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Cibus 2016 al via: italiani sempre più “green” a tavola

Le nuove tendenze dei consumi alimentari italiani: +50% nell’acquisto di alimenti senza glutine e +20% in alimenti bio – Il 70% degli italiani è disposto a pagare di più per un alimento naturale – 2015 anno di successo per le esportazioni del made in Italy alimentare: 36,8 miliardi di euro.

Cibus 2016 al via: italiani sempre più “green” a tavola

Sempre più italiani scelgono il “green” a tavola. A dirlo è una ricerca di Coldiretti presentata in occasione di Cibus, il salone dell’alimentare iniziato oggi a Parma. Negli ultimi anni si è registrato un aumento del 50% degli acquisti di alimenti senza glutine e un incremento del 20% di quelli biologici senza l’uso della chimica, mentre sono oltre 15 milioni gli italiani che cercano prodotti a chilometri zero.

Si sta assistendo, insomma, ad un vero e proprio cambiamento delle abitudini a tavola degli italiani per effetto di un deciso orientamento a fare scelte guidate oltre che dal prezzo, anche da attributi di salubrità e naturalità dei prodotti. Una tendenza in forte ascesa nonostante il sovraprezzo poiché il 70% degli italiani è disposto a pagare di più un alimento del tutto naturale, il 65% per uno che garantisce l’assenza di Ogm, il 62% per un prodotto bio e il 60% per uno senza coloranti, secondo l’ultimo rapporto Coop.

Una rinnovata attenzione, che ha comportato anche un’inversione di tendenza nei consumi alimentari nazionali, che hanno ripreso a crescere anche se solo dello 0,4%, trascinata dal balzo dei prodotti simbolo della dieta mediterranea: +5% per il pesce, +19% per l’olio di oliva, ma cresce anche la spesa per la frutta (+5%), per gli ortaggi freschi (+3%) e per la pasta secca (+1%).

A proposito di frutta, possono già trovarsi, in anticipo sui tempi, le prime ciliegie e meloni Made in Italy, grazie ad una primavera con temperature di 2,8 gradi superiori alla media nel mese di aprile. Anche in questo caso si tratta di un monitoraggio della Coldiretti, relativo agli effetti dei cambiamenti climatici sui consumi degli italiani.

Anche i piselli italiani sono già in vendita ma  in questo momento c’è la straordinaria occasione di trovare una grande varietà di offerta di verdure Made in Italy a prezzi particolarmente convenienti, considerato il periodo, per effetto dell’accavallamento nella maturazione delle diverse varietà di ortaggi. Bisogna, però, stare attenti nel verificare l’origine nazionale in etichetta.

Per la Coldiretti, inoltre, sarebbero circa 20 milioni gli italiani che con l’arrivo del caldo si sono messi al lavoro negli orti, nei giardini o e nei terrazzi per dedicarsi alla coltivazione “fai da te” di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane. Il 25,6% degli italiani che coltiva da sé piante e/o ortaggi lo fa soprattutto per la voglia di mangiare prodotti sani e genuini, ma anche per passione (10%) e in piccola parte per risparmiare (4,8%).

Anche nelle esportazioni alimentari del Made in Italy si registra una maggiore attenzione alla qualità: circa un prodotto alimentare italiano esportato su cinque è “Doc” con il valore delle esportazioni realizzato grazie a specialità a denominazione di origine, dai vini ai formaggi, dalle conserve all’olio fino ai salumi, che rappresenta appunto il 21% del totale. Questi prodotti hanno contribuito al record storico delle esportazioni agroalimentari di 36,8 miliardi, un valore praticamente raddoppiato negli ultimi dieci anni (+74%).

Ma il 2015 è stato un anno di grande successo per tutto il Made in Italy, che ha segnato un saldo commerciale nel mondo positivo per 122,4 miliardi di euro, risultato in linea con gli esiti toccati negli ultimi anni. Molto bene l’automazione meccanica, l’abbigliamento-moda, l’arredo-casa e l’alimentare-bevande mentre negativo è stato il saldo ottenuto dagli altri prodotti.

Il principale partner commerciale del nostro Paese è la Germania: nel 2015 abbiamo esportato nel mercato tedesco merci “made in Italy” per un valore di 30,3 miliardi di euro. Seguono la Francia (27,7 miliardi), gli Stati Uniti (24,6 miliardi), il Regno Unito (14,8 miliardi), la Spagna (11,2 miliardi) e la Svizzera (11 miliardi di euro).

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