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Chi Wing Lo, primo designer cinese a lavorare in Italia: “Siete ancora i numeri uno, ma…”

Parla Chi Wing Lo, pioniere dei designer cinesi, in Italia da 20 anni e ancora una volta presente al Salone del Mobile di Milano: “Quale crisi, il made in Italy è ancora il numero uno: ma attenzione perchè entro pochi anni emergerà il nostro potenziale e ci sarà un ritorno degli Usa” – I dati di Assoarredo confermano: Italia solo 13esimo esportatore in Cina.

Chi Wing Lo, primo designer cinese a lavorare in Italia: “Siete ancora i numeri uno, ma…”

La questione è sempre quella: il made in Italy tira ancora, eccome, anche nel design, e il know how dello Stivale, oltre ai suoi partecipatissimi eventi come il Salone del Mobile di Milano, è ancora il più apprezzato del pianeta. Quello da cui imparare e sul quale appoggiarsi per la propria attività di creativo.

Ne sa qualcosa l’architetto e designer cinese Chi Wing Lo, pioniere del grande salto Cina-Italia quando ancora non lo faceva nessuno lui che, poco più che 50enne, lavora da 20 anni in Italia (e in mezzo pianeta da Shanghai a Londra, da Dubai a Singapore) e di Saloni e Fuorisaloni ne ha fatti più di uno.

Lui che, nato a Hong Kong, laureato ad Harvard (dove ha conseguito il Master in architettura con premio per la miglior tesi) e residente ad Atene (?!), ha prima prestato per tanti anni il suo talento alla Giorgetti, società di arredo e design di Meda, e che ora – restando nella provincia di Como – lavora con un suo proprio marchio, in partnership con la ditta di lavorazione del legno Maroni che dà materialmente vita ai suoi disegni.

“Altro che crisi – conferma l’architetto-designer cinese -: l’Italia è ancora all’avanguardia per know how, qualità, offerta, alta tecnologia e cura del dettaglio, che definirei perfezionistica”. Ma quanto durerà, visto l’avanzare di nuovi mercati come appunto quello cinese? “Per quanto io possa ritenere che la leadership italiana sia ancora assoluta, considerando anche la formazione e la cultura per questo genere di settore che all’estero ancora mancano, devo sinceramente dire che il cambiamento avverrà in brevi termini”.

Come mai? “Perché la capacità di lavorare manualmente sta scomparendo, e questa era una delle grandi tradizioni italiane. Ormai si studia troppo e si pensa di fare tutto con il pc. Inoltre molti Paesi tra cui la Cina iniziano a crescere, a formarsi, magari proprio venendo a studiare in Italia”. Sarà dunque la Cina la nuova frontiera? “Possibile, visti i ritmi di crescita economica, ma non è detto anche perché da noi manca ancora un certo tipo di mentalità. Io punterei piuttosto su un ritorno ad alti livelli degli Stati Uniti, che negli ultimi anni sono un po’ spariti ma restano il Paese migliore al mondo nel fare scuola”.

A proposito di crescita economica, possibile che secondo una ricerca commissionata da Assoarredo al Politecnico di Milano ci sia un numero crescente di imprese italiane del legno-arredo che investono in Cina, grazie appunto all’elevata reputazione che i prodotti italiani possono ancora godere, ma che allo stesso tempo tra gennaio e agosto del 2012 la Cina rappresentava solo il 13esimo mercato come export per l’Italia? “Sì, perché in Cina il mercato del design è ancora troppo di nicchia. Solo i ricchi possono permettersi di comprare certi oggetti e quindi puntano sul luxury, prediligendo i grandi marchi, per mantenere e ostentare il loro status sociale”.

Una curiosità: ma dopo di lei quanti sono stati i designer cinesi a compiere il grande salto di venire in Italia? “A dire il vero fino a pochi anni fa ero ancora l’unico”. Sul serio? “Sì sì, anche se ora i giovani cominciano a venire”. Se non saremo prima noi ad andare da loro.

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