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Cdm: via libera al controllo strategico della rete Tim e nuove privatizzazioni ma per la manovra il piatto piange

Sì del Governo all’acquisto del Tesoro con KKR della rete Tim e nuove privatizzazioni in programma ma per la manovra di bilancio ci sono pochi soldi per mantenere le promesse elettorali: è quanto è emerso dalla prima riunione del Consiglio dei ministri dopo le vacanze

Cdm: via libera al controllo strategico della rete Tim e nuove privatizzazioni ma per la manovra il piatto piange

Troppe promesse elettorali, troppi pochi soldi per realizzarle. Ad ammetterlo è stata la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aprendo il primo consiglio dei ministri dopo la pausa estiva. La prima occasione per un confronto tra i partiti in maggioranza sulle priorità (tante) e le risorse disponibili (poche), mettendoli di fronte alla realtà: bisognerà compiere delle scelte, rinunciando o ridimensionando gli interventi più corposi come, ad esempio, la “Quota 41” secca rilanciata di recente dalla Lega. E poi c’è un altro tema importante: Tim. Il cdm ha dato via libera a due diversi provvedimenti: il primo è un decreto legge che assicura le risorse finanziarie, il secondo un Dpcm che autorizza il ministero dell’Economia a entrare nella Netco con una quota di minoranza, così come previsto dal memorandum d’intesa firmato il 10 agosto tra il Tesoro e il fondo statunitense Kkr. Il mef rileverà rilevare fino al 20% della società della rete fissa, Necto.

Meloni su Tim: “Assumiamo il controllo strategico della rete”

“Dopo aver trovato una soluzione seria per Ita con un accordo con Lufthansa, Commissione Ue permettendo, e che a volte solleva problemi che difficilmente capiamo, ora è venuto il momento di dare una prospettiva a quello che è stato uno dei campioni internazionali delle telecomunicazioni”, ha affermato la presidente del Consiglio, spiegando che “La direzione intrapresa dal governo è quella che il centrodestra ha sempre auspicato e sostenuto: assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro”.

Secondo quanto previsto, Il Mef avrà una partecipazione di minoranza in Tim “per un importo massimo di 2 miliardo e 200 milioni ma è una partecipazione finalizzata a assicurare comunque l’esercizio di poteri speciali, sostanzialmente la capacità di incidere in termini di strategia di sicurezza su quella che consideriamo una infrastruttura, la rete di Tlc, come decisiva per il futuro del paese”. Lo ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso della Conferenza Stampa che ha seguito il dpcm: “Speriamo che con questa azione si possa in qualche modo dare un quadro stabile e definitivo a una vicenda che da molto tempo vive situazione di impasse, e che nei prossimi mesi potrebbe avere un soluzione definitiva”. La partecipazione, sottolinea il ministro, “è finalizzata ad assicurare l’esercizio dei poteri speciali, e quindi la capacità di incidere in termini di strategia e di sicurezza su quella che consideriamo un’infrastruttura, cioè la rete di telecomunicazioni che fa riferimento in particolare all’implementazione della fibra, come decisiva anche per il futuro Paese”.

Giorgetti: “possibili privatizzazioni di partecipate pubbliche”

Il ministro dell’Economia ha poi parlato della prossima legge di bilancio: “L’ammontare della manovra dipenderà anche da fattori internazionali ed europei: a metà mese discuteremo – forse raggiungeremo l’accordo, forse no – sulle nuove regole di governance europea. Non corriamo i cento metri, ma i cinquemila”.

Per quanto riguarda le privatizzazioni «ci sono situazioni che potrebbero originare una riallocazione delle partecipazioni dello Stato, oggi discutiamo di una operazione strategica, potremmo anche valutare altre operazioni in cui disinvestire”.

Legge di Bilancio, Meloni ai ministri: “Trovate le risorse, serve realismo”

 “Condivido la richiesta del ministro Giorgetti di invitare ogni Ministero a verificare nel dettaglio le risorse attualmente spese, i capitoli di spesa, le misure attualmente finanziate – ha detto Meloni Sprechi e inefficienze devono essere tagliati e le poche risorse che abbiamo devono essere spese al meglio, perché questo è un governo politico e i governi sono politici se scelgono e si assumono le loro responsabilità”. “Quello che vi chiedo – ha detto ai ministri – non è una semplice spending review o un elenco di voci da tagliare, ma di far tornare il più possibile la politica“. Insomma, la richiesta è quella di tagliare il più possibile per cercare di racimolare risorse per la prossima Manovra di Bilancio. All’appello, infatti, mancherebbero circa 20-25 miliardi. Una cifra enorme che potrebbe sbarrare la strada alle tantissime promesse elettorale fatte dai partiti di maggioranza. 

“Il primo appuntamento che abbiamo davanti è la scrittura della legge di bilancio, – ha aggiunto la premier – la più politica tra le leggi che un governo possa fare”. Lo scorso anno, l’emergenza energetica “ha assorbito due terzi della manovra”, ma “questo non ci ha impedito di lanciare alcuni segnali importanti e di tracciare una direzione: penso al taglio del cuneo fiscale o alle risorse che abbiamo scelto di destinare alla famiglia, a partire dall’aumento dell’assegno unico. Misure che hanno tracciato una direzione. Direzione che ora dobbiamo consolidare e rafforzare”.

“Non possiamo permetterci sprechi, – ha aggiunto Meloni – stiamo pagando in maniera pesante il disastro del Superbonus 110% e invito Giorgetti a illustrarci i numeri di questa tragedia contabile che pesa sulle spalle di tutti gli italiani. Nel complesso dei bonus edilizi introdotti dal Governo Conte 2, compreso il bonus facciate, i documenti dell’Agenzia dell’Entrate ci dicono esserci più di 12 miliardi di irregolarità. Alla faccia di chi accusa il centrodestra di essere ‘amico’ di evasori e truffatori. Grazie a norme scritte malissimo si è consentita la più grande truffa ai danni dello Stato”.

Legge di Bilancio: lavoro, famiglia e pensioni i 3 pilastri, quanti soldi servono?

Occorre trovare almeno 20-25 miliardi per la Manovra di Bilancio: la richiesta di Meloni ai ministri riuniti in consiglio è dunque quella di fare i conti, partendo da tre pilastri: lavoro, famiglia, pensioni. Sul primo punto la priorità è il rinnovo del taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti, in vigore da luglio e in scadenza a fine anno. Quanto costa? 9-10 miliardi. A questo si aggiunge la detassazione delle tredicesime, che nelle intenzioni dell’Esecutivo dovrebbe essere anticipata già all’anno in corso. Capitolo famiglia: misure a favore della natalità e dei nuclei familiari numerosi dagli aiuti alle famiglie con tre figli, alle agevolazioni per chi assume mamme, al bonus per il secondo figlio. Costo? 4-5 miliardi. 

Terzo fronte: pensioni. Quota 41, nella sua versione originale, è irrealizzabile. Per ora, quindi, si studiano solo piccoli aggiustamenti per le misure già esistenti: dovrebbe essere confermata Quota 103, ovvero la possibilità di uscire dal lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi e l’Ape sociale per i lavoratori disagiati, mentre Opzione donna potrebbe essere ritoccata allargando di nuovo la platea a chi ha 35 anni di contributi con un’età minima che potrebbe essere alzata. 

Occorre poi trovare risorse per far partire il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina (servono almeno 1-2 miliardi) rinnovarei fringe benefit (1-2 miliardi anche qui) e finanziare le spese indifferibili (6 miliardi di euro).

Senza contare l’avvio per la riforma dell’Irpef alla quale servirebbero 4 miliardi (ma si aspetterà la Nadef a fine mese per capire meglio i margini). 

Meloni: “Pressione migratoria che non si vedeva da anni, ma la direzione è quella giusta”

“La direzione intrapresa dal governo è quella giusta: accordi con i Paesi del Nord Africa, di partenza e transito dei flussi, ma è necessario aggiungere a questa direzione di marcia in più, stringere le maglie, dare segnali chiari ai trafficanti e serve un coordinamento maggiore tra noi nell’attività di contrasto ai flussi illegali di migranti”. Ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che poi ha aggiunto: “L’Italia sta subendo una pressione migratoria come non si vedeva da molti anni a questa parte, anche a seguito degli avvenimenti, recenti e meno recenti, nel Sahel, con quantità di arrivi imponenti. È difficile spiegare all’opinione pubblica quello a cui assiste e lo capisco bene. I dati dicono che c’è un forte aumento rispetto all’anno precedente anche se, leggendo attentamente questi numeri, si assiste ad un rallentamento dell’aumento dei flussi migratori”.

Riforma costituzionale

“Questo deve essere anche l’anno delle grandi riforme, a partire dalla riforma costituzionale, sulla quale il ministro Casellati è pronta con una proposta che centra i due obiettivi che ci prefiggiamo: dare stabilità ai governi e far decidere ai cittadini chi debba governare. Sarà uno dei primi provvedimenti che vareremo, ma ci sono anche il completamento dell’autonomia differenziata, la riforma della giustizia, la delega fiscale che dobbiamo portare a compimento”, ha detto la Premier.

Stato d’emergenza per le alluvioni di maggio-agosto 2023

Nel corso del consiglio dei ministri, il governo ha deliberato lo stato di emergenza per 12 mesi, per le alluvioni che si sono verificate tra maggio ed agosto 2023, dopo la relazione del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci.

Queste le risorse stanziate: per la Regione Lombardia (euro 9.430.000), Veneto (euro 8.330.000), Friuli-Venezia Giulia (euro 7.750.000), province di Teramo, Pescara e Chieti, in Abruzzo (euro 4.120.000), di Cuneo, in Piemonte (euro 650.000) e per le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì Cesena, in Emilia Romagna (euro 4.500.000). “Abbiamo accolto le istanze avanzate dai presidenti delle Regioni”, ha detto Musumeci. 

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