Condividi

Christian Dior: la moda e i fasti a Venezia negli anni ‘50

Sono 40 immagini della collezione messa in scena a Venezia da Christian Dior. In quegli anni, ogni sfilata presentava circa 200 modelli e Dior era il nome più importante della moda di quel dopoguerra.

Christian Dior: la moda e i fasti a Venezia negli anni ‘50


Il 3 settembre del 1951 si celebrava a Palazzo Labia il “Ballo del Secolo”, quel “Bal Oriental” voluto da Don Carlos de Beistegui y de Yturbe, che richiamò migliaia di protagonisti del jet set da tutto il mondo. Un ballo in maschera che impegnò Dior, con Dalì, ma anche il giovanissimo Cardin e Nina Ricci, creatori dei costumi per gli ospiti giunti a Venezia per l’occasione. Un evento degno dei fasti del Settecento Veneziano.

Per l’occasione i fotografi di Cameraphoto, l’agenzia fotografica veneziana fondata nel ’46 da Dino Jarach, immortalarono ogni momento.

Oggi Vittorio Pavan, attuale conservatore dell’imponente Archivio di Cameraphoto (la sola parte storica vanta oltre 300 mila negativi schedati) e di Daniele Ferrara, Direttore del Polo Museale Veneto, ripropongono le immagini di quei storici avvenimenti a Villa Nazionale Pisani a Stra, la “Regina” delle Ville Venete, che, e non è un caso, è impreziosita da meravigliosi affreschi di Giambattista Tiepolo. Artista che dominò, dai soffitti di Palazzo Labia, la memorabile festa del 1951.

Le sue collezioni erano ammirate in tutto il mondo. Dior i poneva ogni anno una linea nuova e ciò era molto atteso da tutti, perché cambiava completamente la moda, anzie la dettava dal couturier parigino di Avenue Montaigne, una Maison che era nata da appena 5 anni e dove impegnava già oltre un migliaio di collaboratori.

Nel 1950 aveva imposto la Linea Verticale, nel ’51 – come documentano le immagini esposte in Villa Pisani – la donna non poteva che vestire in Ovale: spalle arrotondate e maniche a raglan, tessuti modellati sino a diventare una seconda pelle. Complemento indispensabile, il cappellino, per cui Dior si ispirò, quell’anno, ai copricapi dei coolies, alla cinese quindi. Per l’autunno, creò invece la linea “Princesse”. Nelle immagini di Cameraphoto le bellissime modelle vestite da Dior vivono in una splendida Venezia, che diventa protagonista assieme alle immagini, con chiese, canali e palazzi.

Models wearing Christian Dior fashions near the Piazza San Marco in Venice, 3rd June 1951. The island of San Giorgio Maggiore is visible in the background. (Photo by Archivio Cameraphoto Epoche/Getty Images)

La seconda parte della mostra è dedicata al Gran Ballo di Palazzo Labia, l’evento mondano del secolo, perché quel 3 settembre a Venezia giunse tutto il bel mondo. L’invito di don Carlos, popolarmente indicato come Il Conte di Montecristo, raggiunse mille persone. Dior, con una schiera di giovani sarti e con Dalì, venne impegnato a creare i più affascinanti abiti, tutti a richiamare il Settecento di Goldoni e Casanova. Costumi per persone ma anche per i levrieri e altri cani che spesso accompagnavano i loro padroni.

Dior a Venezia nel 1951, Archivio Cameraphoto ©Vittorio Pavan

Le torce quella mitica notte illuminarono i Duchi di Windsor, i Grandi di Spagna, l’Aga Khan III, il Re Faruq d’Egitto, Winston Churchill, molte teste coronate, principi e principesse, schiere di milionari, artisti come Fabrizio Clerici e Leonor Fini, stilisti come Balenciaga e Elsa Schiapparelli, protagonisti del jet set come Barbara Hutton, Diana Cooper, Orson Welles, Daisy Fellowes, Cecil Beaton (le cui immagini, pubblicate da Life, fecero sognare il mondo), i Polignac, e Rothschild. Ad accoglierli, in mezzo a nuvole di ballerine e Arlecchini, il padrone di casa che, camminando su piattaforme alte 40 centimetri, dominava abbigliato da Re Sole. Lui era l’erede di una immensa fortuna creata in Messico. Viveva tra Parigi, dove possedeva una casa disegnata da Le Courbusier e decorata da Salvador Dalì, e un castello di campagna. Aveva acquistato e restaurato Palazzo Labia ed ora lo offriva ai suoi amici.

L’esposizione che si può visitare fino al 3 novembre prossimo, contribuisce alla valorizzazione dell’archivio fotografico Camera photo, dichiarato di eccezionale interesse culturale dal Ministero per i beni e le attività culturali.

Commenta