Condividi

Caso Hacking Team: Wikileaks pubblica oltre un milione di email riservate

La società italiana che fa software-spia per governi è stata colpita da un pesante attacco hacker qualche giorno fa, e Wikileaks ha pubblicato oltre un milione di contenuti riservati: in ballo centinaia di politici, tra cui Renzi e Berlusconi.

Caso Hacking Team: Wikileaks pubblica oltre un milione di email riservate

Continua a far discutere la vicenda Hacking Team, dopo che Wikileaks ha pubblicato ieri il massiccio tesoro di email aziendali rubate alla società italiana che fa software-spia per governi e che è stata colpita da un pesante attacco hacker qualche giorno fa, il 6 luglio. “Sono più di un milione di messaggi”, spiega Wikileaks sul suo sito ricordando che Hacking Team è finita nel loro mirino già in passato con lo SpyFiles: “Queste mail mostrano il lavoro interno della controversa azienda di sorveglianza mondiale”. L’azienda italiana ha riconosciuto che il sistema, dopo l’hackeraggio, è “fuori controllo”. 

La spy story rischia di avere pesanti conseguenze: ci sono infatti centinaia di nomi in ballo, di politici, da Matteo Renzi a Silvio Berlusconi, di istituzioni, dai servizi segreti alla polizia, dalla Guardia di finanza ai Carabinieri, che ricorrono nelle mail interne della società Hacking Team e diffuse in rete da Wikileaks. Ricorre diverse volte il nome del premier – così come quello di Berlusconi e di tanti altri politici – in una serie di mail che danno conto di notizie di attualità politica, ma anche di attività delle Istituzioni giudiziarie italiane, facendo capire che ad Hacking Team arrivavano anche informazioni riservate, come ad esempio, indiscrezioni sulla sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni prima ancora che  si sapesse una data reale.

In una mail, il Ceo di Hacking Team David Vincenzetti paventa persino il rischio di una fuga di notizie, avvertendo il personale circa la possibilità di una diffusione in rete delle informazioni sensibili dell’azienda. “Immaginate questo: una fuga di notizie a Wikileaks che mostra e spiega la nostra tecnologia a tutto il mondo. Sarete demonizzati dai nostri amici più cari, dagli attivisti di tutto il mondo e la gente normale punterà il dito contro di voi”. A dir poco profetico, anche se il capo della società milanese difende il prodotto venduto in tutto il mondo: “E’ estremamente efficace, è stato il primo sistema di sicurezza offensiva commercialmente disponibile al mondo, prima vendita 2004 alla Polizia Postale e subito dopo ai Servizi Spagnoli. In Italia lo usano tutti, ma proprio tutti. Tramite Rcs hanno risolto casi spettacolari, cose da prima pagina. Capi mafia identificati e arrestati, assassini che non si trovavano da anni immediatamente localizzati, la P4 disintegrata. Il nostro strumento è usato anche dalla Gdf che indaga in casi di corruzione, corruzione politica”. 

Intanto è emerso che prima che gli hacker prendessero di mira Hacking Team, e prima che WikiLeaks mettesse online circa un milione di comunicazione interne, il rischio per la società di spionaggio milanese era addirittura di finire in fallimento. A novembre scorso il ministero dello Sviluppo economico aveva infatti deciso di applicare per i prodotti dell’azienda quella che si definisce “clausola catch all”, che prevede la possibilità per l’Autorità di sottoporre un bene – in questo caso quelli di Hacking Team – a un’autorizzazione preventiva prima che possano essere venduti all’estero. Se il ministero avesse dato seguito alla decisione ci sarebbero stati problemi per la società milanese, che non avrebbe potuto rispettare i tempi di consegna di alcune tra le sue commesse principali. Se fossero venute meno avrebbero rischiato il fallimento. E a dirlo è un giro di e-mail pescato tra quelle rese pubbliche da WikiLeaks.

Commenta