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Clima e business, Fiat e Enel le aziende più virtuose

Secondo il rapporto “Italy 100” del Carbon Disclosure Project (Cdp) e di Accenture, presentato oggi alla Borsa Italiana in collaborazione con Monte dei Paschi di Siena, l’82% delle imprese interpellate tramite questionario tiene conto del cambiamento climatico nella definizione delle sue strategie.

Clima e business, Fiat e Enel le aziende più virtuose

Sono Fiat ed Enel le migliori aziende italiane quotate nella trasparenza e nelle iniziative per la gestione del cambiamento climatico tra quelle interpellate tramite questionario da Accenture. Lo rende noto il rapporto Italy 100 del Carbon Disclosure Project (Cdp), che è stato presentato oggi alla Borsa Italiana, in collaborazione con Monte dei Paschi di Siena, e che ha rilevato come il cambiamento climatico sia sempre più integrato nel business delle aziende italiane: l’82% delle imprese che hanno partecipato incorpora il cambiamento climatico nella strategia di business. Cdp, organizzazione no profit che detiene il più grande database internazionale contenente le informazioni sulle politiche di gestione del climate change attuate dalle più importanti società mondiali.

Accenture, che ha assistito l’organizzazione nell’elaborazione del report ha interpellato le 100 più grandi aziende italiane per capitalizzazione di mercato quotate alla Borsa Italiana relativamente a: carbon management, strategia e iniziative, obiettivi di riduzione, rendicontazione e comunicazione delle emissioni, rischi e opportunità. Di queste hanno risposto in 35, rispetto alle 21 del 2010 (+66%).

I RISULTATI DEL REPORT

I risultati indicano anche che il 67% delle imprese si è data obiettivi di riduzione delle emissioni ed esiste un elevato livello di coinvolgimento e responsabilità del senior management (88% delle società) nella gestione delle problematiche correlate a questo fenomeno. Il 91% delle aziende ha riferito inoltre di avere intrapreso programmi per la riduzione delle emissioni, rispetto all’86% del 2010 e al 50% del 2009. Tuttavia, solo la metà di queste iniziative è sostenuta da un’analisi finanziaria rigorosa, cosa che rende difficile valutarne l’impatto economico complessivo.

In ogni caso, il report evidenzia un trend che vede le aziende italiane passare dal paradigma tradizionale del cambiamento climatico come una questione di conformità e gestione del rischio a un nuovo modello che ritiene questo fenomeno anche un acceleratore delle performance aziendali e della creazione del valore. Il 76% delle aziende prevede che i rischi associati al cambiamento climatico avranno il potenziale per produrre una variazione sostanziale delle attività di business, delle entrate o delle spese. Per contro, il 79% ritiene che il cambiamento climatico possa rappresentare un’opportunità per il business, come ad esempio l’incremento della domanda di prodotti esistenti o la creazione di nuovi prodotti e servizi aziendali.

Infatti, il 61% dei rispondenti sostiene di possedere prodotti o servizi progettati specificamente per aiutare i clienti a ridurre le emissioni di anidride carbonica. Il report analizza nel dettaglio le risposte in base a due parametri: la qualità delle informazioni utilizzate per divulgare in modo trasparente le politiche relative alle emissioni (disclosure) e la qualità delle iniziative finalizzate alla gestione del cambiamento climatico (performance). La valutazione sulla qualità di disclosure e performance è stata eseguita dal Kyoto Club sulla base di una metodologia sviluppata dal Cdp.

LE AZIENDE MIGLIORI

Il Lingotto e l’Enel ottengono il punteggio più alto sia nell’indice Cpli (Carbon performance leadership index), che misura la qualità delle iniziative finalizzate alla gestione del cambiamento climatico sia nell’indice Cdli (Carbon Disclosure Leadership Index) che misura la qualità ed il livello della disclosure. Qui Fiat fa ancora un po’ meglio di Enel con un punteggio di 93 contro 89. Segue Terna (87), e Banca Monte dei Paschi di Siena (86).

L’istituto bancario ha erogato nel 2010 finanziamenti per le rinnovabili che hanno superato il miliardo di euro e nei primi 6 mesi del 2011 sono già oltre i 610 milioni di euro. I settori trainanti sono il fotovoltaico e l’eolico, che beneficiano di tecnologie e di un quadro incentivante più maturi. “Nella lotta ai cambiamenti climatici, in cui sono necessari grandi investimenti – dice Gabriele Gori, vicedirettore Generale di MPS Capital Services Gruppo Montepaschi – il settore finanziario gioca un ruolo rilevante.

Il Gruppo Montepaschi si è organizzato da tempo per cogliere queste opportunità di mercato assistendo i clienti nella gestione energetica attraverso specifici prodotti e servizi”. Nella classifica seguono poi Fiat Industrial (84), Ubi Banca (84), Eni (83), Finmeccanica (80), Ansaldo Sts (79), Hera (78). Isettori con il più alto punteggio disclosure sono rispettivamente quelli “Energy” e “Industrial”.

I punteggi più alti sono distribuiti tra 10 aziende di 5 diversi settori. “Sebbene nel 2011 abbiamo assistito a un netto incremento del numero di aziende italiane che hanno reso note le proprie strategie sul cambiamento climatico e sulle emissioni di gas ad effetto serra attraverso il CDP – ha dichiarato Diana Guzman, Southern Europe Director del Carbon Disclosure Project – c’è ancora molto da fare per raggiungere la percentuale del 100% che ci piacerebbe registrare in Italia. La misurazione e la trasparenza portano a un carbon management migliore. Le aziende che si muovono in questa direzione stanno conquistando una posizione di leadership per la capacità di comprendere i rischi e le opportunità correlati al cambiamento climatico e di proteggersi in futuro dall’impatto di un’economia con risorse limitate.”

Il Carbon Disclosure Project offre un sistema globale di valutazione e comunicazione delle informazioni sul cambiamento climatico ai decision maker che le utilizzano per le scelte di investimento, i prestiti e le analisi assicurative. I dati raccolti nel database sono raccolti per conto di 551 investitori istituzionali che gestiscono oltre 71 miliardi di dollari, e per conto di centrali d’acquisto ed enti governativi.

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