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Cina, il governo tenta di contrastare la crescita che rallenta

Nel primo trimestre del 2014, il Pil ha registrato un +7,4%, tre decimi di punto in meno rispetto agli ultimi tre mesi del 2013: è il tasso di crescita più basso da un anno e mezzo a questa parte – I piani di Pechino per mettere in atto radicali riforme fiscali e finanziarie ora si potrebbero complicare – Il governo sta già provando a contrastare il fenomeno

Il piede è stato tolto dall’acceleratore. La crescita economica cinese, nel primo trimestre di quest’anno, ha rallentato fino ad arrivare al 7,4%, il ritmo più debole da un anno e mezzo a questa parte, secondo le statistiche ufficiali pubblicate oggi. Nei tre mesi precedenti, il Pil aveva registrato un +7,7%. Ma la decelerazione è ancora più brusca se rapportata all’intero 2013.

Nel dettaglio, la crescita degli investimenti in infrastrutture ed edilizia è rallentato dal 19,6% dell’ultimo periodo 2013 al 17,6% del 2014. Un effetto della situazione del mercato immobiliare nelle città di media grandezza.

La decelerazione potrebbe “complicare i piani di Pechino per mettere in atto radicali riforme fiscali e finanziarie”, commenta il South China Morning Post, “perché alcune di queste misure, come l’ulteriore liberalizzazione dei tassi di interesse, potrebbe far alzare i costi di finanziamento, aggiungendo oneri alle imprese”. Inoltre, aggiunge il giornale di Hong Kong, “un’indebolimento dell’attività industriale nella Repubblica popolare potrebbe creare problemi a Paesi esportatori di materie prime, come Australia, Indonesia e Malesia”.

Il governo cinese, intanto, corre ai ripari e cerca di contrastare il rallentamento. L’esecutivo ha già annunciato misure per sostenere la crescita a marzo: sgravi fiscali per le piccole imprese, recupero dei quartieri degradati e costruzione di un migliaio di chilometri di linee ferroviarie in più rispetto all’anno scorso.

L’esecutivo, scrive Le Monde, sembra voler evitare il precedente di fine 2008, quando la politica di sostegno si era trasformata in un mastodontico piano di rilancio da 4mila miliardi di yuan stanziati contro la crisi. Quest’ultimo, se aveva permesso di dopare il tasso di crescita, si era anche tradotto in un forte rialzo del livello di indebitamento dei governi locali, in una messa all’ingrasso delle imprese di stato e in una moltiplicazione dei progetti per infrastrutture e edilizia mal pianificati e pieni zeppi di corruzione.

Dopo l’arrivo alla guida del partito di Stato di Xi Jinping, nel novembre 2012, si è invece puntato su riforma economica, vigilanza sulle aziende pubbliche, lotta alla corruzione e retorica della frugalità. Fare meno rapidamente, ma fare meglio.

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