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Cattolica, Cavazzuti: “Può una compagnia assicurativa quotarsi restando cooperativa?”

Secondo l’economista Filippo Cavazzuti, già membro della Consob, il caso della Cattolica Assicurazioni “pone sicuramente un problema al legislatore, al Governo e anche agli organi di vigilanza Consob e Ivass”

Cattolica, Cavazzuti: “Può una compagnia assicurativa quotarsi restando cooperativa?”

Il caso della Cattolica Assicurazioni e il blitz del cda che ha licenziato all’improvviso l’ad Alberto Minali, malgrado avesse presentato il miglior bilancio degli ultimi dieci anni, è destinato a far parlare a lungo e ad accendere i riflettori della comunità finanziaria. Per almeno due ragioni: perchè la scelta del cda non è stata senza conseguenze per i risparmiatori in quanto il titolo ha subito perso in Borsa più del 4% e perchè gli investitori che detengono all’incirca il 20% del capitale, e cioè Warren Buffett e una ventina di fondi americani, non hanno potuto toccare palla e non hanno minimamente potuto far sentire il loro parere sulle decisione dei vertici della compagnia veronese.

FIRSTonline ha chiesto un parere sul caso della Cattolica Assicurazioni a Filippo Cavazzuti, accademico dell’Università di Bologna e già docente di Scienza delle finanze e degli intermediari finanziari ma soprattutto sottosegretario al Tesoro ai tempi di Carlo Azeglio Ciampi e in seguito membro della Consob sotto la presidenza di Luigi Spaventa.

Ecco il suo punto di vista: al di là della nota ufficiale della banca che non dice molto, “ancora non è dato di conoscere le piene motivazioni del consiglio di amministrazione di Cattolica Assicurazioni che hanno portato alla inaspettata sfiducia nei confronti del suo amministratore delegato, ma intanto il caso pone sicuramente un problema al legislatore, al Governo e anche agli organi di vigilanza Consob e Ivass. Ma anche alla stessa Borsa valori, essendo la Cattolica quotata a Piazza Affari. Il quesito, che prescinde dalle motivazioni specifiche dell’atto di sfiducia, è il seguente: può una compagnia di assicurazioni di dimensioni rilevanti quotarsi in Borsa, mantenendo la veste cooperativa?”

E’ proprio quello che si chiede anche la comunità finanziaria: quando una società cooperativa, dove – non dimentichiamolo – vige il voto capitario e si vota per testa a prescindere dal numero delle azioni detenute (“una testa, un voto”), interviene liberamente sul mercato dei capitali e decide di quotarsi in Borsa – dove la stragrande maggioranza delle altre società è organizzata in forma di società per azioni dove le azioni si contano e non si pesano – può mantenere la forma di società cooperativa?

Non è paradossale che Warren Buffett, che ha investito fior di capitali nella Cattolica Assicurazioni fino a detenere il 9% della compagnia, conti esattamente quanto un singolo risparmiatore che possiede una sola azione? La forma cooperativa, con i suoi valori di solidarietà, va benissimo nelle piccole società in cui tutti i membri si conoscono ma quando una società cresce e si quota in Borsa o emette bond chiedendo capitali al mercato ha senso mantenere le stesse regole di governance?

In questi casi non sarebbe opportuno superare il voto capitario e valorizzare gli investimenti esterni? Non è un problema nuovo e in precedenza si era posto per le banche popolari prima che intervenisse la riforma, ma ora il caso della Cattolica Assicurazioni, che è nel frattempo diventata una delle maggiori compagnie italiane, è sicuramente destinato a riaprirlo.

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