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Champagne, il 2011 annata in chiaroscuro. Ma c’è fiducia per il 2012

I dati parziali parlano di 324 milioni di bottiglie vendute, meno dei 330 previsti – In crescita i mercati dei Paesi emergenti, mentre l’importatore per eccellenza, l’Inghilterra, inizia a fare da sè – In calo la domanda interna francese – Ma la situazione non è drammatica come nel 2008: c’è fiducia per l’anno in corso.

Champagne, il 2011 annata in chiaroscuro. Ma c’è fiducia per il 2012

Per i dati ufficiali bisognerà aspettare dieci giorni, ma intanto una cosa è certa: il 2011 non è stato un anno eccezionale per lo champagne. Si parla, comunque, di cifre sempre ottime, ancora in crescita nonostante la crisi, ma inferiori alle attese.

Secondo le stime, le bottiglie vendute l’anno scorso dovrebbero essere circa 324 milioni, dopo le 320 del 2010 (+1,4%), ma le previsioni iniziali parlavano di 330 milioni. A fornire questi numeri è Lanson-BCC, secondo gruppo del settore dietro al leader Lvmh: “L’inizio del 2011 è stato buono, ma da agosto in poi il mercato è calato”, spiega il presidente Bruno Paillard. Addirittura, si parla di un clamoroso risultato negativo nel mese di dicembre, solitamente il più redditizio per le bollicine francesi, calendario e festività alla mano.

Deluso anche Paul-François Vranken, patron di Vranken-Pommery, numero 3 del settore: “Nessuna azienda può vantare risultati brillanti: è stata decisamente un’annata in chiaroscuro”. Dove appunto all’ottimo primo semestre non è conseguito un altrettanto positivo secondo semestre, fermando la crescita fra l’1 e il 2%, rispetto al 9% del 2010 sul 2009.

La tendenza è analizzata dal Civc (Centro interprofessionale dei vini di Champagne), che raggruppa case e viticoltori: “I grandi marchi hanno approfittato della fortissima crescita dei mercati di grande export, tra cui quelli dei Paesi emergenti. Ma la domanda degli acquirenti tradizionali, in particolare Gran Bretagna e Germania, tende a stagnare, mentre tende addirittura a scendere quella interna”.

Tra i motivi del calo dell’export in Gb, oltre a quello evidente della crisi, c’è anche per esempio il boom dei vini inglesi: il riscaldamento globale sta infatti rilanciando la viticoltura d’Oltremanica, che dopo il record dell’anno scorso (4 mln di bottiglie) punta se non a insidiare la tradizione francese nelle bollicine, sicuramente a sostenere la domanda interna.

E quali saranno le conseguenze per la grande industria del Nord della Francia? Le vittime principali, secondo il Civc, sono i distributori di champagne a meno di 12 euro e quelli che vendono direttamente nei vigneti. “I francesi che prendono la macchina per andare a rifornirsi presso il viticoltore di fiducia sono sempre di meno: ora preferiscono il centro commerciale”, spiega ancora Paul-François Vranken.

Tuttavia, la situazione non è drammatica come nel 2008, quando l’improvviso crollo dei consumi lasciò stock in eccesso e causò un calo di vendite del 9,1% l’anno successivo. “Il mercato – confida Vranken – è oggi molto più sereno”.

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