatti i pochi giudizi espressi dagli imprenditori sulla stampa lasciano intravedere una strada piena di insidie. Il Presidente della Camera di Commercio invita alla prudenza e alla cautela; mentre l’imprenditore bresciano Marco Bonometti, presidente degli industriali della Lombardia, risponde quasi stizzito alla candidatura di Pasini: “Stavo lavorando per costruire una unità di proposta fra le Associazioni lombarde e invece…”.

Alla vigilia dell’assemblea di Assolombarda, alla Scala di Milano, con un parterre di grande peso e prestigio raccolto accanto al Presidente della Repubblica, il gesto bresciano ha finito per sottolineare una ostilità verso Carlo Bonomi che appare il vero candidato in grado di misurarsi con le candidature del Veneto o dell’Emilia. L’Associazione che raggruppa Milano, Legnano e la Brianza non ha mancato di censurare il passo dei colleghi bresciani come intempestivo ed inopportuno.

Rimane da domandarsi il perché di una decisione così affrettata e soprattutto del tutto priva di un messaggio indicativo in grado di mobilitare un vasto consenso nei territori, nelle categorie e tra gli imprenditori. I più informati sussurrano di una trappola messa sull’aspirazione presidenziale di Giuseppe Pasini che ha scelto di metterci il piede ma, in verità, più finalizzata a dividere il campo lombardo e del Nord in favore di candidature manovrate dai vertici della burocrazia confederale, resa più forte e più manovriera nell’opaca presidenza di Vincenzo Boccia. Una agenzia tenuta nascosta dalla stampa bresciana fa chiaramente il nome di Marcella Panucci, il potente direttore di Viale dell’Astronomia. Una nuova ed autorevole presidenza imprenditoriale, espressione del nord manifatturiero, trasformativo ed esportativo, metterebbe mano a profondi cambiamenti nella struttura associativa, nella Luiss e al Sole 24 Ore. Né tantomeno delegherebbe alla sua burocrazia l’influenza sulle numerose e strategiche nomine che attendono gran parte delle aziende a capitale pubblico, strategiche per l’economia del Paese e, non di meno, essenziali per lo stesso bilancio confindustriale.

Giuseppe Pasini si è prestato ad alimentare questo scenario e, alla fine, verrà indicato come il responsabile del tentativo di azzoppare la candidatura di Bonomi. D’altronde anche l ’euforia bresciana è durata poco. L’illusione di doppiare la vicenda di Luigi Lucchini ha mostrato come la storia dell’industriale del ferro e la sua radicata presenza nelle vicende industriali e politiche dell’Italia di quegli anni non sia stata né letta né meditata con il dovuto realismo e con la necessaria capacità. Non basta un fatturato e nemmeno “l’uccellone” all’occhiello! Occorre quel di più che a Brescia questa volta è mancato.

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