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Il caso Ema è sempre più un giallo: ecco cosa sta succedendo

Dai documenti secretati emerge che per la sua candidatura Amsterdam aveva indicato due edifici differenti da quelli scelti dopo la designazione – Gentiloni: “Lavoreremo per verificare che il processo sia stato fatto con correttezza e trasparenza” – Milano ricorre alla Corte dei Conti Ue.

Il caso Ema è sempre più un giallo: ecco cosa sta succedendo

Si complica giorno dopo giorno quello che ormai è stato denominato il caso Ema. Troppi i nodi da sciogliere sulla designazione di Amsterdam come prossima sede dell’Agenzia Europea del farmaco. Troppe le cose che non tornano, troppi gli aspetti controversi di una vicenda che ha lasciato Milano e il Paese intero con l’amaro in bocca.

Perché se prima il “problema” riguardava il fatto che la prestigiosa Agenzia comunitaria c’era sfuggita di mano a causa di un contestatissimo sorteggio, ciò che sta emergendo sull‘affaire Ema si sta tramutando in una vera e propria beffa. Non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa che rischia una vera e propria figuraccia internazionale.

“La città, la regione e il governo stanno lavorando e continueranno a lavorare per verificare che il processo sia stato fatto con correttezza e trasparenza, perché se così non fosse non sarebbe un torto solo a Milano ma un torto all’Italia e all’Europa”. Queste le parole del premier Paolo Gentiloni nel corso della conferenza tenutasi nell’ambito dell’inaugurazione della nuova sede del centro di ricerca Cefriel.

L’Italia insomma vuole vederci chiaro e per farlo si è rivolta a tutte le sedi opportune: dopo il ricorso presentato alla Corte di Giustizia Ue, Palazzo Milano ha deciso di ricorrere anche alla Corte dei Conti.

Nel frattempo, da Bruxelles arrivano novità che aumentano i dubbi sull’intera faccenda. Jean-Claude Juncker, numero uno della Commissione europea, ha annunciato le dimissioni del segretario generale della sua istituzione, l’olandese Alexander Italianer (al suo posto Martin Selmayr). Ufficialmente, alla base della decisione, ci sarebbe la volontà di andare in pensione.

Il “caso vuole” però che Italianer sia anche l’uomo che ha secretato, su richiesta dell’Olanda, i documenti inviati da Amsterdam per candidarsi ad ospitare l’Ema dal 2019.

Peccato che, grazie alle pressioni esercitate da Milano, sia venuto fuori che all’interno di quella documentazione fossero indicate due sedi temporanee differenti da quelle scelte dopo l’aggiudicazione,  abbandonate a causa della loro “palese inadeguatezza”. Originariamente infatti i due edifici indicati erano: il Tripolis, Burgerweeshuispad 200 e 300, e l’Infinity Business Centre, Amstelveenseweg 500. Successivamente gli olandesi hanno deciso di optare per lo Spark Building (anch’esso provvisorio in attesa della costruzione del Vivaldi building) che però, con ogni probabilità, non sarà nemmeno pronto in tempo.

Domani, giovedì 22 febbraio, i deputati Ue effettueranno una missione di verifica per appurare lo stato dei lavori e capire se Amsterdam sarà in grado di rispettare i tempi previsti. Da ciò che emergerà da questa valutazione tecnica potrebbe dipendere anche il voto che i gruppi parlamentari esprimeranno in commissione Ambiente sul nuovo regolamento dell’Agenzia che stabilisce anche la nuova sede. Il rischio è quello di dover spostare di un anno (dal 2019 al 20120) il trasferimento della sede dell’Ema.

Sull’Ema “non c’è una contrapposizione Milano contro Amsterdam, non è una rivincita di una partita di calcio che abbiamo perso al primo tempo. Si tratta semplicemente di andare a vedere se ad Amsterdam ci sono le condizioni per garantire l’operatività dell’agenzia, che è interesse dei cittadini europei, per avere farmaci avanzati e in grado di controllare tutte le malattie che abbiamo di fronte”. Queste le parole di Giovanni La Via (Ppe), relatore per la commissione ambiente del Parlamento europeo che partecipa alla missione di domani del Pe nella capitale olandese.

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