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Catalogna: oggi lo sciopero generale

Intanto Bruxelles rifiuta il ruolo di mediazione e si schiera con Madrid sul referendum per l’indipendenza catalana che si è svolto domenica: “Per la Costituzione spagnola quel voto non è legale”.

È il giorno dello sciopero generale in Catalogna. Lo hanno indetto oltre 40 sigle sindacali “per la grave violazione del diritto e delle libertà”, con riferimento alle violenze della polizia spagnola per impedire il referendum sull’indipendenza di domenica.

Intanto, dopo i momenti di caos e violenza di ieri, migliaia di persone si sono radunate davanti a municipi, imprese, scuole, in tutta la Catalogna per denunciare pacificamente la dura repressione operata dalla polizia spagnola contro i seggi del referendum.

Anche il Barcellona calcio aderisce allo sciopero generale in Catalogna per protestare contro le violenze sul referendum indipendentista. Così domani si fermano le attività del club: chiusi gli uffici e niente allenamenti da parte delle squadre delle varie discipline, calcio compreso.

La decisione è stata presa dalla giunta direttiva societaria: “Domani tutto si fermerà”, è scritto in una nota diffusa dal club. Va detto che la maggior parte dei giocatori blaugrana sono attualmente a disposizione delle rispettive nazionali.

Il presidente catalano, Carles Puigdemont, ha chiesto una “mediazione internazionale” con Madrid sulla crisi della Catalogna e annunciato la creazione di una commissione d’inchiesta sulle violenze di domenica contro la popolazione civile. Il “Govern” avvierà inoltre azioni legali “fino alle ultime conseguenze” contro i responsabili anche politici dell’intervento della polizia spagnola che ha fatto 893 feriti.

Il sindaco di Barcellona, Ada Colau, ha denunciato aggressioni sessuali da parte della polizia spagnola durante gli assalti ai seggi elettorali. Colau ha detto di aver ricevuto testimonianze di donne che hanno denunciato di avere subito tali aggressioni. Il sindaco di Barcellona ha annunciato denunce contro la polizia spagnola per le violenze di domenica.

Il Govern esige il ritiro delle migliaia di agenti inviati dalla Spagna in Catalogna per impedire il referendum.  “L’Ue – ha detto – deve favorire una mediazione fra Madrid e Barcellona sulla crisi della Catalogna. Non può continuare a guardare dall’altra parte: questa è una questione europea, non interna”.

Il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, però , ha sottolineato che “per la Costituzione spagnola, quel voto non è legale. Per la Commissione europea si tratta di una questione interna alla Spagna, che deve essere affrontata nel quadro dell’ordine costituzionale spagnolo e in linea con i diritti umani fondamentali. Questi – ha detto – sono tempi per l’unità e non per la divisione. Chiediamo ad entrambe le parti di muoversi velocemente da una situazione di conflitto al dialogo. La violenza non è lo strumento in politica per risolvere le questioni. Confidiamo in Mariano Rajoy per la gestione della situazione nel rispetto dei diritti umani previsti dalla Costituzioni”.

“Ho appena parlato con Mariano Rajoy. Condividendo le sue tesi costituzionali, ho rivolto un appello affinché si trovino modi per evitare un’ulteriore escalation e l’uso della forza”. Così il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk su Twitter, sul referendum in Catalogna.

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